Gran Madre di Dio

Creato da:

Benedetto XVI

Status Votante:

Non-Elettore

Nazione:

Italia

Età:

82

Cardinale Angelo Bagnasco

Gran Madre di Dio

Arcivescovo Emerito di Genova, Italia

Italia

Christus Spes mea

Cristo è la mia speranza

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Dati chiave

Data di Nascita:

14 Gennaio 1943 (82 anni)

Luogo di Nascita:

Pontevico, Italia

Nazione:

Italia

Concistoro:

24 Novembre 2007

da

Benedetto XVI

Status Votante:

Non-Elettore

Incarico:

Emerito

Tipo:

Cardinale Presbitero

Chiesa Titolare:

Gran Madre di Dio

Sintesi

Nato a Pontevico durante la Seconda Guerra Mondiale e cresciuto a Genova, il Cardinale Angelo Bagnasco fu attratto dal sacerdozio quando era un giovane chierichetto, esperienza che gli sarebbe poi servita nella sua vasta esperienza pastorale.

Viveva in una famiglia di operai e i suoi genitori desideravano che diventasse ragioniere. Tuttavia, Angelo, voleva diventare sacerdote e il parroco lo aiutò a fare accettare la sua vocazione ai genitori. Il Cardinale Giuseppe Siri, già a suo tempo considerato papabile, ordinò Bagnasco sacerdote il 29 giugno 1966, meno di un anno dopo la chiusura del Concilio Vaticano II. Invece di indirizzarlo verso una carriera burocratica nella Chiesa, Siri volle che Bagnasco restasse tra la gente della diocesi, dedicando un’attenzione particolare alla pastorale giovanile.

Per oltre vent’anni, Bagnasco prestò servizio come viceparroco a Genova e per dieci di questi anni insegnò anche in seminario. Per diverso tempo lavorò con studenti delle università e delle scuole superiori, anche con gli Scout, rispondendo alle loro esigenze pastorali. In seguito proseguì un lavoro simile, dirigendo l’Ufficio Catechistico della Diocesi di Genova.

Nel 1998 ricevette la consacrazione episcopale dall’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Bagnasco acquisì una conoscenza approfondita dell’Italia grazie al suo particolare incarico di Arcivescovo dell’Ordinariato Militare d’Italia nel 2003, che mantenne fino alla sua nomina ad Arcivescovo di Genova nel 2006. Inoltre, Papa Benedetto XVI lo nominò presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ruolo che ricoprì per il decennio dal 2007 al 2017.

Il grande rispetto di cui ha goduto tra i suoi confratelli vescovi si manifestò nella sua elezione a presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, incarico che ricoprì dal 2016 al 2021.

Nel maggio 2020, il Papa accettò la rinuncia del Cardinale Bagnasco all’incarico di Arcivescovo di Genova, al compimento del settantasettesimo anno di età.

Il Cardinale è ampiamente rispettato come uomo di acuta intelligenza, alta cultura, profonda compassione e intensa spiritualità, riuscendo al contempo a coniugare queste qualità con amabilità e un’indole gentile.

Fervente difensore della dottrina della Chiesa nella sfera pubblica, sulla scia di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, come presidente della Conferenza Episcopale Italiana si batté strenuamente per la fede e per la morale della Chiesa nella politica, arrivando a dovere disporre di una scorta per la sua personale protezione .

Per Bagnasco, la testimonianza pubblica dei valori cristiani, compresa la tutela della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, è un dovere cristiano; ciò gli ha conferito una voce profetica in una cultura nella quale la maggior parte dei pastori ha scelto il silenzio. “Se la fede non diventa un giudizio sull’uomo, sulla società e sulla storia”, dichiarò nel giugno 2024, “essa si nega a se stessa”.

Il Cardinale Bagnasco ha sostenuto fermamente l’Enciclica “Humanae Vitae” e, nel 2014, si oppose alla “proposta Kasper” di ammettere alla Comunione i divorziati “risposati” in alcuni casi, pur senza esprimere pubblicamente il proprio sostegno ai dubia. Si è opposto con determinazione alle unioni civili omosessuali, sebbene verso la fine del suo mandato come Arcivescovo di Genova abbia mostrato minore chiarezza sulle questioni omosessuali in generale.

Rifiuta l’universalismo, si oppone all’abolizione del celibato sacerdotale obbligatorio e all’ordinazione delle donne come diaconi e denuncia la persecuzione dei cristiani. Ha lungamente difeso le radici cristiane dell’Europa e affrontato la crisi degli abusi sessuali nel clero, chiedendo la fine delle coperture. Ha invocato maggiore trasparenza in merito alle finanze della Chiesa.

Il Cardinale Bagnasco ha sottolineato l’importanza dell’Eucaristia e della liturgia ed è un sostenitore della preservazione della Messa Tradizionale in latino.

Sebbene ufficialmente in pensione, nel 2021 il Vaticano lo ha richiamato dall’inattività per indagare su accuse di abuso contro un alto prelato polacco.

Ha inoltre continuato a intervenire su questioni che considera cruciali per il nostro tempo. Come i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si è particolarmente preoccupato per l’oblio delle radici cristiane dell’Europa. Per lui, Cristo e l’Eucaristia sono fondamentali per la risoluzione dei numerosi problemi dell’Europa e dell’Occidente e non ha timore di affermarlo.

Mite nei modi, affidabile, coraggioso e discreto, Angelo Bagnasco continua a essere considerato un possibile papa, qualora i cardinali elettori desiderassero un ritorno del papato a una tradizionale figura italiana e preferissero un saldo orientamento conservatore dopo le divisioni interne alla Chiesa sorte durante il pontificato  di Francesco.

Oltre alla sua lingua madre, il Cardinale Bagnasco non è noto per avere una particolare padronanza di altre lingue.

Ordinazione Diaconale Femminile

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Il Cardinale Bagnasco sull’Ordinazione Diaconale Femminile

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Contro

Il Cardinale Bagnasco sostiene l’insegnamento della Chiesa secondo cui solo gli uomini possono accedere agli ordini sacri.

Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Il Cardinale Bagansco sul Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Contro

Il Cardinale Bagnasco è fermamente favorevole alla disciplina del celibato sacerdotale.

Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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Accordi Segreti Santa Sede-Cina

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Promuovere una Chiesa “Sinodale”

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Il Cardinale Bagnasco sulla Promozione di una “Chiesa Sinodale”

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Ambigua

Il Cardinal Bagnasco non si è espresso a favore o contro una Chiesa sinodale, ma ha parlato dell’Eucaristia e della Comunione in occasione di un incontro sull’Eucaristia e la Sinodalità nel 2021.

Profilo Completo

MUNUS SANCTIFICANDI

Centralità dell’Eucaristia

“L’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa e del Popolo di Dio”, ha dichiarato il Cardinale Bagnasco nel 2016, in qualità di inviato speciale di Papa Francesco al Congresso Eucaristico Nazionale Italiano.

La sua presenza era di per sé insolita, dato che era la prima volta dal Concilio Vaticano II che il Papa non partecipava personalmente a un Congresso Eucaristico celebrato in Italia. “Questo congresso ha rinnovato l’amore per Gesù nell’Eucaristia”, ha dichiarato il Cardinale Bagnasco al termine dell’evento. “La carità, le missioni e le opere di misericordia nascono dall’Eucaristia,” ha affermato, riecheggiando il Catechismo della Chiesa Cattolica (1324), secondo cui l’Eucaristia è “la fonte e il culmine della vita cristiana”.

Il Cardinale ha costantemente promosso la devozione eucaristica nel corso degli anni. Nella sua omelia alla conclusione di una riunione del consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana nel gennaio 2010, Bagnasco parlò dell’importanza della liturgia e della devozione a Gesù Eucaristico. Sottolineò come tutto, in ultima analisi, sgorghi dall’Eucaristia e ad essa ritorni. “La divina Eucaristia, cuore della vita e della missione della Chiesa, invera il nostro dire e feconda la nostra ansia pastorale, introduce le nostre umili persone nella Liturgia del Cielo: tutto purifica e restituisce come gesto d’amore”. Solo partecipando alla Parola di Dio fatta carne, le nostre parole possono risuonare come eco della Parola divina. “Solo nella assiduità alla sua scuola, come discepoli docili e amorosi, potremo essere a nostra volta eco del supremo Maestro, potremo essere voce della Parola che salva”, ammonì Bagnasco.

Uno dei suoi ultimi impegni come presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa fu ospitare un incontro su “Eucaristia e Sinodalità” nel settembre 2021. Bagnasco tenne la conferenza inaugurale sul tema “Eucaristia e Comunione”, sviluppandolo in sei punti che fondano biblicamente, teologicamente ed ecclesiologicamente il legame stretto tra l’Eucaristia e la Comunione. Il Cardinale ha messo in evidenza il contrasto, già presente in ambito biblico e che si può perpetuare fino ai nostri giorni, tra il peccato che divide e l’amore che unisce. Inoltre, ha messo in evidenza la centralità di Cristo come vincolo unico e fondamentale nella comunione tra i cristiani e tra gli uomini; guardare il mondo con gli occhi di Cristo.

Importanza della preghiera

In un’intervista del 2010 a L’Osservatore Romano, il Cardinale Bagnasco affermò che la preghiera è un’arma contro il conformismo alla cultura dominante moderna. “La preghiera è il contatto con Dio, e Dio è la Verità; certamente bisogna dedicare tempo alla preghiera, ognuno secondo la propria vocazione, e accostare quei mezzi che la liturgia, e innanzitutto il Signore, ci hanno messo a disposizione:  il Vangelo, il libro dei Salmi e tutte le altre pratiche di pietà che vengono scelte. Sono modalità, queste, che ci aiutano a incontrare la verità di Dio e dell’uomo”.

Vetus Ordo

Nel discorso di apertura della Sessantatreesima Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, il 23 maggio 2011, il Cardinale Bagnasco assicurò che i vescovi italiani avrebbero applicato correttamente il Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI e l’istruzione del 2011 sulla sua attuazione, Universae Ecclesiae. Bagnasco osservò che l’intento di tali documenti era una “recupero (…) impegnativo e armonioso − nell’ambito delle singole Diocesi − dell’intero patrimonio liturgico della Chiesa universale”.

Bagnasco ha personalmente celebrato la Messa Antica (vetus ordo) e ha difeso il fatto che si continui a celebrare. Pur sostenendo coloro che desiderano celebrare la forma antica del Rito Romano, ha anche ammonito che l’armonia tra le singole Chiese locali e la Chiesa universale non dovrebbe essere turbata da dispute e pratiche liturgiche.

Non si è espresso sulle restrizioni imposte da Papa Francesco alla Messa Tradizionale in latino.

MUNUS REGENDI

Il Cardinale Bagnasco ha ricoperto numerosi incarichi di governo all’interno della Chiesa italiana nel corso del suo ministero sacerdotale. Dopo aver tenuto corsi di metafisica e sull’ateismo contemporaneo presso la Facoltà Teologica del Nord Italia per quasi vent’anni, nel 1998 fu nominato vescovo per la Diocesi di Pesaro, dove prestò servizio fino a quando non fu nominato ordinario militare d’Italia nel 2003. Dal 2006, ha ricoperto l’incarico di arcivescovo di Genova. Nel 2007, Bagnasco fu elevato al cardinalato da Papa Benedetto XVI. Da allora ha prestato servizio in Curia in qualità di membro delle Congregazioni per le Chiese Orientali e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. A partire dal 2007, ha ricoperto per dieci anni la carica di presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per volere  del Papa (come accade per tutti i presidenti delle conferenze del Paese), all’epoca Benedetto XVI. Dal 2016, Bagnasco ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

Affrontare gli abusi sessuali

Bagnasco ha parlato della necessità di affrontare gli abusi sessuali all’interno della Chiesa senza scuse né coperture. Ha esortato la Chiesa a non ricorrere alla “tendenza a sollevare scuse per le azioni di alcuni membri del clero” e ha sottolineato che la Chiesa non deve temere la verità, “anche quando è dolorosa”, né nascondere o coprire gli abusi. “È opportuno, dunque, che tutti noi torniamo a chiamare sempre le cose col loro nome, per identificare il male in tutta la sua gravità e nella molteplicità delle sue manifestazioni”. Nel 2010, i vescovi italiani rivelarono che circa cento casi di abusi sessuali da parte del clero erano stati esaminati dai tribunali della Chiesa Italiana nel decennio precedente. Il Cardinale Bagnasco, allora in carica come presidente della CEI, affermò che la Chiesa non ha mai cercato di sottovalutare la gravità della crisi degli abusi sessuali e che avrebbe fatto tutto il possibile per meritarsi sempre la fiducia dei laici cattolici. Egli sostenne che “una persona che abusa di minori ha bisogno – ad un tempo – della giustizia, come della cura e della grazia”, ma anche che “la cura non sostituisce la pena, tanto meno può rimettere il peccato”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Bagnasco riconobbe che è “possibile che ci siano state coperture anche in Italia riguardo agli abusi [sessuali]”. Tuttavia, aggiunse che se la Chiesa dovesse mai verificare la copertura di un caso di abuso sessuale da parte di un membro del clero, condannerebbe chiaramente tale occultamento come “una cosa sbagliata che va corretta e superata”.

Indagine sul Cardinale Dziwisz

Nel giugno 2021, il Vaticano richiamò il Cardinale Bagnasco dalla pensione per indagare sulle accuse rivolte al Cardinale polacco Stanislaw Dziwisz in relazione alla gestione dei casi di abusi durante il suo mandato come arcivescovo di Cracovia. L’indagine condotta da Bagnasco concluse che le azioni di Dziwisz erano state corrette e il Vaticano decise di non approfondire ulteriormente la questione. Dziwisz, che per decenni ha prestato servizio come segretario personale di Papa San Giovanni Paolo II, espresse il suo apprezzamento per il lavoro svolto e per il fatto che il Vaticano “avesse giudicato il caso in maniera equa”.

Il Cardinale Bagnasco, disse, “ha fatto ogni sforzo per chiarire le suddette accuse, che sono ingiustificate e per me dolorose”.

Trasparenza finanziaria

Il Cardinale ha inoltre sottolineato l’importanza della trasparenza nelle finanze della Chiesa. Nel 2011, parlando a una convention italiana per gli incaricati della gestione economica delle diocesi, evidenziò “l’importanza assolutamente decisiva della trasparenza” nella società odierna. “Quando si parla di trasparenza, non si intende tanto sottolineare l’onestà e la correttezza, che all’interno della Chiesa si devono dare per scontate, ma pure una gestione lineare e da tutti verificabile dei beni”, disse il Cardinale. Aggiunse che il successo delle donazioni alla Chiesa dipende dalla capacità dei fedeli di monitorare a cosa vengano destinate le loro donazioni. La credibilità della Chiesa non viene mai danneggiata dalla chiarezza del suo operato, osservò, sottolineando che “se ci sarà questa trasparenza reale in ogni parrocchia, i fedeli non guarderanno più all’offerta come a una sorta di dovere, ma donare diventerà una gioia perché ciascuno vivrà la soddisfazione di fare qualcosa di buono e di concreto, e così sarà anche in grado di aprire lo sguardo e allargare gli orizzonti anche ai bisogni della Chiesa Universale”.

Papa Benedetto XVI nominò Bagnasco alla Congregazione per i Vescovi, che è responsabile della selezione dei nuovi vescovi in tutto il mondo. Non fu riconfermato in tale ruolo quando Francesco iniziò il suo pontificato. Papa Francesco rimosse Bagnasco anche dalla sua carica nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel 2016 — quando il Papa rimosse numerosi altri membri della congregazione nominati da Benedetto XVI, generalmente favorevoli al Cardinale Sarah (all’epoca prefetto della congregazione) e alla sua visione per la riforma liturgica.

MUNUS DOCENDI

Difendere la Chiesa nella sfera pubblica

Il Cardinale Bagnasco ha mostrato particolare attenzione ai conflitti tra la cultura moderna e l’insegnamento della Chiesa, specialmente nel suo ruolo di presidente della Conferenza Episcopale Italiana e, più recentemente, come presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

Nel corso del suo ministero, il Cardinale Bagnasco ha difeso con fermezza il diritto della Chiesa di offrire orientamenti alla società sulle questioni di principio morale che possono influenzare le scelte di politica pubblica, senza timore di assumere posizioni pubbliche su temi politici che coinvolgono tali principi. Ha sostenuto che coloro che esercitano l’autorità pubblica hanno il dovere di difendere determinati valori non negoziabili e che i cittadini dovrebbero tenerne conto quando votano o valutano le politiche pubbliche.

In un’omelia del 2011, ad esempio, Bagnasco sottolineò che la “questione morale in politica, come in ogni altra dimensione della vita pubblica e privata, è grave e urgente e non riguarda solo le persone, ma anche le strutture e la legislazione”.1“Ethics in Politics Is Urgent”, Secular Franciscan, 29 agosto 2011. Coloro che hanno “particolari responsabilità nella vita pubblica, a qualsiasi livello e in qualsiasi forma… hanno un bisogno imperativo [di conversione e fedeltà ai valori morali] — più di altri — sapendo che, attraverso le loro azioni, propongono modelli culturali destinati a diventare dominanti”.2“Ethics in Politics Is Urgent”. L’intera società, aggiunse, deve diventare un luogo “dove si respirano i valori”.3“Ethics in Politics Is Urgent”.

Nel marzo 2008, durante l’apertura del consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, Bagnasco contestò l’idea che le elezioni non siano “un campo di pertinenza della Chiesa come tale”. Fece eco all’ammonimento di Benedetto XVI, pronunciato in un incontro dei vescovi a Verona, secondo cui bisogna fronteggiare “con pari determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicono fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale”.

Affermando che i valori universali “spesso sono scoperta anche della ragione”, la Chiesa valorizza il bene della ragione e lo difende “sia da pretese razionalistiche, che vorrebbero restringerne gli orizzonti, sia dalla presunzione di certi fideismi che facilmente evitano la fatica del pensare”. Bagnasco sottolineò l’insegnamento del Concilio Vaticano II in Gaudium et Spes e richiamò i “rischi non negoziabili” che minacciano il bene della persona, tra cui tutto ciò che si oppone alla vita stessa, “come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario”.

Bagnasco ha incoraggiato i cattolici a essere più attivi nella sfera pubblica, affermando in un’intervista del 2008 a L’Osservatore Romano che “è importante che i cattolici portino il contributo di valori spirituali ed etici nel dibattito pubblico”. Facendolo, ha spiegato, i cattolici non impongono una visione religiosa della società, ma propongono verità universali. “Questo compito”, ha detto, “deve essere peraltro interpretato con maggiore persuasione e capacità di argomentare rispettosamente le proprie convinzioni, sapendo che esse nascono sia dal Vangelo come anche dal senso comune della vita”.

Dopo la sua nomina a presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel 2007 da parte di Papa Benedetto XVI, Bagnasco dichiarò in un’intervista a Il Messaggero che la Chiesa non è motivata, nel suo ministero nella sfera pubblica, da interesse personale o volontà egemonica — piuttosto, i cattolici parlano “del valore della persona umana, e su questo campo la Chiesa ha molto da dire.” Secondo il Giornale, spiegò il rapporto tra Chiesa e Stato, dicendo che “la vera e necessaria ‘laicità’” è “l’autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non da quella morale”.

Difendere la fede nella sfera pubblica

Bagnasco considera la morale cristiana e i valori del Vangelo (compresi le verità contenute nella legge naturale) come valori universali e comuni e fondamenta essenziali per l’ordine politico. Ritiene che sia un dovere cristiano permeare la sfera pubblica con i valori della fede. In qualità di docente che ha tenuto corsi sull’ateismo contemporaneo, Bagnasco è particolarmente attento alle difficoltà che la cultura moderna pone alle persone di fede. Ha affermato che “nessuno è esente” dalle influenze del mondo che spingono a conformarsi alla cultura dominante. In un’intervista del 2010 a L’Osservatore Romano, ha sottolineato come lo stesso Papa Benedetto XVI “ci richiama a una maggiore attenzione” al fatto che la Chiesa vive sotto una dittatura del relativismo e che “nessuno è esente da questo clima di possibile contaminazione che potrebbe impoverire strada facendo la fede”. I credenti devono rimanere vigili e “essere nel mondo” senza però essere “del mondo”, il che significa che devono resistere alle correnti culturali dominanti pur essendo inevitabilmente “esposti a tutte le pressioni o tensioni e sollecitazioni che conosciamo”. Vivere nel mondo, ma vivere con fede in un Dio che ci ama, ha continuato il Cardinale, è il modo in cui i cattolici dovrebbero testimoniare nella sfera pubblica. “Bisogna credere veramente che Dio ci ami:  ciò ha il potere di cambiare la vita”. Quando i cattolici coltivano questa conversione interiore e vivono con convinzione la loro fede nella sfera pubblica, la morale cristiana può essere difesa meglio.

Il Cardinale Bagnasco non ha mai esitato ad abbracciare la fede nella sfera pubblica. Dopo essere stato nominato presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel 2007, guidò una campagna contro una proposta di legge del governo italiano per riconoscere legalmente le unioni civili omosessuali. All’allora monsignor Bagnasco fu assegnata una scorta di polizia dopo che dei graffiti di minacce comparvero sulla sua cattedrale e su altri edifici. Successivamente, degli attivisti inviarono un proiettile all’ufficio arcidiocesano, insieme ad una fotografia di Bagnasco con una svastica nazista incisa sopra l’immagine. Queste minacce non lo dissuasero dal continuare a dire pubblicamente la verità.

Nel 2016, nel discorso di apertura dell’assemblea generale della CEI, Bagnasco si oppose pubblicamente ai continui tentativi legislativi di riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Sottolineò che la legge approvata dal Parlamento italiano “sancisce di fatto una equiparazione” tra le unioni civili e il matrimonio. Sebbene la legge affermasse che unioni civili e matrimoni fossero realtà distinte, il Cardinale Bagnasco sostenne che tali differenze fossero “solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili”. Bagnasco considerava la legge sulle unioni civili come un passo intermedio “in attesa del colpo finale (…) compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà”, per fornire figli alle coppie dello stesso sesso.

Nel suo discorso, Bagnasco citò ampiamente le dichiarazioni di Papa Francesco sulla natura del matrimonio e della famiglia. Fece riferimento alla dichiarazione congiunta tra il pontefice e il Patriarca ortodosso russo Kirill di Mosca, nella quale avevano affermato che “la famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio (…) viene estromesso dalla coscienza pubblica”. Bagnasco citò inoltre un discorso di Papa Francesco tenuto il 17 novembre 2014, in cui il pontefice ribadiva “il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva”. Concludendo, il Cardinale Bagnasco osservò: “Non si comprende come queste affermazioni, tanto chiare di Papa Francesco – e ribadite a più riprese dai Vescovi – passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero state pronunciate o scritte”. Ed esortò i suoi confratelli vescovi dicendo: “Le facciamo nostre una volta di più, perché … possano tradursi in impegno fattivo”.

Preghiera di riparazione per il “gay pride” annullata

Nonostante le sue posizioni chiare, Bagnasco sorprese molti quando nel 2019 annullò tre diverse preghiere pubbliche di riparazione per un corteo del “gay pride” previsto a Genova, senza fornire alcuna spiegazione per la sua decisione.

Importanza della famiglia

L’importanza fondamentale della famiglia è un tema ricorrente nelle riflessioni del Cardinale Bagnasco. In un’omelia del 2010, pronunciata durante la celebrazione della solennità della Madonna della Guardia presso il santuario ligure sulla cima del Monte Figogna, Bagnasco parlò della famiglia come del “grembo della vita”.

Egli sottolineò le preoccupanti tendenze legate al troppo basso tasso di natalità in Italia e avvertì che “l’equilibrio demografico non solo è necessario alla sopravvivenza fisica di una comunità – che senza bambini non ha futuro! –  ma è anche condizione per quella alleanza tra generazioni che è essenziale per una normale dialettica democratica”. La scarsa natalità riflette una grave catastrofe culturale, affermò il Cardinale, e favorisce una povertà educativa, poiché la presenza dei giovani spinge tutti, non solo i genitori, a uscire da sé stessi e a impegnarsi in discussioni importanti. “Una società senza bambini e ragazzi, così come una società senza anziani, sarebbe gravemente mutilata, non potrebbe funzionare”.

La Sacra Famiglia è il modello per la vita familiare. Contemplando la Sacra Famiglia o osservando l’immagine sacra della Madonna col Bambino, disse Bagnasco, possiamo immaginare com’era la vita a Nazareth: “essi vivono nella assoluta semplicità delle cose, nella gioiosa fatica del lavoro quotidiano, in casa e nella bottega del falegname; vivono la vita del villaggio, i rapporti con i vicini di casa, la partecipazione al culto, la presenza di Dio”. La Sacra Famiglia ci insegna “una adesione profonda e positiva alla vita come un dono che ci è dato e che non è una nostra proprietà assoluta”. Il Cardinale contrappose questa immagine alla realtà attuale della vita familiare, osservando come oggi molte coppie e famiglie crollino sotto i colpi delle difficoltà relazionali e della vita quotidiana. “Le fatiche di ogni giorno sembrano noiose e senza senso, quindi insopportabili. Il futuro perde valore e smalto, il presente si enfatizza per ciò che promette di soddisfazione immediata”.

Una società che valorizza la gratificazione immediata, osservò Bagnasco, è destinata a soffrire effetti come il calo della natalità e la perdita del valore della fedeltà nelle relazioni familiari. “Spesso, infatti, s’intende la fedeltà come qualcosa di ripetitivo, noioso, privo di brivido” ma in realtà essa consente all’amore di crescere e diventare qualcosa di più profondo rispetto a un iniziale sentimento di entusiasmo. “In questa crescita, la ripetizione quotidiana di tanti piccoli o grandi doveri, di tante azioni che sembrano grigie, è come la pioggia tranquilla e continua che bagna la terra e la feconda. Non sono le tempeste delle grandi passioni e dei trasporti impetuosi che fanno crescere o misurano la sostanza dell’amore, ma la fedeltà quotidiana e umile nel segno dell’amore”.

Man mano che le famiglie crescono nella fedeltà e nell’amore, diventano la più fondamentale “scuola di umanità e di fede,” ha detto il Cardinale. È nel contesto familiare che si impara ad amare perché si è amati, a fidarsi di sé stessi e degli altri, a scoprire la bellezza nelle diverse fasi della vita, a comprendere il valore dell’accoglienza, dell’umiltà, dell’affidabilità e del potere del perdono dato e ricevuto. La famiglia insegna la fede attraverso “la preghiera fatta insieme ogni giorno, la partecipazione alla Messa domenicale, le festività liturgiche con le loro tradizioni, i pellegrinaggi ai Santuari, le immagini sacre in casa, la memoria del venerdì, il mese di maggio, il richiamo alle verità della fede, l’affetto al Papa, al Vescovo, ai sacerdoti, l’attenzione ai poveri e ai deboli”.

Devozione alla Beata Vergine Maria

Maria è il modello della maternità. Nell’omelia pronunciata a Fatima per il centenario delle apparizioni mariane del giugno 1917, Bagnasco lodò Maria per aver preservato la fede intatta e spiegò che “la Beata Vergine Maria, con la pazienza perseverante di una Madre, ritorna sempre per custodire la nostra fede e riportarci alla luce di Gesù”. Predicando in occasione del 126º anniversario della nascita di San Pio da Pietrelcina, il Cardinale Bagnasco lodò la devozione del santo alla Madonna. Egli affermò che l’amore per la Vergine “non è solo una devozione, è un programma di vita, è un programma di santità”. Il cuore dell’uomo, disse Bagnasco, ha sempre bisogno di una tenerezza materna, di una persona a cui potersi rivolgere con fiducia, che lo conforti e lo aiuti a ritrovare fiducia e coraggio. Non c’è persona migliore a cui rivolgersi “della Madre di Dio e Madre nostra”. La Santa Vergine, aggiunse il Cardinale, “è l’ancora nella bufera, il porto nella fatica, la stella che orienta, lo sguardo che comprende, la mano che rialza e accompagna. In qualunque situazione ci troviamo, non dobbiamo scoraggiarci né temere: guardiamo a Maria”.

Obiezione di coscienza

Nel 2009 Bagnasco esortò i medici italiani a esercitare il loro diritto all’obiezione di coscienza dopo che le autorità sanitarie italiane approvarono la vendita della pillola abortiva ru486, chiedendo “la fine della corruzione e dell’ingiustizia”. Il Cardinale lamentò che, laddove non vi è rispetto per la vita umana “nel suo concepimento, nella sua fragilità e poi nel suo tramonto, la società è meno umana, è amaro che così prevalga il diritto del più forte”. Alla radice di una società che non valorizza la vita umana, osservò Bagnasco, “vi è una cultura individualistica, nascosta sotto il rispetto della libertà della donna”, che “in realtà vive un dramma, soffre e si preoccupa; quando invece una cultura veramente umana dovrebbe prendersi cura di loro”.

Humanae Vitae

Intervenendo a un convegno per il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI, che riafferma l’insegnamento costante della Chiesa secondo cui la contraccezione è sempre immorale, il Cardinale Bagnasco elogiò la chiarezza del messaggio del Papa. Bagnasco sottolineò che il Pontefice spiegò correttamente il “rapporto inscindibile del fine unitivo e di quello procreativo” del matrimonio. L’amore coniugale è un “dono totale, fedele, indissolubile che dà vita: è cioè fecondo. Rompere questo intreccio, significa sfigurare l’amore nel suo volto umano e divino, significa ridurre le persone — se stesso e l’altro — a strumento di piacere”. Bagnasco riaffermò l’insegnamento dell’enciclica secondo cui la contraccezione artificiale deve essere sempre esclusa e che i mezzi naturali di regolazione della procreazione, come il metodo naturale basato sul ciclo della fertilità femminile, possono essere impiegati lecitamente.

Amoris Laetitia

Il Cardinale Bagnasco si oppose fermamente alla “proposta Kasper” del 2014 che prevedeva la possibilità di ammettere alla Comunione i divorziati “risposati” caso per caso. In realtà, Bagnasco aveva già espresso la sua contrarietà a tali idee ben prima che la controversia emergesse con la pubblicazione di Amoris Laetitia e il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia del 2014. Nel 2008, Bagnasco affermò che era impossibile per i cattolici divorziati e “risposati” ricevere l’Eucaristia, un fatto che “non dipende da una disposizione esterna ma nasce dall’interno del sacramento stesso dell’Eucarestia, il sacramento dell’unità perenne tra l’amore di Cristo e l’umanità”. Egli riconobbe che alcuni cattolici separati dai loro coniugi soffrono per la difficoltà della loro situazione, eppure “vivono ugualmente la fedeltà alla indissolubilità del sacramento [del matrimonio] e desiderano incontrarsi, pregare insieme, scambiarsi le proprie esperienze, incoraggiarsi e sostenersi a vicenda”. La “maternità della Chiesa” può essere espressa in altri modi, diversi dall’ammissione alla Comunione di coloro che vivono in una condizione che contraddice l’indissolubilità del matrimonio. Tuttavia, il Cardinale scelse di rimanere in silenzio riguardo ai dubia, le cinque domande che quattro cardinali sottoposero a Papa Francesco alla fine del 2016 per chiarire le ambiguità riscontrate nel testo di Amoris Laetitia, in particolare sulla questione della Comunione per i divorziati “risposati” civilmente.

Sull’eutanasia

Il Cardinale Bagnasco ha denunciato l’eutanasia e il suicidio assistito, affermando che queste pratiche sono il risultato di “un ordine mondiale senza Dio”. Egli spiegò: “Solo senza Dio si arriva a questo punto [dove i malati terminali vengono soppressi], perché non abbiamo più criteri per l’amore e per vivere insieme, per amare gli altri. Senza Dio, non seguiamo la logica dell’amore, ma piuttosto quella dell’efficienza e del benessere a ogni costo”.

“Un cuore che batte”

Nell’ottobre 2023, il Cardinale Bagnasco firmò una proposta di legge che obbligherebbe il medico, prima di praticare un aborto, a mostrare alla madre le immagini del bambino non ancora nato nel grembo materno e “a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.

Chiamata “Un cuore che batte” e promossa dal gruppo pro-life Pro Vita e Famiglia, la proposta di legge raccolse circa 106.000 firme a sostegno, più del doppio delle 50.000 necessarie per indire un referendum in Italia. La proposta non è stata ancora approvata e rimane in fase di valutazione presso il Parlamento italiano.

Cristiani perseguitati

La persecuzione dei cristiani nel mondo è anch’essa il risultato di “un ordine mondiale senza Dio”. “Ancora oggi,” disse Bagnasco nel 2016, “i cristiani vivono il martirio”, non solo nel senso classico, ma anche in forme nuove, “raffinate, ma non meno crudeli; legalizzate, ma non meno ingiuste,” come la pratica legale di uccidere i cristiani in paesi come il Pakistan, dove le leggi sulla blasfemia permettono tali ingiustizie. Questo “ordine mondiale senza Dio” è in parte il risultato dell’oblio dell’Europa nei confronti del proprio passato, al punto che oggi considera il cristianesimo divisivo, e di un mondo che “in nome di valori come l’uguaglianza, la tolleranza e i diritti” finisce per marginalizzare il cristianesimo.

Le radici cristiane dell’Europa

Come presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, Bagnasco ha avuto una posizione privilegiata per affrontare quelli che considera i problemi più profondi del continente. L’Europa ha dimenticato le sue radici, formate da tre città: Gerusalemme, Atene e Roma. Le radici dell’Europa sono cristiane. L’“ordine mondiale senza Dio” che sta devastando la vita umana, sostiene Bagnasco, ha preso slancio dalla rivoluzione culturale del 1968, che com la rivoluzione sessuale. Lo smantellamento della cultura occidentale operato da questa rivoluzione “ha reso l’uomo sempre più individualista, sempre meno relazionato e quindi sempre più solo (…) Così la [=la persona] si rende debole. Ora una società di persone deboli costituisce una società debole”. Bagnasco sostiene che l’Europa è una società debole e che ha marginalizzato il cristianesimo per paura, dimenticando che la luce del Vangelo ha creato la civiltà europea e il suo umanesimo. “La crisi del mondo è innanzitutto una crisi spirituale”, spiega Bagnasco, e quindi la soluzione a questa crisi risiede in un ritorno alla fede e in una nuova adesione al Vangelo di Cristo.

Nel gennaio 2024, il Cardinale ha tenuto un discorso in occasione di una conferenza intitolata Il suicidio dell’Occidente, in cui ha lamentato la crescente ostilità nei confronti del cristianesimo e ha affermato che l’Europa ha bisogno di una rifondazione morale e di un esame di coscienza.

Ha osservato come oggi l’Europa si chieda se il cristianesimo, che ha contribuito così tanto alla civiltà, debba essere considerato un nemico dell’umanità. Bagnasco ha sostenuto che il cristianesimo è parte integrante dell’identità culturale e spirituale dell’Europa e la ha esortata a tornare alle sue radici per affrontare le sfide contemporanee.

Ha sottolineato l’importanza del cristianesimo nella formazione dei valori e dell’identità europea, affermando che esso non è un’ideologia, ma un incontro con Cristo, che conferma la dignità umana e l’agire morale. Ha evidenziato la necessità che l’Europa creda nella ragione e nella trascendenza, suggerendo che la modernità si è allontanata dalla cultura classica. Ha quindi invocato una riscoperta della ragione, non solo nelle scienze, ma anche nella metafisica, per affrontare le questioni morali ed esistenziali.

Bagnasco ha rimarcato il patrimonio spirituale dell’Europa, sottolineando che il benessere materiale da solo non può creare coesione sociale. Ha esortato l’Europa a riscoprire le sue radici cristiane, che favoriscono un senso di appartenenza e di impegno. Ha inoltre parlato del ruolo del cristianesimo nel promuovere una comunità universale, distinta dall’autorità politica, e della sua capacità di guidare l’Europa attraverso le crisi.

Il Cardinale ha concluso affermando che il cristianesimo deve rimanere profetico, sfidando le norme della società e difendendo la verità e i valori morali. Ha citato pensatori come Václav Havel e Norberto Bobbio per sottolineare la persistente rilevanza delle questioni religiose e filosofiche nella società contemporanea, ribadendo che la forza della fede risiede nella sua capacità di rispondere alle domande fondamentali dell’essere umano.

Nel settembre 2023, in un altro discorso sull’Europa, ha sostenuto che per affrontare il fenomeno “irreversibile” dell’immigrazione sia necessario accogliere i rifugiati, bilanciando i diritti e i doveri di chi accoglie e di chi è accolto. La vera integrazione, ha detto, non deriva da un’accoglienza indiscriminata, ma da un’azione di integrazione basata sul riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa.

In un’intervista rilasciata a Il Timone nel giugno 2024, il Cardinale Bagnasco ha nuovamente affrontato i mali che affliggono l’Europa e l’Occidente, proponendo la predicazione audace della fede cattolica come soluzione.

“In un tempo in cui è vietato “giudicare” – mentre invece si giudica spesso con superficialità e ferocia – è necessario riaffermare questo: se la fede non diventa giudizio sull’uomo, la società e la storia, nega se stessa, diventa esortazione moraleggiante, sentimento evanescente, umanitarismo sincretista e mondano”, ha affermato.

“Per questo la Chiesa non può tacere”, ha proseguito. “Deve essere sale e lievito, luce e città visibile. Non vuole imporsi a nessuno, accoglie tutti ma non tutto” — parole che certamente ricordano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Altrove nell’intervista, ha sottolineato che la Chiesa avrà significato solo se proclamerà Cristo, non se “ripeterà le parole del mondo”.

Celibato sacerdotale

Bagnasco non vedrebbe di buon grado un cambiamento della disciplina del celibato per i sacerdoti cattolici di rito latino. Nel 2010, la Conferenza Episcopale Italiana votò contro la possibilità che quei sacerdoti cattolici romeni che sono sposati come è loro permesso potessero esercitare il ministero in Italia. In una lettera del 13 settembre 2010 indirizzata a Lucian Mureșan, arcivescovo maggiore della Chiesa cattolica romena, il Cardinale spiegò la decisione della CEI di non consentire la presenza di sacerdoti cattolici romeni sposati in Italia, affermando che “al momento e in generale, non sussistono ‘giuste e ragionevoli cause’ per giustificare la concessione della dispensa” che avrebbe permesso a quei sacerdoti di esercitare il ministero in Italia. Il Cardinale Bagnasco citò l’importanza di “tutelare il celibato ecclesiastico” e la necessità di “evitare confusione tra i fedeli” come motivazioni della decisione di escludere i sacerdoti sposati romeni dal ministero in Italia.

Sacerdozio maschile

Bagnasco sostiene l’insegnamento della Chiesa secondo cui solo gli uomini possono ricevere il sacramento dell’Ordine. Nel 2014, la Chiesa d’Inghilterra votò a favore dell’ordinazione di vescovi donne, creando difficoltà insormontabili negli sforzi ecumenici per avvicinare tale comunità ecclesiale alla Chiesa cattolica. Quando gli fu chiesto un commento su questa decisione anglicana, il Cardinale Bagnasco rispose che la posizione della Chiesa cattolica riguardo al sacerdozio femminile era chiara e che “tutti sanno cosa [la Chiesa] pensa”. Le sue posizioni tradizionali sul sacerdozio esclusivamente maschile e sull’importanza del celibato per i sacerdoti di rito latino suggeriscono fortemente che egli si opponga alla possibilità di ordinare donne diacono. Non è stata trovata alcuna dichiarazione di Bagnasco in merito all’ammissione di persone omosessuali al sacerdozio.

Rapporti con l’Ebraismo

Il Cardinale Bagnasco non ritiene opportuno evangelizzare gli ebrei. Nel settembre 2009, Bagnasco incontrò due rabbini italiani per porgere i suoi saluti a tutti gli ebrei d’Italia e augurare loro un felice nuovo anno ebraico. In una dichiarazione della Conferenza Episcopale Italiana successiva all’incontro, i vescovi (con Bagnasco allora presidente) affermarono: “Non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la Conferenza Episcopale Italiana ribadisce che non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei”.

Evangelizzazione

Questo rapporto speciale tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico non è l’approccio standard dell’evangelizzazione cattolica.

Parlando ai giornalisti in Polonia durante l’Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa nel 2018, Bagnasco fu interrogato sull’importanza di conservare le radici cristiane dell’Europa e di trasmettere la fede alle nuove generazioni in un contesto di secolarizzazione. Il Cardinale sottolineò l’urgenza dell’evangelizzazione, non solo dei non cattolici, ma anche degli stessi cattolici, in particolare dei giovani. “Se oggi la Chiesa non annunciasse il Vangelo in ogni modo possibile, non sarebbe fedele al Vangelo e non sarebbe fedele ai giovani”, dichiarò. “Mentre la nostra cultura ci spinge a essere individualisti, separati gli uni dagli altri, come individui, come gruppi e come stati, nonostante tutto questo, e anzi, proprio a causa di tutto questo, vi è un bisogno sempre più grande di annunciare la speranza che è Gesù, che ci ha resi un popolo nuovo”. La cultura individualista e liberale dissolve le relazioni e il risultato non è “una maggiore felicità, non è una società più solidale, ma è una società più divisa, angosciata, smarrita”. Tutti gli uomini desiderano relazioni, desiderano comunità — questo è il “desiderio profondo del cuore di ogni persona, al quale la Chiesa deve rispondere”. Il Cardinale sottolineò che, nell’evangelizzazione e nell’annuncio della Buona Novella di Cristo, “dobbiamo recuperare la dimensione relazionale e quindi comunitaria, che la cultura individualista e liberale attacca e vuole dissolvere”. Questa evangelizzazione non è compito solo del clero, ma anche dei laici. Il lavoro di evangelizzazione affonda le sue radici nella Sacra Scrittura, che ne è la sorgente.

Il Cardinale Bagnasco ha predicato sulla gratuità della rivelazione di Dio all’uomo. Nella sua lettera pastorale per l’Arcidiocesi di Genova del 2007, Bagnasco citò Dei Verbum per spiegare che la prima parte della Messa ci nutre con la Parola di Dio perché “Egli, nel suo immenso amore, parla agli uomini come ad amici, e si intrattiene con essi”. La Parola della Scrittura, proseguì, narra le opere di Dio e “racchiude una efficacia unica che nessuna parola umana, pur alta, possiede”. Il Cardinale ha inoltre organizzato un seminario per il clero diocesano sulla Costituzione Dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II e sulla sua ricezione nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini.

L’importanza dell’evangelizzazione è legata al desiderio della Chiesa che il maggior numero possibile di persone sia salvato e possa godere della beatitudine eterna con la Santissima Trinità nel Regno di Dio. In un’omelia del 2012 per la celebrazione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Cardinale Bagnasco affermò che “la fede ci salva dalla prospettiva che la morte coincida con il nostro annientamento, prospettiva che già ora renderebbe vani i nostri atti perché, se viviamo per andare a finire nel niente, viviamo già adesso per niente”. Bagnasco spiegò che tutti dobbiamo arrivare a sentire il bisogno della salvezza e a credere, come professiamo nel Credo apostolico, “la risurrezione della carne e la vita eterna”.

Rifiuto dell’universalismo

Bagnasco respinge con chiarezza l’universalismo. Ha affermato che, alla morte di una persona, la sua anima immortale si presenta davanti all’Altissimo per rendere conto della propria vita, “sperando di sentire le parole di Cristo: ‘Vieni, servo buono e fedele.’” Tutti speriamo nella salvezza, ha detto il Cardinale, ma dobbiamo prenderci cura del nostro spirito per renderci degni di godere del Regno.

Ha inoltre avvertito che “verrà il giorno in cui il giudizio di Dio sarà severo” su coloro che persistono nel peccato.

Islam

Quando, nel 2016, il sacerdote francese Jacques Hamel fu accoltellato a morte nella sua chiesa da un terrorista islamista, la Comunità Religiosa Islamica Italiana inviò delegati a partecipare alle Messe cattoliche in tutta Italia per esprimere solidarietà. In una dichiarazione, la comunità spiegò: “Sentiamo che è essenziale in questo momento, con questo saluto dei musulmani d’Italia, dare un segnale concreto di profondo rispetto per la sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto della fede cristiana”.

La presenza di musulmani alle Messe cattoliche suscitò alcune polemiche, con critiche provenienti sia da ambienti musulmani che cattolici. Il Cardinale Bagnasco si disse “perplesso” di fronte a queste critiche, spiegando di non comprenderle. “La presenza [dei musulmani alla Messa] voleva essere una condanna, un segnale chiaro, assoluto di distanza da parte di tutti coloro che non accettano alcuna forma di violenza per nessuna ragione, men che meno religiosa,” spiegò Bagnasco. Si disse soddisfatto della dimostrazione di solidarietà da parte dei musulmani in Italia e aggiunse che, dopo l’omicidio di don Hamel, i vescovi italiani chiesero aiuto alla comunità islamica “perché riteniamo che la miglior reazione sia una condanna unitaria [del terrorismo] senza esitazione”.

Islam e persecuzione

Come già menzionato, Bagnasco ha denunciato con forza la persecuzione dei cristiani nel mondo da parte di islamici. Nel 2015, il Cardinale osservò che la “mattanza [dei cristiani] continua” in Medio Oriente e in Africa, dove “sembra che qualcuno abbia deciso di sradicare i cristiani per bonificare il territorio”. Si chiese: “Perché, domandiamo al mondo occidentale, perché non alza la voce su tanta ferocia e ingiustizia?” Il suo interrogativo era presumibilmente rivolto a quei cattolici che temono che condannare gli islamisti radicali e militanti possa compromettere i progressi ottenuti nel dialogo cattolico-musulmano.

Dopo l’attentato terroristico di Parigi del novembre 2015, in cui morirono oltre 130 persone, Bagnasco invitò il mondo musulmano a dissociarsi “a voce alta” dall’ISIS. Aggiunse: “Sono certo che non tutto il mondo musulmano approvi questi atti di brutalità, ma chi dissente sembra non avere sufficiente forza per dire una parola esplicita di condanna e di distanza”. Bagnasco, nella stessa intervista, sottolineò che “il mondo islamico è molto pluralea” e che “non c’è un’autorità unica”. Il Cardinale ha condannato il fondamentalismo islamico e ha sfidato i musulmani di tutto il mondo a dimostrare la compatibilità della loro religione con la civiltà cristiana, condannando con forza atti di terrore come quelli compiuti dall’ISIS. Bagnasco è stato uno dei più strenui difensori del discorso di Ratisbona di Papa Benedetto XVI del 2006, che sollevava la questione del rapporto tra Islam e violenza.

Immigrazione e dottrina sociale della Chiesa

Il cardinale Bagnasco ha cercato di mantenere una posizione equilibrata sull’immigrazione, in linea con gli insegnamenti del Catechismo e del Magistero della Chiesa.

In un’intervista del 2018 a La Stampa, Bagnasco parlò delle politiche migratorie in Italia. Definì l’immigrazione “un fenomeno epocale che non sembra destinato a concludersi rapidamente, se si concluderà” e richiamò alcuni criteri fondamentali che sono “non solo cristiani ma umanitari”, riguardanti l’accoglienza dei migranti. Uno di questi criteri è la solidarietà. Tuttavia, precisò che mentre le politiche migratorie dovrebbero essere governate da questi principi generali, affrontare il fenomeno in concreto richiede “prudenza, equilibrio e saggezza”. Nel 2016, Bagnasco affermò che il movimento di persone dal sud del mondo, povero, verso il nord, più ricco, è un fenomeno “irreversibile”. Tuttavia, aggiunse che le diverse realtà di ciascun paese rendono impossibile una risposta uniforme della Chiesa e della politica europea alla crisi migratoria. Riferendosi alle dichiarazioni del Cardinale Erdő, insieme al quale stava parlando ai media, Bagnasco spiegò che non si possono formulare giudizi affrettati sulla decisione di un singolo paese di costruire, ad esempio,  una barriera o un muro per regolamentare l’immigrazione. La missione della Chiesa, spiegò, “è annunciare il Vangelo e i suoi valori, certamente non dare indicazioni politiche o operative”. La Chiesa non è un’autorità geopolitica, disse, e i suoi pastori sono chiamati innanzitutto a proclamare il Vangelo di Gesù Cristo, non a fornire soluzioni di politica pubblica.

Il Cardinale evidenziò la differenza tra la “fase dell’accoglienza”, in cui i rifugiati hanno bisogno di un tetto, cibo e vestiti, e la fase “dell’integrazione”, che implica, da parte degli immigrati, “la volontà di rimanere in un paese, rispettandone la cultura e le leggi.” “Non si può vivere per sempre nella fase dell’accoglienza”, aggiunse il Cardinale, “perché questo diventa assistenzialismo e non è un bene per nessuno”.

Nel 2011, Bagnasco osservò che l’afflusso di migranti dal Nord Africa all’Italia era eccessivo perché il paese potesse gestirlo da solo. Pur sottolineando l’importanza di mantenere uno spirito di accoglienza e di fornire aiuto ai migranti e ai rifugiati, avvertì che esiste un punto critico oltre il quale le risorse di una nazione sono insufficienti. Bagnasco spiegò che le emergenze migratorie in Europa derivano da disuguaglianze globali di lunga data, che non possono essere risolte semplicemente con il controllo delle frontiere. “È un’illusione pensare di poter vivere in pace tenendo a distanza popolazioni giovani che sono oppresse dalla miseria e che legittimamente cercano di soddisfare la propria fame”, disse il Cardinale. Aggiunse che sono necessarie “politiche di vera cooperazione” per creare condizioni tali da evitare che queste persone si sentano costrette a lasciare la propria terra.

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    “Ethics in Politics Is Urgent”, Secular Franciscan, 29 agosto 2011.
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    “Ethics in Politics Is Urgent”.
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    “Ethics in Politics Is Urgent”.

Servizio alla Chiesa

  • Ordinazione sacerdotale: 29 giugno 1966
  • Ordinazione episcopale: 7 febbraio 1998
  • Creato Cardinale: 24 novembre 2007

Studi

  • 1966: Seminario Arcivescovile di Genova, Italia; materie classiche
  • 1979: Università di Genova, Italia; Dottorato in Filosofia

Incarichi

  • 1966-1998: Sacerdote, Arcidiocesi di Genova, Italia
  • 1980-1998: Vicario episcopale e direttore spirituale, Seminario Arcivescovile di Genova
  • 1995-1997: Professore di metafisica e ateismo contemporaneo, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
  • 1998-2000: Vescovo, Diocesi di Pesaro, Italia
  • 2000-2003: Arcivescovo, Arcidiocesi di Pesaro, Italia
  • 2003-2006: Arcivescovo, Ordinariato Militare d’Italia
  • 2006-2020: Arcivescovo, Arcidiocesi di Genova, Italia
  • 2007-2017: Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
  • 2007-oggi: Cardinale-sacerdote della Gran Madre di Dio
  • 2014: Delegato, Sinodo straordinario sulla famiglia 2014
  • 2015: Delegato, Sinodo ordinario sulla famiglia 2015
  • 2016-2021: Presidente, Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa

Incarichi Curiali

  • 2008-2013: Congregazione per i Vescovi
  • 2008-2016: Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti
  • 2008-2020: Congregazione per le Chiese Orientali

Foto: Arcidiocesi di Genova