Santa Galla

Creato da:

Francesco

Status Votante:

Elettore

Nazione:

Uruguay

Età:

65

Cardinale Daniel Fernando Sturla , S.D.B.

Santa Galla

Arcivescovo Metropolita di Montevideo, Uruguay

Uruguay

Servir al Señor con Alegría

Servire il Signore con Gioia

Indice dei contenuti

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Dati chiave

Data di Nascita:

4 Luglio 1959 (65 anni)

Luogo di Nascita:

Montevideo, Uruguay

Nazione:

Uruguay

Concistoro:

15 Febbraio 2015

da

Francesco

Status Votante:

Elettore

Incarico:

Diocesano

Tipo:

Cardinale Presbitero

Chiesa Titolare:

Santa Galla

Sintesi

Il Cardinale salesiano Daniel Fernando Sturla Berhouet è un arcivescovo latinoamericano di orientamento ratzingeriano, le cui battaglie in difesa della fede si sono misurate con il lungo e costante declino dell’Uruguay verso la secolarizzazione.

Nato il 4 luglio 1959 a Montevideo (Repubblica Orientale dell’Uruguay), è il più giovane di cinque fratelli. Suo padre, avvocato, morì nel 1972 quando lui aveva tredici anni; sua madre, casalinga, morì appena tre anni dopo. Entrambi erano cattolici. La morte dei genitori costrinse i fratelli maggiori a lavorare per mantenere la famiglia.

Studiò fino al quarto anno di liceo presso il Colegio San Juan Bautista di Montevideo, completando il baccalaureato (gli ultimi due anni delle superiori) nel vicino Istituto preuniversitario Salesiano Juan XXIII. Ottenne successivamente il Baccalaureato in Diritto e poi quello in Teologia presso l’Istituto Teologico dell’Uruguay.

Sturla professò i voti religiosi con i Salesiani il 31 gennaio 1980 e poi proseguì gli studi in filosofia e scienze dell’educazione presso l’Istituto Miguel Rúa, tenuto dalla sua congregazione. Lavorò presso i Talleres Don Bosco dal 1982 al 1983 e, dal 1984 al 1987, proseguì gli studi teologici presso l’Istituto Universitario Mons. Mariano Soler (già Facoltà di Teologia dell’Uruguay) appartenente all’arcidiocesi di Montevideo.

Fu ordinato sacerdote il 21 novembre 1987 e fu incaricato di vari ruoli: consigliere per gli studi presso i Talleres Don Bosco, vicario del noviziato salesiano, maestro dei novizi e direttore dell’Istituto Preuniversitario Juan XXIII, proseguendo al contempo gli studi teologici. Nel 2008 fu nominato ispettore (ossia superiore) della Provincia Salesiana dell’Uruguay, incarico ricoperto fino al 2011.

Sturla è professore di Storia della Chiesa in Uruguay presso la Facoltà di Teologia Mons. Mariano Soler e ha scritto diversi articoli sull’argomento.1Ha pubblicato tre libri: 1916-1917: Separación de la Iglesia y el Estado en el Uruguay, ed. Istituto Teologico Mariano Soler, 1993; ¿Santa o de Turismo? La secularización del calendario en el Uruguay, ed. Istituto Preuniversitario Juan XXIII, 2010; e Mi vivir es Cristo. Biografía y textos del P. Arturo Mossman Gros, padre y maestro espiritual 1888-1964, della Colección Testigos Salesianos (Collana Testimoni Salesiani) 6, 2015.

Tutta la sua vita e il suo ministero sacerdotale, improntati alla cura dei più deboli e all’accompagnamento dei giovani nel loro sviluppo personale e spirituale, si sono svolti nella capitale uruguayana.

Sturla ebbe una rapida ascesa nella gerarchia ecclesiastica. Nel dicembre 2011, Papa Benedetto XVI lo nominò vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Montevideo. Fu consacrato nella cattedrale metropolitana nel marzo 2012, adottando il motto Servite Domino in laetitia – servite il Signore nella gioia. Meno di due anni dopo, Papa Francesco lo nominò arcivescovo di Montevideo, conferendogli il pallio nello stesso anno (giugno 2014) nella Basilica di San Pietro. Nel giro di un anno (14 febbraio 2015) fu creato Cardinale.

Poco dopo, Sturla fu nominato membro di diversi dicasteri vaticani, tra cui il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e il Dicastero per l’Evangelizzazione. Nel settembre 2015 fu anche nominato membro della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nel marzo 2020 fu nominato membro della Commissione dei Cardinali per l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) e, tre mesi più tardi, del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Le sfide della Chiesa in Uruguay

La regione che oggi costituisce la Repubblica Orientale dell’Uruguay, dove il Cardinale Sturla è nato e ha vissuto il suo ministero sacerdotale, fu evangelizzata da missionari religiosi spagnoli, principalmente gesuiti e francescani, più di un secolo dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo in America. Il suo declino verso la secolarizzazione è lungo e complesso. Come lo stesso Sturla ha spiegato, la Chiesa cattolica in Uruguay:

“…ebbe una debolezza d’origine. Fu solo nel 1878 che la Chiesa orientale [cioè dell’Uruguay] si costituì come tale con la creazione della prima diocesi, quella di Montevideo, con monsignor Jacinto Vera come primo vescovo. Nel frattempo, il lungo processo di secolarizzazione era già iniziato. […] Il cristianesimo coloniale, così forte in altri Paesi dell’America, non si consolidò nel nostro suolo. L’ondata migratoria, che moltiplicò per quattordici la popolazione del Paese in meno di un secolo (1830-1900), trovò una Chiesa in formazione, contrastata e spesso ‘ignorata’”.

Mentre la Chiesa portava avanti un’opera monumentale di evangelizzazione, si era avviato un processo di graduale e incessante scristianizzazione della vita sociale, culturale e politica del Paese. Iniziato nel 1859, tale movimento fu promosso da forze razionaliste e massoniche sotto la protezione del potere britannico, che desiderava mantenere l’Uruguay come potenza di equilibrio tra Brasile e Argentina e, allo stesso tempo, come società secolare priva di ogni presenza religiosa pubblica. A cavallo tra XIX e XX secolo, il processo divenne sempre più violento, anticlericale e anti-cristiano,2Portò ad eliminare l’insegnamento e della pratica religiosa nelle scuole pubbliche, a rimuovere il riferimento a Dio e ai Vangeli nel giuramento parlamentare e i fondi al seminario, ad abolire tutti gli onori a figure o simboli religiosi, ecc., fino a rendere la religione cattolica una manifestazione solo privata, fino al punto che a Costituzione della Repubblica, promulgata nel 1918, consacrò la totale ed assoluta separazione tra Stato e Religione: “lo Stato non riconosce alcuna religione” (Articolo 5). Una legge successiva addirittura rimosse ogni riferimento religioso dalle festività cristiane, rinominando il Natale “Giorno della Famiglia”, l’Epifania “Giorno dei Bambini” e la Settimana Santa “Settimana del Turismo”.

Questo sentimento anticristiano e secolarizzante è rimasto presente fino ad oggi, tanto che nel 2014 Sturla si oppose con fermezza a un tentativo da parte di alcuni parlamentari di Montevideo di bloccare l’erezione di una statua della Vergine Maria in uno spazio pubblico dove i fedeli si radunavano per pregare il Rosario in famiglia. Sturla intervenne in diverse occasioni con uno stile saldo ma sereno, non conflittuale, che chi lo conosce riconosce come cifra del suo episcopato.

L’Approccio di Sturla

Il Cardinale Sturla è ortodosso nella dottrina. Cristo e l’Eucaristia devono essere al centro, e l’insegnamento della Chiesa deve essere difeso con vigore di fronte alla secolarizzazione.

Ha una visione chiaramente ratzingeriana della Chiesa, in particolare riguardo al Concilio Vaticano II, che interpreta come in continuità con il passato e non come una “rottura”. Sturla crede fermamente che la Chiesa sia “sale della terra e luce del mondo” e debba essere “il ponte attraverso cui ogni persona può incontrare il Signore”.

È attento a rafforzare l’identità della Chiesa e ad evitare di annacquarla “cadendo nella trappola dell’auto-secolarizzazione”. La diversità dei carismi nella Chiesa, afferma, deve essere rispettata, ma la Chiesa deve anche inserirsi “negli ambienti popolari ancora lontani da lei”.3Nel suo piano pastorale del 2017, Sturla scrisse: “Non permettiamo che la nostra identità si diluisca, perché se non siamo fedeli alle nostre radici, che affondano nella Croce di Cristo, alla fine non saremo nulla, non faremo bene a nessuno e cadremo nell’apatia che circonda tanti nel nostro Paese come un incubo”. È per lui essenziale che la Chiesa “raggiunga tutti”, ma “senza negare la propria identità”. La Chiesa è aperta a tutti, afferma, “ma con delle regole”.

Sturla concorda con Papa Francesco nel vedere l’evangelizzazione minacciata dal “neo-gnosticismo incorporeo e dal neo-pelagianesimo individualista”, ma ritiene anche che la missione debba concentrarsi sull’annuncio di Gesù Cristo come Salvatore, altrimenti la Chiesa si ridurrebbe a “una grande ONG che cerca un mondo migliore con gli altri”. La Chiesa in Uruguay, secondo lui, deve custodire la fede di fronte a questo pericolo di auto-secolarizzazione, mantenendo viva sacramentalmente la presenza del Signore Risorto. Non è un sostenitore della sinodalità, difende la dottrina della Chiesa sulla vita e rigetta Fiducia Supplicans.

In tema di conversione pastorale, Sturla vede come urgente il recupero della fede, il risveglio del senso del peccato originale e la restaurazione del senso integrale che la Chies ha della salvezza, insieme all’annuncio della gioia del Vangelo. Un vescovo, sostiene, deve essere creativamente fedele alla Rivelazione divina.

Con le sue convinzioni conservatrici e ortodosse, un eventuale pontificato di Sturla segnerebbe quasi certamente un ritorno a un orientamento ratzingeriano o wojtyliano, riportando così la Barca di Pietro su una rotta più stabile.

La questione principale a suo riguardo tuttavia è se i cardinali elettori vorranno rischiare così presto un secondo Papa latinoamericano dopo le turbolenze del primo.

Ordinazione Diaconale Femminile

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Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Il Cardinale Sturla sulla Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Contro

Il Cardinale Sturla si è costantemente opposto alla benedizione delle coppie dello stesso sesso e, sebbene abbia manifestato comprensione per la posizione di Papa Francesco dal punto di vista della compassione, ha respinto Fiducia Supplicans, definendola ambigua, divisiva, foriera di confusione e in contraddizione con la precedente dichiarazione vaticana del 2021 sulla questione.

Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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Accordi Segreti Santa Sede-Cina

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Promuovere una Chiesa “Sinodale”

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Il Cardinale Sturla sul Promuovere una “Chiesa Sinodale”

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Contro

Il Cardinale Sturla è scettico riguardo al modello di sinodalità, avendolo già visto all’opera in America Latina. “Non ha avuto una risonanza particolare,” ha affermato, aggiungendo che non è stato “rappresentativo della maggior parte dei partecipanti” e ha presentato “molte carenze.” Ha espresso critiche analoghe nei confronti del Sinodo sulla Sinodalità, sostenendo che fosse troppo introspettivo e destinato a fallire per questo motivo. La Chiesa, ha affermato, deve evangelizzare ponendo al centro l’annuncio di Gesù Cristo come Salvatore; diversamente, rischia di diventare “come una gigantesca ONG che, insieme ad altri, cerca solo di costruire un mondo migliore.”

Profilo Completo

MUNUS SANCTIFICANDI

Per il Cardinale Sturla, la Chiesa uruguayana, chiamata a esercitare il proprio mandato evangelico in un Paese ufficialmente secolarizzato e anti-cristiano, affronta due grandi sfide: la lotta contro una cultura secolare istituzionalizzata e la crescente diffusione, specialmente tra le giovani generazioni, di un sentimento religioso senza Dio e, in molti casi, persino senza religione.

Cristo Risorto è Colui che dà senso alla vita. Perciò, per camminare e vivere nel mondo, la Chiesa ha bisogno e deve “tenere fisso lo sguardo” su di Lui (cf. Eb 12,2).

Alla luce di questo testo biblico, il Cardinale Sturla delinea il programma di vita della Chiesa, affermando che la Messa domenicale è l’essenza fondamentale e la base per la vita e il cammino della fede cristiana, non come un precetto da adempiere, ma come “un incontro gratuito che costituisce il segno più evidente, personale e profondo dell’appartenenza alla comunità cristiana”.1E aggiunge: poiché senza la Messa domenicale il credente “si esclude da un’occasione unica della vita di amicizia con Dio, lascia Gesù ad aspettare”, cioè, senza la liturgia domenicale non c’è incontro né amicizia con il Signore. Il fatto è che l’incontro settimanale con il Risorto è insieme dono e comandamento, perché dalla celebrazione nasce la missione-comandamento per ogni credente di “vivere la vita cristiana dove sono piantato”, ed è per questo che “è necessario nutrirsi del Signore e della sua Parola ogni domenica”, per rendere ragione della speranza che anima ogni credente.

Sturla sottolinea la centralità dell’Eucaristia nella vita di fede e vede la Chiesa come il luogo in cui Cristo continua la sua opera salvifica, perché in essa “si attualizza ogni giorno il sacrificio pasquale nell’Eucaristia”.

Egli vede la Chiesa “in uscita”, proposta da Papa Francesco, come una necessità e un dovere e ritiene che il culto liturgico costituisca un elemento essenziale di questa missione ad extra, insieme all’annuncio di Gesù Cristo Risorto, alla vita in comunione, al servizio dei poveri e dei più bisognosi. In tal senso, l’azione liturgica — in particolare la celebrazione domenicale — è “essenziale per il cammino della fede, personale e comunitario” e senza di essa “la comunità si allontana da Dio e svuota l’esperienza cristiana”.

Sturla sottolinea che la partecipazione alla Messa cresce “accedendo al mistero della fede nella sua austera bellezza” e non “rendendola uno spettacolo di intrattenimento” — attraverso una “liturgia ben celebrata, canti appropriati, un ministero di accoglienza per chi è appena arrivato, un’omelia con un linguaggio accessibile per comunicare la Buona Novella”. Inoltre, il Cardinale ritiene che ogni esigenza pastorale intrapresa nell’arcidiocesi debba “adattarsi all’Eucaristia”, perché essa è “la fonte e il culmine della vita cristiana” e deve essere vissuta con la gioia e la dignità che le sono proprie.

Continuando ad insistere sulla centralità dell’Eucaristia, aggiunge che in ogni opera di carità verso i poveri e i bisognosi, per alleviare il dolore e la sofferenza non sono necessari solo i beni materiali, ma occorre anche Gesù nell’Eucaristia, poiché senza di Lui la carità esercitata perde ciò che le dà tutta la sua forza e la sua piena efficacia:

“Carissimi, svegliamoci!! Svegliamoci e rendiamoci conto che abbiamo il tesoro del Pane Eucaristico, che per noi il ‘Gesù dell’altare’ sarà sempre unito al ‘Gesù del fratello che soffre’. Ma se non portiamo anche quel fratello o sorella sofferente al Gesù dell’altare, gli stiamo facendo perdere la cosa più bella della vita e la gioia che si annida nei nostri cuori”.

Per il Cardinale Sturla, la Chiesa è il ponte attraverso il quale ogni persona può incontrare il Signore:

“Il senso della Chiesa non è altro che rendere presente Gesù Cristo nella vita dell’umanità”, ha detto. “La Chiesa non è un fine in sé stessa, è un ponte affinché ciascuno possa scoprire, incontrare, relazionarsi con Gesù Cristo e, in questo modo, attraverso l’azione dello Spirito Santo, l’orizzonte infinito dell’amore misericordioso di Dio Padre”.

Sacramento della riconciliazione

Il Cardinale Sturla considera la pratica della Confessione inseparabile dalla vita di fede e ritiene che senza di essa la fede del credente si disumanizza, poiché l’essenza dell’essere cristiani consiste nell’agire in modo tale da essere sempre “gioia per Dio” (così come un figlio rallegra il cuore del padre). Per questo motivo, egli vede l’accostarsi alla Confessione sacramentale come una delle modalità attraverso cui il credente manifesta tale virtù, poiché il penitente si rivolge al Signore come a un padre e Dio gli dona il suo perdono. Nella Confessione, il credente non solo reca gioia a Dio, ma riafferma e rafforza anche la propria condizione di figlio dell’Onnipotente.

Matrimonio e famiglia

All’inizio del suo ministero cardinalizio, il presule osservò che “di fronte ai cambiamenti antropologici e culturali che si sono verificati in questi tempi in tutto il mondo”, la famiglia risulta “molto colpita” da tali mutamenti.

Egli si mantiene fermo sull’insegnamento costante della Chiesa: “una famiglia è costituita da un uomo, una donna e aperti alla vita, dunque con figli”, “uniti in un matrimonio unico e indissolubile”. In tale contesto, afferma che Papa Francesco ha posto l’accento su “una cura pastorale cordiale”, non su un cambiamento dottrinale, per prendersi cura “di tutte le situazioni personali e familiari esistenti, molte delle quali non rispondono all’ideale della famiglia cristiana”. Ha sottolineato che questa cura pastorale non significa cambiare o rendere più flessibile il significato tradizionale del matrimonio cristiano nella sua unione indissolubile tra uomo e donna. In tal senso, il Cardinale ha dichiarato che questa concezione cristiana della famiglia non è esclusiva del matrimonio tra soli credenti, ma comprende “ogni matrimonio tra un uomo e una donna aperti alla vita e con una prospettiva di continuità, anche quando non è tra cristiani”, poiché “esso è in sé stesso un matrimonio ed è indissolubile”. In senso stretto, ha aggiunto, il matrimonio è per sua natura una realtà umana naturale, che per i credenti è stata elevata da Gesù Cristo alla dignità di sacramento.

L’apertura alla vita implica che la coppia sposata abbia una responsabilità generativa, nel senso che Dio fa partecipare l’uomo e la donna insieme alla sua opera creatrice mediante la trasmissione della vita umana. In tal senso, egli considera i figli un dono di Dio all’amore umano, ma non un diritto dei genitori, motivo per cui si oppone ai metodi di fecondazione assistita. Questi, secondo lui, non sono sempre moralmente leciti, in quanto presentano una serie di elementi problematici, di dubbia moralità o del tutto inaccettabili (come, ad esempio, l’eliminazione di embrioni umani).

Divorziati “risposati”: No alla Comunione sacramentale

In un’intervista del 2015, il Cardinale Sturla ribadì che il matrimonio, sia come realtà naturale sia come sacramento, è indissolubile, perché “l’uomo e la donna sono chiamati a creare una comunione di vita che sia indistruttibile, fino a che la morte non li separi”.

A proposito dei dibattiti emersi durante il Sinodo sulla Famiglia su tale questione, Sturla espresse una lieve critica al fatto che Papa Francesco non avesse chiaramente “regolamentato” i criteri da applicare. D’altro canto, il Cardinale considerò l’apertura “misericordiosa” promossa da Francesco come un progresso, o una “vittoria” in termini ecclesiali ma non politici, capace di avvicinare maggiormente la Chiesa al popolo, “mettendo in evidenza la misericordia del Vangelo”.2Affermò: “Ciò è stato molto discusso [al Sinodo], perché […] se si guarda dal punto di vista dottrinale, dell’indissolubilità del matrimonio, è un tema complesso, difficile […] Prevale l’ispirazione misericordiosa di Papa Francesco, che dice: ‘guardiamo ogni caso in modo individuale’, cioè dobbiamo cercare di comprendere, in ogni situazione, le ragioni per cui si è verificato il divorzio precedente, le ragioni per cui le persono vanno avanti, e lì si fa una distinzione, un po’ complessa, tra foro esterno — ciò che si vede nella condotta morale delle persone — e foro interno — ciò che la persona nella sua coscienza comprende di aver vissuto e quindi se si considera o no in una situazione di peccato. Ovviamente, si invita la persona a vivere questa situazione, a condividerla con un confessore, con un sacerdote prudente che possa consigliarla su cosa fare, se comunicarsi o meno.

In seguito, Sturla è sembrato esser diventato più fermo, o quantomeno più diretto, sull’argomento, dichiarando nel 2018: “Una persona divorziata che vive una seconda unione non può ricevere la Comunione, perché se il suo primo matrimonio è valido, questa è la norma della Chiesa”.

Fiducia Supplicans

Già nell’intervista del 2015 sopra citata, il Cardinale Sturla aveva fortemente respinto ogni equiparazione delle relazioni omosessuali a un vincolo matrimoniale, affermando che per la Chiesa un conto è “rispettare ogni persona nella sua individualità e in ciò che vive”, un altro è  “avallare tutta la condotta morale delle persone”. In questo senso, ritiene che la Chiesa possa cercare di comprendere, accompagnare e accogliere nel suo grembo le persone con orientamento omosessuale, o anche le coppie, ma non può in alcun modo benedire o ratificare sacramentalmente tali unioni. Benedire “un tipo di unione che la Chiesa sa non essere conforme al disegno del Creatore” è per lui inaccettabile.

Tuttavia, cerca comunque di giustificare la posizione di Papa Francesco, sottolineando che, di fronte al rigore delle formule dottrinali, “il cuore della dottrina del Vangelo è la compassione”, non riconoscendo così Gesù Cristo e la sua chiamata alla conversione personale come nucleo centrale del messaggio evangelico.

A posteriori, il rifiuto da parte del Cardinale Sturla di benedire coppie dello stesso sesso si è fatto chiaro, definitivo e categorico. Anzitutto, ha criticato il fatto che il documento sia stato pubblicato nel periodo che precede il Natale; in secondo luogo, ha affermato che la Dichiarazione è un testo ambiguo, che genera confusione e una forte divisione nella Chiesa: “È una questione controversa e sta provocando divisione all’interno della Chiesa”. La Chiesa, ha aggiunto, ha sempre benedetto le persone, ma benedire le persone come coppia non è ammissibile. In modo erroneo e contraddittorio, il documento in questione “permette che la coppia venga benedetta, ma non attraverso un rito”, ha proseguito.

In definitiva, secondo il Cardinale, si tratta di un documento “non chiaro”, che da un lato afferma una cosa e poi l’opposto, e dall’altro contraddice apertamente un documento precedente dello stesso Dicastero sullo stesso argomento pubblicato due anni prima, in cui era stata categoricamente negata la possibilità per la Chiesa di offrire questo tipo di benedizioni. In linea con la Tradizione della Chiesa, egli riafferma che la Chiesa è aperta a tutti, “ma con delle regole”.3Anche in El País, 24 dicembre 2023; cfr. anche Miguel Cuartero, “Un (altro) Cardinale sfida Roma su Fiducia supplicans”, Korazym.

MUNUS REGENDI

Abbiamo descritto sopra il contesto storico, politico ed ecclesiale in cui il Cardinale Sturla iniziò il suo ministero episcopale nel 2014, quando fu nominato arcivescovo di Montevideo. In termini generali, egli ha svolto il proprio lavoro programmando l’azione pastorale dell’arcidiocesi attraverso successive Lettere Pastorali, nelle quali ha tracciato le linee guida di orientamento generale in armonia con la Rivelazione, la Tradizione e il Magistero ecclesiale, fondandosi al tempo stesso sulla ricca, feconda e magistrale opera storica di evangelizzazione compiuta dalla Chiesa in Uruguay da parte di prelati e laici. Tale opera pastorale ha integrato i contributi di vescovi, religiosi e laici uruguayani affinché potessero agire in armonia e comunione spirituale, come un solo Corpo di Cristo.

In queste Lettere Pastorali si trovano costanti riferimenti non solo a Papa Francesco, ma anche a san Giovanni Paolo II e, in particolare, a Papa Benedetto XVI.

Il punto di partenza del suo lavoro episcopale è stato, vale la pena ribadirlo, la situazione limitata e condizionata della Chiesa di Montevideo rispetto alla cultura secolarista dominante nella vita nazionale, al declino e alla perdita del fervore cristiano in una larga parte dei fedeli cattolici e alla sempre più vasta diffusione di un sentimento religioso senza Dio e persino senza religione nell’intera società montevideana.

L’obiettivo delineato dal Cardinale in tutti questi anni di ministero episcopale è stato, ad intra, rafforzare la fede del popolo credente, la formazione dei sacerdoti e la promozione della pratica sacramentale, specialmente della Messa domenicale, con un vigore spirituale nuovo e rinnovato. E ad extra è stato rendere presente la Chiesa negli ambiti civili, sociali e politici, cercando e promuovendo il dialogo con le autorità civili, evitando lo scontro sterile e inefficace. In altre parole, cercando punti di accordo, non di divisione.

Per realizzare questo compito, il presule di Montevideo ha stabilito con totale chiarezza e in modo inequivocabile che “Gesù Cristo è il centro integratore della vita di fede, la Chiesa è il sacramento della comunione e della salvezza, quando riflette la gloria del Redentore”, perché essa non ha luce propria, non è un fine in sé stessa, ma la sua missione è rendere Dio presente nella storia dell’umanità evangelizzando i cuori degli uomini e la cultura, proclamando Gesù Risorto “in una Patria secolare”, e celebrando la gloria di Dio mediante la liturgia e la preghiera.4Concetti sviluppati dal Cardinale Daniel Fernando Sturla, op. cit. in nota 19.

Tuttavia, vi sono stati temi sui quali il Cardinale si è espresso con assoluta chiarezza ed energia: l’ideologia di genere, la violenza contro le donne, gli abusi sui minori, l’eutanasia e l’aborto.

Ideologia di genere e violenza contro le donne

Il Cardinale ha criticato l’imposizione dell’ideologia di genere nell’istruzione primaria attraverso un manuale obbligatorio promosso dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione. Ha affermato che le linee guida contenute nel testo ignorano la natura della persona umana e che il documento rappresenta un’“imposizione surrettizia”, poiché assume una certa ideologia esclusiva imposta al di sopra del diritto costituzionale dei genitori, i quali detengono la responsabilità primaria nell’educazione dei propri figli. Una simile imposizione, ha osservato, priva i genitori della loro autorità e risulta tipica di uno Stato totalitario, non democratico.

Per contrastare tale offensiva, il Cardinale ha promosso l’insegnamento di un corso di educazione sessuale “ispirato ai valori cristiani”, che mira allo “sviluppo integrale della persona e include gli aspetti biologici, psicologici, sociali e spirituali”. Il corso si fonda su un’“antropologia ispirata alla Bibbia, da una visione cristiana o giudeo-cristiana dell’essere umano creato da Dio”, sottolineando che la Chiesa in Uruguay vanta almeno quarant’anni di esperienza in materia di educazione sessuale.

Ha inoltre definito l’ideologia di genere come una “corrente imperialista che cerca di colonizzare ideologicamente i popoli e in particolare i più poveri”, imposta tramite prestiti finanziari [debito estero] subordinati all’approvazione preventiva di determinate leggi che legalizzano contraccezione e omicidio prenatale come politiche di Stato. In tal senso, non ha esitato a descriverla come “una sorta di follia” che inventa generi sessuali e attacca direttamente Dio creatore.

Ha anche osservato che tale ideologia manipola  le definizioni di violenza contro le donne, la quale è invece attribuibile in gran parte alla perdita dei valori nella società, che favorisce il primato e la predominanza della violenza e dell’arbitrarietà del più forte sul più debole.

Abusi sui minori

Di fronte al problema degli abusi sui minori, il Cardinale ha evidenziato la politica proattiva, anticipatoria e precauzionale promossa dalla Conferenza Episcopale Uruguaiana a partire dal 2013, volta a prevenire quanto più possibile l’insorgere di situazioni critiche, mediante la formazione di tutti coloro che svolgono funzioni nella Chiesa. Ciò ha permesso che il problema in Uruguay non raggiungesse le dimensioni registrate in altri Paesi.

MUNUS DOCENDI

Nel suo munus docendi episcopale, il Cardinale Sturla ha sempre cercato di rimanere fedele al Magistero della Chiesa universale e, al tempo stesso, di attualizzare l’eredità trasmessa da figure esemplari della Chiesa uruguaiana, in particolare da monsignor don Jacinto Vera (1813-1881), primo vescovo dell’Uruguay, beatificato il 6 maggio 2023.

In tal senso, il Cardinale ha raccolto l’eredità di monsignor Vera, definendola come la concretizzazione della missione evangelizzatrice in una cultura di cristianesimo debole e in via di secolarizzazione, da adattare e trasformare in una guida luminosa di fronte alla sfida che oggi affrontano la Chiesa di Montevideo, in particolare, e la Chiesa uruguaiana, in generale: compiere la missione evangelizzatrice in una società uruguaiana post-cristiana, sottoposta a una nuova “ondata glaciale di secolarizzazione”, che presenta due scenari: da un lato, la forte secolarizzazione storica con la separazione imposta tra Chiesa e società civile; dall’altro, l’ascesa di credenti senza Chiesa e senza religione. Sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare pur essendo “povera, libera, piccola e bella”, priva di appoggi politici ed economici per sostenerla.

Il mandato missionario di Gesù alla Chiesa

Sturla ritiene che la Chiesa non esista per sé stessa, ma per adempiere al mandato evangelizzatore affidatole e comandatole dallo stesso Signore Risorto: “Per questo esistiamo, non per guardarci l’ombelico e impigliarci in difficoltà interne, ma per aprire il cuore e annunciare Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, a tempo opportuno e non opportuno”. In una società in cui la Chiesa è presente da oltre 400 anni, “la Chiesa in Uruguay è stata la levatrice della Patria”, motivo per cui è chiamata a essere protagonista della vita sociale e politica del Paese, in quanto responsabile dell’annuncio del Vangelo della salvezza. Essa deve essere “sale della terra e luce del mondo”, evitando di diluire la propria identità e cadere nella trappola dell’auto-secolarizzazione, rispettando la diversità dei carismi presenti al suo interno e inserendosi negli ambienti popolari che le sono ancora lontani.

Gesù crocifisso e risorto, realmente presente nell’Eucaristia

Il presule di Montevideo ha sottolineato, nelle sue omelie, la vera attualizzazione del sacrificio del Signore nostro Gesù Cristo, in un tempo in cui si va perdendo il significato salvifico attuale della celebrazione eucaristica. Questo è stato un tema costante della sua predicazione, in particolare nelle omelie pronunciate negli anni durante la solennità del Corpus Domini: “Il sacrificio della Croce si attualizza ogni giorno sugli altari delle chiese del mondo, e oggi qui, nel centro della città, dicendo tutti noi noi stessi, ma proclamandolo  anche ai nostri fratelli e sorelle, che crediamo in Cristo Salvatore. È Colui che dà senso e pienezza alla vita. È Lui l’unico di cui ciascuno di noi può dire: ‘Mi ha amato e ha dato Sé stesso per me,’ ed Egli versa il Suo sangue redentore su tutti noi e su tutto il mondo”.

Gesù nell’Eucaristia e il pane materiale

Il Cardinale Sturla ha anche sottolineato che l’Eucaristia è fondamento e significato del cibo materiale, in particolare per i più bisognosi, i poveri e i migranti. Ha evidenziato il significato e il fondamento posti dal Signore stesso nel miracolo della moltiplicazione dei pani, poiché il comando “date da mangiare alla folla affamata” significa non solo portare il pane materiale per saziare la fame, ma anche avvicinare il Pane eucaristico come alimento vitale per tutti coloro che lo ricevono.5“[…] Sappiamo che non basta un piatto di cibo, né è sufficiente un buon trattamento terapeutico, né accogliere e dare rifugio ai migranti, se non doniamo il meglio che abbiamo: il Signore Gesù”. infatti, è necessario risvegliare questo senso soteriologico della carità materiale: “Svegliamoci e rendiamoci conto che abbiamo il tesoro del Pane Eucaristico, che per noi il ‘Gesù dell’altare’ sarà sempre unito al ‘Gesù del fratello che soffre’. Ma se non portiamo anche quel fratello o sorella sofferente al Gesù dell’altare, gli stiamo facendo perdere la cosa più bella della vita e la gioia che si annida nei nostri cuori”.

Ha inoltre richiamato quanto detto secoli fa da sant’Agostino d’Ippona: che il Pane eucaristico non solo nutre chi lo riceve, come ogni alimento, ma assimila il ricevente stesso al Signore Risorto. L’amore di Dio in Gesù Cristo diventa così evidente e concreto “da diventare cibo per noi, affinché siamo assimilati a Cristo”.

Eutanasia

Il Cardinale si è espresso in modo fermo e inequivocabile contro l’imposizione della legislazione sull’eutanasia nella società uruguaiana. Considera sia l’aborto legalizzato sia l’eutanasia elementi centrali della pseudo-cultura dello scarto o della morte. In questo senso, sostiene che occorre mettere da parte il sentimentalismo e accompagnare le persone affinché concludano la loro vita con dignità e senza sofferenze, ma senza ucciderle. Ritiene che in questa problematica si tenda a trascurare la sofferenza psicologica, che può essere ben più grave di quella fisica, e che di fatto la legge non la contempla.

Quando l’eutanasia è stata legalizzata nell’ottobre 2022, il Cardinale si è pronunciato con forza contro l’approvazione dell’iniziativa, definendola “una legge pedagogicamente terribile”, poiché “promuove  l’[anti]cultura dello scarto e della morte”, rappresentando “un chiaro arretramento nel riconoscimento della dignità di ogni vita umana”, al punto che “la vita umana smette di essere un valore assoluto per diventare un valore relativo”, con conseguenze gravi e difficilmente immaginabili.

La Chiesa è consapevole che questo tema, come altri (contraccezione, aborto), rende difficile l’avvicinamento delle nuove generazioni, ha osservato, ma sa anche bene che, sebbene “la Chiesa debba raggiungere tutti”, al tempo stesso “deve farlo senza rinnegare la propria identità”, sull’esempio del suo Signore. “Non può cercare di essere comprensiva mettendo da parte il messaggio del Vangelo”, perché farlo “sarebbe un tradimento”.

Aborto

L’aborto fu legalizzato in Uruguay alla fine del 2012, quando il Cardinale era ancora vescovo ausiliare di Montevideo, ed era già in vigore al momento della sua nomina ad arcivescovo. Per questo motivo, affermò che la Chiesa doveva “guardare avanti, poiché la legge è già stata approvata” e che ciò che conta è che la Chiesa si impegni a “sanare le ferite della società” e continui a “difendere la vita del concepito dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale”, fino al giorno — del cui arrivo si dice fiducioso — in cui l’aborto e le leggi che lo permettono saranno riconosciuti per ciò che realmente sono: “la peggiore tragedia del mondo contemporaneo” e “un orrore”, anche se ci vorrà tempo per giungere a tale convinzione.

“Matrimonio” tra persone dello stesso sesso

In merito alla legalizzazione del matrimonio omosessuale, approvata il 10 aprile 2013, il Cardinale Sturla dichiarò: “Dobbiamo guardare avanti”, sottolineando di “difendere la famiglia, costituita da uomo e donna”, pur “provando” allo stesso tempo “un enorme rispetto per le persone che formano una coppia omosessuale”.6Loc. cit., nota 37.

Sinodalità

Il Cardinale Sturla vede nella sinodalità un “nuovo” segno distintivo della Chiesa di Cristo, ma ritiene che essa metta da parte l’essenza della Chiesa di essere  “una, santa, cattolica e apostolica”. Si è mostrato molto critico nei confronti di precedenti iniziative in America Latina legate alla preparazione del Sinodo sulla sinodalità, in particolare verso l’Assemblea Ecclesiale Latinoamericana (svoltasi alla fine del 2021), poiché “non ha avuto una risonanza particolare” e “non è riuscita a convocare persone né a generare entusiasmo”. A suo dire, questa assemblea parlava di un “cambiamento di paradigma” che non ha messo radici nel cuore e nell’anima dei fedeli. Secondo lui, ciò si è reso evidente nel testo prodotto e sviluppato dall’Assemblea latinoamericana, che presentava “molte carenze” e “non era rappresentativo” del sentire della maggioranza dei partecipanti, con “silenzi significativi sul significato dell’evangelizzazione e della salvezza”. Ha anche osservato che mancava ogni riferimento al peccato e alla Beata Vergine Maria, il che porta a pensare che “non si stia rispondendo al sentire del Popolo di Dio”.

Il Cardinale ha mostrato la stessa attitudine critica nei confronti del controverso Sinodo sulla sinodalità, tenutosi lo scorso ottobre a Roma. A suo avviso, la Chiesa deve evangelizzare ponendo al centro l’annuncio di Gesù Cristo come Salvatore; altrimenti non sarà altro che “una grande ONG che cerca un mondo migliore insieme agli altri”. Ha aggiunto: “Se il Sinodo si limiterà a far guardare la Chiesa a sé stessa, affrontando temi che attirano l’attenzione dei mass media, sarà un fallimento”.7“Ciò che bisogna fare è che la Chiesa si dedichi davvero alla sua missione, che è evangelizzare”, dichiarò in un’intervista del 2022. In tal senso, ha ribadito che il Sinodo vaticano “potrà realizzare la sua missione solo se insisterà davvero sull’aspetto missionario della Chiesa”, portando, cioè, un “annuncio che sia annuncio di salvezza”, nel senso che “la salvezza proclamata dal Vangelo è in Gesù Cristo”, non una salvezza di esperienza universale. Al contrario, ritiene che “se il Sinodo si limiterà a far guardare la Chiesa a sé stessa, affrontando temi che attirano l’attenzione dei mass media, sarà un fallimento”. In sintesi: “la Chiesa si realizza se evangelizza”, “annunciando Gesù Cristo Salvatore”, perché “la missione della Chiesa è essere segno e strumento della salvezza che ci è venuta attraverso Gesù Cristo Signore”. Altrimenti, la Chiesa riuscirebbe solo a ridursi a “una grande ONG che cerca un mondo migliore con gli altri”. In altre parole: la proclamazione di Gesù Cristo Salvatore o un’istituzione filantropica, in una dimensione puramente orizzontale, priva di trascendenza.

Nuova evangelizzazione

Nella sua Lettera Pastorale Ridonami la gioia della tua salvezza! (2021), il Cardinale Sturla tracciò delle linee guida per rafforzare ed espandere la cura pastorale di Montevideo, il che implica evangelizzare di fronte ai tempi nuovi non solo in Uruguay, ma anche nel continente americano e nel mondo intero.

La realtà culturale attuale è impregnata di ciò che il Cardinale definisce un’“ondata glaciale di secolarizzazione”, ovvero una “seconda ondata di secolarizzazione” presente tanto all’interno quanto all’esterno della Chiesa in Uruguay. Si tratta di una realtà diversa dalla prima ondata che nel 1918 sancì in una nuova Costituzione nazionale la separazione assoluta tra Chiesa e Stato, lasciando quest’ultimo sotto il dominio della Gran Loggia Massonica, fondata nel 1856 a Montevideo, e relegando la Fede cattolica e la Chiesa alla sola sfera privata, senza alcun diritto di manifestarsi pubblicamente.

La sua analisi si basa sul riconoscimento che l’annuncio centrale della fede cattolica — Gesù Cristo è il Figlio di Dio e il Salvatore dell’uomo — è oggi minacciato da due tendenze che offuscano tale messaggio: il neo-gnosticismo incorporeo e il neo-pelagianesimo individualista, denunciati anch’essi a livello globale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.8Placuit Deo, nn. 3-4 (2018).

L’attuale ondata di secolarizzazione si manifesta in diversi dati rilevanti: una diminuzione del numero dei fedeli, un’ignoranza religiosa diffusa, l’assenza degli elementi basilari della fede cattolica nella cultura generale della popolazione, la scarsa conoscenza delle verità fondamentali della fede da parte degli stessi credenti, l’assenza di bambini, adolescenti e giovani dalla catechesi parrocchiale, il crescente relativismo ad intra della Chiesa riguardo alle questioni morali, gravi difficoltà nell’evangelizzazione nella maggior parte delle scuole cattoliche, la scarsità di vocazioni, la scomparsa di gran parte della vita religiosa, ecc.9Op. cit. alla nota 44, Capitolo 2, La entrega en la misión y la escasez de frutos.

Concilio Vaticano II

Il Cardinale Sturla aderisce alla visione di Papa Benedetto XVI sul Concilio, considerandolo in continuità e non in rottura con il passato. Egli è pertanto in disaccordo con quanti vedono nel Concilio “un nuovo inizio”, una “nuova era” che avrebbe posto fine alla storia della Chiesa iniziata con l’epoca costantiniana.

Ritiene tuttavia che il Concilio abbia apportato contributi preziosi, quali:

  • l’introduzione di una nuova concezione ecclesiologica della realtà della Chiesa come mistero, come Corpo di Cristo, e non solo come descrizione di una società visibile – una società perfetta – la cui fondazione in Cristo sia ridotta alla sua struttura gerarchica;
  • l’apertura ecumenica;
  • il dialogo con il mondo;
  • il ritorno alle fonti bibliche e patristiche;
  • la riforma liturgica;
  • la libertà di coscienza e la libertà di fede e di religione;
  • l’aggiornamento della Chiesa ai rapidi mutamenti della società.

Allo stesso tempo, ritiene che l’applicazione di tali riforme e contributi abbia spesso dato luogo ad azioni sconcertanti e superficiali, che hanno fatto naufragare una buona parte del suo patrimonio.

Citando il discorso di Papa Paolo VI alla fine del Concilio, ha criticato quella che vede come un’invasione dell’uomo secolarizzato e del mondo all’interno della Chiesa. Ciò ha portato, secondo Sturla, a una Chiesa che ha “riposto” la propria identità in un angolo per amore del dialogo e della comprensione, con il risultato che “oggi, per molti [cattolici], non siamo più un interlocutore d’interesse”.10Op. cit. alla nota 46, Capitolo 3, El don del Concilio Vaticano II y la dificultad de su aplicación.

Il Cardinale Sturla ritiene innegabile che le sfide poste dalla nuova ondata glaciale della secolarizzazione, avvenute nel periodo post-conciliare, abbiano portato a una “chiara diminuzione del numero di cattolici in Occidente, al crollo delle vocazioni sacerdotali e ad un enorme calo delle vocazioni alla vita religiosa”. Tale situazione è, secondo lui, frutto dell’influsso del cambiamento culturale esterno che ha invaso la Chiesa, insieme all’indebolimento spirituale e religioso interno che ha dato spazio a questo cambiamento culturale esterno.

Per il Cardinale Sturla, la prima e fondamentale sfida che la Chiesa uruguaiana deve affrontare è quella di salvaguardare la fede di fronte a questo pericolo di auto-secolarizzazione, mantenendo viva sacramentalmente la presenza del Signore Risorto.11Ibidem., Capitolo 4. A tal fine, egli propone tre assi di conversione pastorale:

  1. Il recupero del discorso fondamentale della fede: un solo Dio che è trinitario; Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, presente nella santa Chiesa; il vero bene dell’uomo; l’immortalità dell’anima; la salvezza eterna e la terribile possibilità della dannazione.12Ibidem., Capitolo 5, tratto dal Catecismo del Tercer Concilio de Lima (Perù), del XVIII secolo.
  2. Il recupero del senso del peccato originale, il cui abbandono o oblio ha prodotto errori antropologici che hanno costituito il fondamento del totalitarismo nella Chiesa, portato al rilassamento e all’abbandono della saggia disciplina ecclesiale e provocato la perdita del senso della libertà personale responsabile.
  3. Il recupero del senso integrale della salvezza e del suo annuncio gioioso, per superare la tendenza a ridurre la salvezza a una morale della solidarietà o del “buonismo” o bonomia (neo-pelagianesimo),13Ibidem. Tra l’altro, porta anche alla falsa percezione della Comunione come un diritto, all’educazione ai “valori” e non alle virtù tramite il “combattimento della fede”, in modo tale che “non si formano personalità forti nell’amore”, che implica sacrificio, ma esseri egoisti e capricciosi. “Se Gesù è l’amico che mi sopporta in tutto e legittima tutto ciò che penso, sento e faccio, non sarà mai il mio Salvatore”. una morale che conduce, tra l’altro, alla graduale secolarizzazione della salvezza che sfocia nel “gesuanesimo” (“Gesù è un amico che ci vuole bene”) e in una fede sentimentalista. In questo senso, il Cardinale Sturla propone di recuperare il dono della salvezza in Gesù mediante un nuovo zelo missionario di evangelizzazione che deve essere presente nella società uruguaiana.14Nel senso di una “piccola Chiesa”, anticipata e profetizzata nel 1969 dall’allora giovane sacerdote Joseph Aloysius Ratzinger in Fede e futuro, Capitolo 5: Che aspetto avrà la Chiesa dell’anno 2000 (1973).
  • 1
    Ha pubblicato tre libri: 1916-1917: Separación de la Iglesia y el Estado en el Uruguay, ed. Istituto Teologico Mariano Soler, 1993; ¿Santa o de Turismo? La secularización del calendario en el Uruguay, ed. Istituto Preuniversitario Juan XXIII, 2010; e Mi vivir es Cristo. Biografía y textos del P. Arturo Mossman Gros, padre y maestro espiritual 1888-1964, della Colección Testigos Salesianos (Collana Testimoni Salesiani) 6, 2015.
  • 2
    Portò ad eliminare l’insegnamento e della pratica religiosa nelle scuole pubbliche, a rimuovere il riferimento a Dio e ai Vangeli nel giuramento parlamentare e i fondi al seminario, ad abolire tutti gli onori a figure o simboli religiosi, ecc., fino a rendere la religione cattolica una manifestazione solo privata, fino al punto che a Costituzione della Repubblica, promulgata nel 1918, consacrò la totale ed assoluta separazione tra Stato e Religione: “lo Stato non riconosce alcuna religione” (Articolo 5). Una legge successiva addirittura rimosse ogni riferimento religioso dalle festività cristiane, rinominando il Natale “Giorno della Famiglia”, l’Epifania “Giorno dei Bambini” e la Settimana Santa “Settimana del Turismo”.
  • 3
    Nel suo piano pastorale del 2017, Sturla scrisse: “Non permettiamo che la nostra identità si diluisca, perché se non siamo fedeli alle nostre radici, che affondano nella Croce di Cristo, alla fine non saremo nulla, non faremo bene a nessuno e cadremo nell’apatia che circonda tanti nel nostro Paese come un incubo”.
  • 4
    E aggiunge: poiché senza la Messa domenicale il credente “si esclude da un’occasione unica della vita di amicizia con Dio, lascia Gesù ad aspettare”, cioè, senza la liturgia domenicale non c’è incontro né amicizia con il Signore. Il fatto è che l’incontro settimanale con il Risorto è insieme dono e comandamento, perché dalla celebrazione nasce la missione-comandamento per ogni credente di “vivere la vita cristiana dove sono piantato”, ed è per questo che “è necessario nutrirsi del Signore e della sua Parola ogni domenica”, per rendere ragione della speranza che anima ogni credente.
  • 5
    Affermò: “Ciò è stato molto discusso [al Sinodo], perché […] se si guarda dal punto di vista dottrinale, dell’indissolubilità del matrimonio, è un tema complesso, difficile […] Prevale l’ispirazione misericordiosa di Papa Francesco, che dice: ‘guardiamo ogni caso in modo individuale’, cioè dobbiamo cercare di comprendere, in ogni situazione, le ragioni per cui si è verificato il divorzio precedente, le ragioni per cui le persono vanno avanti, e lì si fa una distinzione, un po’ complessa, tra foro esterno — ciò che si vede nella condotta morale delle persone — e foro interno — ciò che la persona nella sua coscienza comprende di aver vissuto e quindi se si considera o no in una situazione di peccato. Ovviamente, si invita la persona a vivere questa situazione, a condividerla con un confessore, con un sacerdote prudente che possa consigliarla su cosa fare, se comunicarsi o meno.
  • 6
    Anche in El País, 24 dicembre 2023; cfr. anche Miguel Cuartero, “Un (altro) Cardinale sfida Roma su Fiducia supplicans”, Korazym.
  • 7
    Concetti sviluppati dal Cardinale Daniel Fernando Sturla, op. cit. in nota 19.
  • 8
    “[…] Sappiamo che non basta un piatto di cibo, né è sufficiente un buon trattamento terapeutico, né accogliere e dare rifugio ai migranti, se non doniamo il meglio che abbiamo: il Signore Gesù”. infatti, è necessario risvegliare questo senso soteriologico della carità materiale: “Svegliamoci e rendiamoci conto che abbiamo il tesoro del Pane Eucaristico, che per noi il ‘Gesù dell’altare’ sarà sempre unito al ‘Gesù del fratello che soffre’. Ma se non portiamo anche quel fratello o sorella sofferente al Gesù dell’altare, gli stiamo facendo perdere la cosa più bella della vita e la gioia che si annida nei nostri cuori”.
  • 9
    Loc. cit., nota 37.
  • 10
    “Ciò che bisogna fare è che la Chiesa si dedichi davvero alla sua missione, che è evangelizzare”, dichiarò in un’intervista del 2022. In tal senso, ha ribadito che il Sinodo vaticano “potrà realizzare la sua missione solo se insisterà davvero sull’aspetto missionario della Chiesa”, portando, cioè, un “annuncio che sia annuncio di salvezza”, nel senso che “la salvezza proclamata dal Vangelo è in Gesù Cristo”, non una salvezza di esperienza universale. Al contrario, ritiene che “se il Sinodo si limiterà a far guardare la Chiesa a sé stessa, affrontando temi che attirano l’attenzione dei mass media, sarà un fallimento”. In sintesi: “la Chiesa si realizza se evangelizza”, “annunciando Gesù Cristo Salvatore”, perché “la missione della Chiesa è essere segno e strumento della salvezza che ci è venuta attraverso Gesù Cristo Signore”. Altrimenti, la Chiesa riuscirebbe solo a ridursi a “una grande ONG che cerca un mondo migliore con gli altri”. In altre parole: la proclamazione di Gesù Cristo Salvatore o un’istituzione filantropica, in una dimensione puramente orizzontale, priva di trascendenza.
  • 11
    Placuit Deo, nn. 3-4 (2018).
  • 12
    Op. cit. alla nota 44, Capitolo 2, La entrega en la misión y la escasez de frutos.
  • 13
    Op. cit. alla nota 46, Capitolo 3, El don del Concilio Vaticano II y la dificultad de su aplicación.
  • 14
    Ibidem., Capitolo 4.
  • 15
    Ibidem., Capitolo 5, tratto dal Catecismo del Tercer Concilio de Lima (Perù), del XVIII secolo.
  • 16
    Ibidem. Tra l’altro, porta anche alla falsa percezione della Comunione come un diritto, all’educazione ai “valori” e non alle virtù tramite il “combattimento della fede”, in modo tale che “non si formano personalità forti nell’amore”, che implica sacrificio, ma esseri egoisti e capricciosi. “Se Gesù è l’amico che mi sopporta in tutto e legittima tutto ciò che penso, sento e faccio, non sarà mai il mio Salvatore”.
  • 17
    Nel senso di una “piccola Chiesa”, anticipata e profetizzata nel 1969 dall’allora giovane sacerdote Joseph Aloysius Ratzinger in Fede e futuro, Capitolo 5: Che aspetto avrà la Chiesa dell’anno 2000 (1973).

Servizio alla Chiesa

  • Ordinazione Sacerdotale: 21 novembre 1987
  • Ordinazione Episcopale: 11 dicembre 2011
  • Creato Cardinale: 14 febbraio 2015

Studi

  • 1976: Pia Società di San Francesco di Sales, Montevideo, Uruguay; Diritto civile, Filosofia e Scienze dell’educazione.
  • 2006: Istituto Teologico Uruguaiano “Monsignor Mariano Soler”, Montevideo, Uruguay; Licenza in Teologia.

Incarichi

  • 1987-2011: Sacerdote, Arcidiocesi di Montevideo, Uruguay
  • 1991-1993: Vicario del noviziato e del post-noviziato salesiano, Montevideo, Uruguay
  • 1994-1996: Direttore dell’Aspirantato Salesiano e Maestro dei Novizi, Montevideo, Uruguay
  • 2003-2008: Direttore dell’Istituto Preuniversitario Juan XXIII, Montevideo, Uruguay
  • 2007-2008: Professore di Storia della Chiesa, Istituto Preuniversitario Juan XXIII, Montevideo, Uruguay
  • 2008: Ispettore Salesiano in Uruguay
  • 2009: Presidente della Conferenza dei Religiosi dell’Uruguay (CONFRU)
  • 2012: Vescovo ausiliare di Montevideo
  • 2012: Responsabile del Dipartimento Missioni e Laici della Conferenza Episcopale Uruguaiana
  • 2014: Arcivescovo di Montevideo
  • 2015: Inviato papale al V Congresso Eucaristico Nazionale, Bolivia
  • 2020: Inviato pontificio per le celebrazioni del 500° anniversario della prima Messa celebrata in territorio argentino

Incarichi Curiali

  • Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica
  • Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti
  • Dicastero per l’Evangelizzazione
  • Pontificia Commissione per l’America Latina
  • Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica

Foto: Abaca Press / Alamy