Santa Maria in Traspontina

Creato da:

Giovanni Paolo II

Status Votante:

Non-Elettore

Nazione:

Canada

Età:

80

Cardinale Marc Ouellet, P.S.S.

Santa Maria in Traspontina

Prefetto Emerito del Dicastero per i Vescovi

Canada

Ut unum sint

Perché tutti siano uno

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Dati chiave

Data di Nascita:

8 Giugno 1944 (80 anni)

Luogo di Nascita:

Lamotte, Canada

Nazione:

Canada

Concistoro:

21 Ottobre 2003

da

Giovanni Paolo II

Status Votante:

Non-Elettore

Incarico:

Emerito

Tipo:

Cardinale Vescovo

Chiesa Titolare:

Santa Maria in Traspontina

Sintesi

Il Cardinale Marc Ouellet è un prelato canadese in pensione che per oltre un decennio ha guidato il Dicastero vaticano per i Vescovi, responsabile della selezione dei candidati all’episcopato in tutto il mondo.

Cresciuto in una famiglia cattolica praticante ma non particolarmente devota nel Québec e uno degli otto figli di un agricoltore, Marc Ouellet si avvicinò maggiormente alla fede cattolica durante l’adolescenza.

Dopo aver frequentato il college all’Università Laval, entrò nel Grand Séminaire di Montréal e conseguì la licenza in teologia presso l’Università di Montréal. Fu ordinato sacerdote nel 1968. Dopo aver svolto il suo ministero in Canada per due anni, insegnò per due anni in spagnolo a Bogotá, in Colombia, dove entrò nei Sulpiziani nel 1972. Fu poi inviato a Roma, dove ottenne la licenza in filosofia presso l’Università di San Tommaso d’Aquino (Angelicum) nel 1974, mentre studiava tedesco a Innsbruck, in Austria. Dopo un periodo di servizio in un seminario in Canada, tornò a Roma e conseguì il dottorato in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1982. Per i successivi dodici anni insegnò nei seminari e servì come rettore in Colombia e a Montréal, fino a quando iniziò a insegnare teologia presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma (1996-2002).

Nel 2001, Giovanni Paolo II consacrò Ouellet vescovo e l’anno seguente lo nominò arcivescovo di Québec e primate del Canada. Nel 2003, Ouellet fu creato Cardinale e dal 2010 fu prefetto della Congregazione per i Vescovi nonché presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Più recentemente, nel 2018, Papa Francesco elevò Ouellet all’ordine dei cardinali-vescovi, equiparandolo in tutto e per tutto ai cardinali titolari di una chiesa suburbicaria.

Il Cardinale Ouellet presentò le sue dimissioni obbligatorie dai suoi incarichi curiali al compimento del 75° anno di età nel giugno 2019; Papa Francesco le rifiutò, accettandole solo tre anni e mezzo dopo, il 30 gennaio 2023, specificando che ciò avveniva in considerazione del raggiungimento dei “limiti d’età”.

Fu sostituito come Prefetto del Dicastero per i Vescovi e come Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina il 12 aprile dello stesso anno.

l Cardinale Marc Ouellet fu un forte candidato al Papato durante l’ultimo conclave ed era ampiamente ritenuto Papabile, sebbene nel 2013 avesse modestamente dichiarato: “Non mi vedo a quel livello, affatto”.

Le sue prospettive di elezione al soglio pontificio sono diminuite negli ultimi anni, principalmente per due casi che hanno fatto notizia. Diversi media canadesi e francesi hanno collegato l’accettazione papale delle sue dimissioni da prefetto alle accuse di cattiva condotta sessuale mosse nel suo Paese da due donne adulte, la seconda delle quali era stata resa pubblica il 19 gennaio 2023 dalla rivista cattolica progressista francese Golias. Il Cardinale Ouellet ha respinto le accuse.

Successivamente, nell’aprile 2024, un tribunale civile della Bretagna, in Francia, ha condannato in contumacia il Cardinale Ouellet e altri imputati per aver espulso una religiosa, suor Marie Ferréol, “senza motivo”. Il tribunale ha descritto l’espulsione come “infamante e vessatoria”. La sentenza è stata impugnata in appello.

Prelato per lo più di inclinazioni conservatrici ma con una visione un po’ moderna e post-conciliare che tende a cambiare con i tempi e con i papi, il suo episcopato si è formato in un ambiente secolarizzato e ostile come quello del Québec, dove ha resistito senza paura alle forti opposizioni alla sua ferma adesione agli insegnamenti della Chiesa, specialmente su temi legati alla vita.

Fermo difensore del celibato sacerdotale nel rito latino, è fermamente contrario all’ordinazione delle donne, ma favorevole a un loro maggiore ruolo nella Chiesa. Si oppone al “matrimonio” tra persone dello stesso sesso e alla ridefinizione del matrimonio civile, ha lodato l’Humanae Vitae e ha concretamente sostenuto i migranti in difficoltà. Le sue posizioni sull’islam sono moderate.

Il Cardinale ha una conoscenza approfondita dell’America Latina, avendo trascorso la prima metà degli anni ’70 e gran parte degli anni ’80 in Colombia — un retroterra che lo ha aiutato a stabilire buoni rapporti con Papa Francesco, che conosceva da prima della sua elezione.

L’unità e la comunione (il suo motto episcopale è Ut Unum Sint — “Che siano una cosa sola”) sono centrali per Ouellet, così come l’Eucaristia, che egli vede non solo come una celebrazione, ma anche come una “cultura” necessaria per mantenere l’equilibrio. È considerato un teologo di fama mondiale, ma è apparso incoerente sulla questione dell’ammissione alla Comunione dei cattolici in situazioni irregolari.

Uomo di principi, preghiera e sensibilità, a volte incline all’emozione e con una forte preoccupazione per l’unità, è riluttante a esprimere critiche in pubblico e adotta piuttosto un approccio diplomatico e di basso profilo nei confronti sia del Papato sia, in passato, del suo importante ruolo di prefetto del Dicastero per i Vescovi. È noto per essere un uomo di santità, trasparenza e umiltà, con una passione per la vita. Raramente concede interviste.

Ouellet ha una preferenza per le liturgie solenni e desidera che siano un momento di celebrazione di Dio, non delle persone. Ha sostenuto Summorum Pontificum e sembra aperto e favorevole alla Forma Straordinaria del Rito Romano. Ha una forte devozione per la Madonna ed è ampiamente riconosciuto come un prelato profondamente spirituale, con un grande senso di lealtà e un impegno a onorare il ruolo affidatogli — una qualità che si ritiene sia stata in parte formata dal suo amore giovanile per lo sport, in particolare l’hockey.

Pur essendo un grande amante della dottrina della Chiesa, non è considerato un uomo dottrinario e possiede una cordialità e un’affabilità personali che, secondo coloro che lo conoscono, lo distinguono come un vero pastore.

Ordinazione Diaconale Femminile

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Il Cardinale Ouellet sull’Ordinazione Diaconale Femminile

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Contro

Nel 2008, il Cardinale Ouellet citò Giovanni Paolo II, affermando che aveva raggiunto una conclusione “definitiva” sulla questione, e nell’ottobre 2018 ribadì tale posizione, opponendosi alla “pretesa” da parte delle donne “a ciò che è proprio dei ministri in senso sacerdotale.” Nel 2021 dichiarò che uomini e donne non dovrebbero essere “posti completamente sullo stesso piano dal punto di vista ministeriale, a causa della portata simbolica dei ruoli sacramentali.”

Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Non Nota

Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Il Cardinale Ouellet sul Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Contro

Sebbene il Cardinale Ouellet affermi che sia “concebibile” una modifica della regola, considera il celibato sacerdotale “un dono per la Chiesa” fondato “nella persona di Cristo.” Poco prima del Sinodo per l’Amazzonia, nell’ottobre 2019, ha inoltre pubblicato un libro in cui sostiene che, di fronte alle sfide, la Chiesa non dovrebbe cercare soluzioni rapide, ma piuttosto approfondire la comprensione della tradizione del celibato sacerdotale nel Rito Latino.

Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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Il Cardinale Ouellet sulle Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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A Favore

Si riferisce che il Cardinale Ouellet si sia alleato con i Cardinali Parolin e Versaldi per indirizzare una discussione all'interno della Congregazione per la Dottrina della Fede verso l’imposizione di severe restrizioni al Rito antico, culminate nella pubblicazione di Traditionis Custodes il 16 luglio 2021.

Accordi Segreti Santa Sede-Cina

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Non Nota

Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Promuovere una Chiesa “Sinodale”

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Il Cardinale Ouellet sul Promuovere una “Chiesa Sinodale”

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A Favore

Il Cardinale Ouellet ha dichiarato, a proposito del Sinodo sulla Sinodalità, che la Chiesa “sta vivendo un momento di ascolto dello Spirito Santo” e ha proposto che essa promuova e valorizzi i carismi (doni dello Spirito Santo) come parte del processo sinodale.

Profilo Completo

MUNUS SANCTIFICANDI

L’Eucaristia

“L’Eucaristia non appartiene semplicemente al bene esse ma all’esse della Chiesa. L’intera vita, parola e struttura della Chiesa è eucaristica nella sua stessa essenza”, ha affermato il Cardinale Marc Ouellet nel 2012.

Secondo Ouellet, “la tradizione eucaristica della Chiesa è così ricca che non può essere ridotta alla sola celebrazione dell’Eucaristia. Abbiamo bisogno dell’intera cultura eucaristica della Chiesa per mantenere in equilibrio tutti i suoi aspetti”. Ad esempio, il Cardinale ritiene che l’adorazione del Santissimo Sacramento “sia una forma di comunione spirituale, che prolunga la comunione sacramentale o la sostituisce quando un ostacolo impedisce la ricezione del sacramento”.

Oltre a collegare le devozioni all’Eucaristia, il Cardinale invita a riesaminare “la prassi pastorale dell’iniziazione cristiana e a riaffermare il legame tra la confermazione e l’Eucaristia… non solo a causa dei limiti della prassi pastorale attuale, ma per fedeltà al significato profondo della successione dei sacramenti dell’iniziazione”.

Il sacerdozio

Ouellet ritiene che sia il sacerdote che il popolo svolgano un ruolo essenziale nella Messa. Resiste “alla diffusa tendenza a relativizzare il ruolo del ministro ordinato per affermare la partecipazione consapevole e attiva dell’assemblea all’offerta sacrificale di Cristo”. Più in generale, ritiene essenziale comprendere “il fondamento trinitario sia della differenza essenziale sia della correlazione esistenziale tra i due modi di partecipazione” al sacerdozio di Cristo:

“Da un lato, il sacerdozio comune dei battezzati esprime la loro partecipazione alla figliolanza divina di Cristo, che in quanto tale include la sua mediazione dello Spirito. Dall’altro, il sacerdozio ministeriale o gerarchico esprime la mediazione di Cristo in quanto rappresenta il Padre. In virtù di questa rappresentazione del Padre, Cristo effonde lo Spirito che riceve dal Padre in risposta alla sua stessa offerta sacrificale ed eucaristica. Per questo istituisce simultaneamente il sacerdozio ministeriale e l’Eucaristia nell’Ultima Cena”.

Circa un anno prima dell’accettazione delle sue dimissioni da parte di Papa Francesco, Il Cardinale Ouellet ha organizzato un Simposio sulla “teologia fondamentale del sacerdozio” (17-19 febbraio 2022). Alla conferenza di apertura ha partecipato lo stesso Papa, che ha incoraggiato i sacerdoti a non essere “professionisti del sacro”.

Il Simposio ha visto la presenza di alti funzionari della Curia (tra cui il Cardinale Lazarus You Heung-Sik della Congregazione per il Clero, insieme ai cardinali Versaldi, Parolin, Semeraro, Farrell e Tagle). Il capo della liturgia vaticana, l’allora monisgnor Arthur Roche, ha introdotto la comunicazione dello stesso Ouellet.

Una docente di teologia dogmatica, Michelina Tenace, è stata invitata a parlare a una tavola rotonda del Simposio, dove ha affermato che dare alle donne un ruolo di diaconesse come nella Chiesa primitiva sarebbe “troppo poco”. Ha deplorato il fatto che certi ministeri non vengano più “dati” alle donne a causa di una “deriva maschilista e clericalista all’interno della Chiesa”, dove “uomini e donne non godono più della stessa dignità di esseri umani”. Tra le molte comunicazioni, la sua ha ricevuto gli applausi più entusiasti.

Il Cardinale Ouellet ha scelto relatori brillanti e di orientamento tradizionale per sostenere la dottrina di San Tommaso d’Aquino sul sacerdozio, nonché il celibato sacerdotale nella Chiesa latina. Tuttavia, il tema centrale del Simposio mirava a riflettere sulla ““vocazione” di tutti i battezzati, siano essi religiosi o laici: il “sacerdozio comune dei fedeli” come propugnato dalla Lumen Gentium.1“Monde & vie” N°1008, marzo 2022

In un’intervista al canale televisivo cattolico francese KTO.TV trasmessa il 5 febbraio 2022, il Cardinale Ouellet ha chiarito di star organizzando il Simposio come parte della “ricerca sinodale della Chiesa” per “aiutare il popolo di Dio a scoprire che è un popolo sacerdotale”. Ha inoltre dichiarato:

“Quando si pensa al sacerdozio, si pensa immediatamente ai sacerdoti, come se il ministero sacerdotale fosse tutto ciò che esiste del sacerdozio. E questo non è vero, tutt’altro, perché il sacerdozio più importante nella Chiesa è il sacerdozio dei battezzati, ed è il primo… è il primo alla base. E se questo sacerdozio deve vivere, allora abbiamo bisogno di ministri che proclamino la parola di Dio, che diano i sacramenti che sostengono l’impegno dei cristiani nel mondo”.

Approccio alla liturgia

Il Cardinale Ouellet celebra solitamente la liturgia in modo solenne. Secondo don Gilles Routhier, teologo canadese specializzato nel Concilio Vaticano II, Ouellet “ha posto grande enfasi sulla forma liturgica, dedicando notevoli risorse alla preparazione di celebrazioni belle e ben eseguite. Nulla è improvvisato o lasciato alla spontaneità. Il messale viene sempre utilizzato, anche per il segno di croce iniziale”. Le sue scelte musicali comprendevano il canto gregoriano in latino e altre forme classiche. Tuttavia, ha anche celebrato la Messa in New Brunswick con chierichette danzanti.

Le omelie di Ouellet sono “brevi, curate con attenzione — persino con meticolosità — e spesso notevoli per la loro profondità e ricchezza di contenuti”, afferma Routhier. Il Cardinale tende a offrire un commento spirituale della Parola di Dio proclamata, pur non essendo noto per evitare del tutto riferimenti alla politica o agli eventi mondiali. Nel 2008, ad esempio, ha chiesto una risposta da parte del governo e delle Nazioni Unite a una crisi alimentare globale imminente. In generale, Ouellet “è in linea con la visione della liturgia promossa da Papa Benedetto: non l’assemblea che celebra sé stessa, ma l’assemblea che celebra Dio”.

Atteggiamento verso il Vetus Ordo

Come arcivescovo di Québec, il Cardinale Ouellet ha sostenuto il Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, incoraggiando la celebrazione della Forma Straordinaria della Messa. Don Routhier riferisce che, “non riuscendo a trovare un sacerdote nella diocesi disposto a celebrare la Messa secondo il rito straordinario, e senza una reale domanda da parte dei fedeli, [il Cardinale] ha fatto arrivare un sacerdote francese della Fraternità Sacerdotale di San Pietro”. La fraternità, alla quale Ouellet successivamente affidò una parrocchia, offriva “celebrazioni eucaristiche secondo il Rito Straordinario” ed un’“istruzione catechetica basata sul Catechismo del Concilio di Trento” e si adoperava “per creare una domanda per il rito straordinario e suscitare interesse per esso in altre diocesi”. Secondo il Cardinale, queste iniziative rispondevano adeguatamente alle “necessità della popolazione” e all’intenzione del Santo Padre nell’emanare il suo Motu Proprio sulla Messa Tridentina.

Sotto il pontificato di Papa Francesco, tuttavia, il Cardinale Ouellet ha mostrato meno simpatia per la liturgia tradizionale. Secondo “fonti affidabili” citate da Diane Montagna, Ouellet sarebbe stato una figura chiave nella sessione plenaria del 29 gennaio 2020 della Congregazione per la Dottrina della Fede. Insieme ai cardinali Parolin e Versaldi, avrebbe guidato la discussione verso l’imposizione di severe restrizioni al rito latino tradizionale, culminate nella pubblicazione di Traditionis Custodes il 16 luglio 2021.

Questo cambiamento di atteggiamento del Cardinale Ouellet nei confronti della liturgia trova conferma anche nel cambiamento liturgico imposto alla comunità francese, dedita all’insegnamento scolastico, delle Suore Domenicane dello Spirito Santo, sulla quale esercitava di fatto il governo. Questa comunità era rimasta fedele alla forma tradizionale della Messa latina fin dall’introduzione del Novus Ordo nel 1969, ma di recente è stata obbligata, per “obbedienza” a “Roma”, a implementare progressivamente celebrazioni regolari del Novus Ordo in tutte le sue istituzioni durante l’anno, oltre all’uso quotidiano del lezionario riformato e del calendario liturgico riformato, nonostante le evidenti frequenti incompatibilità tra il calendario litrugico tradizionale e quello riformato.

Alle suore è stato comunicato da un’autorità della “Sede Apostolica”, che non hanno nominato, che le Messe durante il ritiro annuale dell’Istituto nel luglio 2024 avrebbero dovuto essere celebrate secondo il Novus Ordo, tranne la Messa domenicale. In una dichiarazione pubblica del 25 luglio 2024, l’Istituto ha indicato che ulteriori richieste da parte di Roma sarebbero state attuate a partire dalla prima domenica di Quaresima 20242“La Santa Sede (…) chiede anche che nelle nostre diverse case, la Messa venga celebrata secondo il Novus Ordo una settimana al mese, con l’eccezione delle domeniche, mentre il Vetus Ordo rimarrà in uso per le altre tre settimane e ogni domenica. Precisa che, ogni giorno, le letture della Messa saranno quelle del lezionario romano attuale e che tutti i prefazi del Messale di Paolo VI saranno utilizzati nelle Messe secondo il Vetus Ordo”.

Nell’agosto 2024, il Cardinale Ouellet ha tenuto tre conferenze presso la comunità principale dell’Istituto a Pontcalec (Bretagna), durante le quali, secondo testimoni presenti, ha detto alle suore che esse “sono la Chiesa” e che le modifiche liturgiche attuate nelle loro comunità le stanno trasformando in un’“avanguardia” per il più ampio corpo di cattolici legati al rito tradizionale. Due suore sono state quindi incaricate di mettere insieme una riforma che combinasse il lezionario, il calendario e i prefazi riformati del Novus Ordo in tutte le restanti celebrazioni secondo il Vetus Ordo.

Non è chiaro se il Cardinale Ouellet sia stato l’ideatore di questi cambiamenti, ma ha pienamente adottato il loro contenuto e li ha presentati personalmente e autorevolmente come la nuova norma da seguire per le Suore Domenicane dello Spirito Santo.

Tuttavia, il Cardinale Ouellet ha celebrato il Vetus Ordo a Pontcalec il 15 agosto 2024, giorno di precetto in Francia.

Sospensione dell’assoluzione collettiva

Oltre alla Messa, il Cardinale ha prestato attenzione anche ad altri sacramenti e devozioni mentre era a Québec. Ha sospeso la pratica dell’assoluzione collettiva nell’Arcidiocesi di Québec, affrontando una dolorosa opposizione, inclusa la ribellione di alcuni suoi sacerdoti, che lo ha anche fatto piangere. Ha insistito sull’importanza della confessione individuale dei peccati, in quanto più adeguata a realizzare la “comunione con la Chiesa, la verità del sacramento, un segno dell’Alleanza e un incontro personale con Cristo”. Inoltre, Ouellet ha ripetuto la “consacrazione della diocesi alla Santa Vergine durante la Messa dell’Immacolata Concezione e ha guidato processioni per le strade con il Santissimo Sacramento”.

Prima e dopo il suo trasferimento a Roma nel 2010, Ouellet ha servito come membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Papa Francesco non ha rinnovato il suo mandato nel 2016.

MUNUS REGENDI

Arcivescovo di Québec

Tra gli incarichi di governo esercitati dal Cardinale Ouellet, due sono stati centrali. In primo luogo, è stato arcivescovo di Québec dal 2002 al 2010. Poi, dal 2010 al 2023, ha ricoperto la carica di prefetto della Congregazione (ora Dicastero) per i Vescovi, una delle posizioni più importanti e influenti della Curia romana, responsabile principalmente della nomina dei vescovi. In entrambi i ruoli, ha preso decisioni che hanno attirato una grande attenzione.

Nel 2002, un anno dopo la sua ordinazione episcopale e sei anni dopo essere giunto a Roma per insegnare e prestare servizio in incarichi curiali, Papa Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Québec e, di conseguenza, primate del Canada. A quel tempo, sebbene il 96% della popolazione diocesana fosse cattolico, la partecipazione alla Messa non superava di molto il 15%.3Nel 2007, il tasso di partecipazione alla Messa nella provincia era del 15%. Non sembra esserci motivo di pensare che il tasso nell’Arcidiocesi di Québec fosse molto più alto nel 2002. Per confronto, pare che in Francia la partecipazione alla Messa fosse inferiore al 10%, mentre in Grecia e Spagna intorno al 20% e in Irlanda, Italia e Polonia superiore al 30%.

Il Cardinale Ouellet era cresciuto nel Québec prima della Rivoluzione tranquilla, che aveva portato al rifiuto del cattolicesimo, e trascorse la prima metà degli anni ’70 (oltre a gran parte degli anni ’80) in Colombia.4Negli anni ’60 e ’70, dopo secoli di dominio della Chiesa nella vita sociale e politica del Québec, avvennero cambiamenti drammatici: “scuole, ospedali e servizi sociali furono rigorosamente secolarizzati; le vocazioni sacerdotali evaporarono; la partecipazione alla Messa crollò; [e] le chiese si svuotarono”. Si dice che per molti il nazionalismo sostituì la religione. Ouellet riferisce che, mentre era in seminario, desiderava fare un’esperienza missionaria. Inizialmente era inclineo ad andare in Asia, ma dopo essere stato ordinato sacerdote sulpiziano, andò in Colombia. Lì insegnò per sei anni in due seminari. Più tardi, tornò in Colombia per altri cinque anni come rettore di uno di quei seminari. — Cfr. “Biography of Cardinal Marc Ouellet, p.s.s.”, Society of the Priests of Saint-Sulpice, Province of Canada, 25 novembre 2010. Più tardi, trascorse sei o sette anni a Roma. Ouellet visse per sedici anni, distribuiti in quattro decenni, in Québec mentre il processo di secolarizzazione avanzava, e successivamente trascorse qualche anno in Alberta. Perciò, quando tornò come arcivescovo nel 2002, non era del tutto estraneo alla sua provincia natale.

All’inizio del suo mandato, Ouellet si rivelò un segno di contraddizione: respinto dal mondo e dai media mainstream, ma amato dai cattolici fedeli.

Cominciò a criticare il nuovo programma obbligatorio di Etica e Cultura Religiosa del Québec, accusandolo di relativizzare la religione. Insistette affinché le scuole mantenessero l’educazione catechistica, sostenendo che i bambini del Québec erano “grossolanamente ignoranti” della religione. “I bambini chiedono chi sia quel tizio appeso alla croce”, affermò. “È chiaro che un’ora alla settimana di istruzione religiosa a scuola non è sufficiente a trasmettere il messaggio”. Con questa presa di posizione, il Cardinale Ouellet si distinse dai suoi confratelli vescovi del Québec, molti dei quali non condividevano la sua posizione meno accomodante. Tuttavia, lo stesso Cardinale sembrava suggerire che la decisione riguardasse, in ultima analisi, i politici e il popolo, piuttosto che la Chiesa. Il programma è tuttora in vigore, sebbene siano consentite alcune lievi esenzioni.

Difesa del matrimonio

Nel 2005, il Cardinale Ouellet assunse un ruolo di primo piano nell’opposizione alla ridefinizione del matrimonio civile. In un’audizione davanti al Senato canadese, descrisse le unioni tra persone dello stesso sesso come “pseudo-matrimoni, una finzione”. Successivamente, testimoniò che “la Chiesa si rifiuterebbe di battezzare i figli di coppie dello stesso sesso se entrambi i genitori insistessero per firmare come co-padri o co-madri”. Sua Eminenza sostenne anche la “rimozione del deputato Joe Comartin da alcune attività ecclesiali — tra cui il servizio all’altare e i corsi di preparazione al matrimonio — a causa del suo voto a favore del ‘matrimonio’ tra persone dello stesso sesso”. Tuttavia, non impedì all’allora primo ministro Paul Martin di ricevere la Comunione. “Siamo una comunità di peccatori”, spiegò il Cardinale.5Il vescovo di Calgary, Frederick Henry, sebbene sembri non aver affrontato direttamente la questione della Comunione, fu più esplicito del Cardinale nella sua critica a Martin. Successivamente, dopo che alcuni suoi commenti sul ruolo della Chiesa in Québec suscitarono reazioni negative, Ouellet pubblicò una lettera aperta in cui si scusava per gli “errori [che] furono commessi” prima del 1960, tra cui “antisemitismo, razzismo, indifferenza verso le Prime Nazioni [alcune popolazioni indigene del Canada] e discriminazione contro le donne e gli omosessuali”. La lettera del Cardinale ricevette qualche apprezzamento, ma non fu accolta con favore dai rappresentanti dei gruppi menzionati. In Canada oggi, le unioni tra persone dello stesso sesso sono riconosciute come matrimoni civili.

Come accennato nella sezione precedente, nello stesso periodo in cui Ouellet si opponeva alla ridefinizione del matrimonio civile, cercò anche di porre fine alla pratica diffusa dell’assoluzione collettiva. Il 9 febbraio 2005, pubblicò una lettera pastorale in cui “confermava l’orientamento già dato con la decisione di sospendere la pratica dell’assoluzione collettiva nella diocesi”. Non sono facilmente reperibili dati sulla diffusione della pratica nel 2010 o ai giorni nostri.

Gestione del dissenso e laicismo

Due mesi dopo la sua lettera pastorale sull’assoluzione collettiva, il Cardinale Ouellet ne pubblicò un’altra, questa volta esortando l’Army of Mary (Esercito di Maria) a cessare le proprie attività. L’Army of Mary era un’associazione di fedeli cattolici fondata da Marie-Paule Giguère in Québec nel 1971. Inizialmente, l’associazione fu formalmente approvata, ma l’arcivescovo di Québec revocò tale approvazione nel 1987, dopo che alcuni teologi avevano esaminato gli scritti del gruppo. Nel 2000, il Cardinale Ratzinger individuò nei testi dell’Army of Mary contenuti “gravemente erronei”, tra cui la falsa affermazione secondo cui Maria, madre di Gesù, si sarebbe reincarnata nella persona di Marie-Paule Giguère. Nonostante gli avvertimenti, l’Army of Mary non ritrattò le proprie affermazioni e tentò invece di ordinare nuovi sacerdoti. Nel marzo 2007, il Cardinale Ouellet lanciò un secondo avvertimento al gruppo e, più tardi nello stesso anno, il Papa approvò una dichiarazione di scomunica nei confronti dell’Army.

Nel 2009, a Ouellet fu chiesto se la Chiesa fosse perseguitata nella società del Québec. “Certo, assolutamente”, rispose, attribuendone la causa al fatto che la Chiesa annuncia “la verità che ha ricevuto da Dio”. Infatti, nel 2010, i leader politici e sociali del Québec (e non solo) si indignarono quando il Cardinale Ouellet riaffermò che l’aborto è un “crimine morale”, non giustificabile nemmeno in caso di stupro. In quello stesso intervento, il Cardinale chiese un maggiore sostegno alle donne in gravidanza in situazioni di crisi, ma i commenti sull’aborto catturarono l’attenzione e suscitarono condanna. Un ministro federale, ad esempio, definì le parole di Sua Eminenza “inaccettabili”.

Il mandato di Ouellet come arcivescovo di Québec terminò nel 2010. Nei suoi sette anni in carica, la percentuale della popolazione che si identificava come cattolica era diminuita dell’8%. La partecipazione alla Messa nelle diverse diocesi della provincia del Québec era più bassa rispetto al 2003.6Secondo i dati, la partecipazione settimanale alla Messa era dell’11% nel 2016. Analogamente, la partecipazione mensile alla Messa diminuì in tutta la provincia tra il 2003 e il 2010, sebbene a un ritmo più lento rispetto agli anni precedenti.

Congresso Eucaristico Internazionale del 2008

L’anno successivo, il Cardinale Ouellet partecipò al Congresso Eucaristico Internazionale del 2008. L’evento portò a Québec City oltre ventimila pellegrini e tra i suoi relatori figurava il Cardinale Jorge Bergoglio. Il futuro Papa Francesco tenne una conferenza dal titolo “The Eucharist, Gift of God for the Life of the World” (L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo). Il congresso si svolse nel contesto del quattrocentesimo anniversario della fondazione di Québec City e il Cardinale Ouellet, forse con eccessivo ottimismo, lo definì un “punto di svolta” per l’arcidiocesi.

Prefetto della Congregazione per i Vescovi

L’attività della Congregazione per i Vescovi subì un cambiamento significativo con l’arrivo del Cardinale Ouellet. Secondo l’ex ambasciatrice canadese presso la Santa Sede, Anne Leahy, Ouellet era “noto per essere un grande lavoratore” e “molti notarono, quando assunse l’incarico”, che fino ad allora “un ritmo di decisioni sui vescovi più lento” era stato la norma. “Quando arrivò, risolse molte delle pratiche arretrate. Le decisioni venivano prese e le cose venivano fatte”, affermò.7Tra le nomine effettuate tra l’elevazione del Cardinale Ouellet a prefetto e l’elezione di Papa Francesco vi sono quelle di Ricardo Andrello (da arcivescovo di Concepción ad arcivescovo di Santiago, Cile), Michel Aupetit (da sacerdote a vescovo ausiliare di Parigi), Charles Chaput (da arcivescovo di Denver ad arcivescovo di Filadelfia), Blase Cupich (da vescovo di Rapid City a vescovo di Spokane), William Lori (da vescovo di Bridgeport ad arcivescovo di Baltimora), Charles Morerod (da sacerdote a vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo), Peter Ebere Okpaleke (da sacerdote a vescovo di Ahiara, Nigeria), Angelo Scola (da patriarca di Venezia ad arcivescovo di Milano) e Luis Antonio Tagle (da vescovo di Imus ad arcivescovo di Manila).

Nel 2012, il Cardinale Ouellet descrisse così la sua visione su ciò di cui la Chiesa ha bisogno nei suoi vescovi:

“Oggi, nel contesto soprattutto delle nostre società secolarizzate, abbiamo bisogno di vescovi che siano i primi evangelizzatori, e non dei semplici amministratori di diocesi. Che siano capaci cioè di proclamare il Vangelo. Che siano non solo teologicamente fedeli al magistero e al Papa ma che siano anche capaci di esporre e, se è il caso, di difendere la fede pubblicamente”.

Dopo l’elezione di Papa Francesco, le nomine episcopali rallentarono. Nel maggio 2013, emerse una controversia riguardante Roberto Octavio González Nieves, arcivescovo di San Juan, Porto Rico. Dopo alcune segnalazioni secondo cui l’arcivescovo avrebbe sostenuto la legislazione sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso e protetto sacerdoti pedofili nella sua diocesi, il Cardinale Ouellet lo esortò a dimettersi e ad accettare un altro incarico nella Chiesa. L’arcivescovo respinse fermamente tali accuse, sostenendo che fossero politicamente motivate, e rifiutò di dimettersi con una lettera che fu poi diffusa alla stampa.8 “Metropolitan Archbishop of San Juan of Puerto Rico, Letter to Marc Cardinal Ouellet of February 20, 2013”, LifeSite News, 20 febbraio 2013 Rimane tuttora arcivescovo di San Juan.

Nell’ottobre 2013, il Papa compì un passo altamente inusuale e non ortodosso elevando Ilson de Jesus Montanari, apparentemente un amico del segretario personale del Papa, da una posizione inferiore nella Congregazione all’ufficio di segretario. Già nel 2014 circolavano voci secondo cui Papa Francesco non stesse consultando la Congregazione per i Vescovi per diverse nomine episcopali importanti, come quella di Mons. Cupich ad arcivescovo di Chicago. Vicende simili furono riportate nel 2016 da un autorevole giornalista del Québec. Tuttavia, il Cardinale Ouellet riferì di continuare ad “avere lunghe riunioni con Papa Francesco ogni settimana per discutere della nomina dei vescovi e dei problemi che riguardano il loro governo”. Continuò inoltre a esprimere il suo pensiero sul processo di selezione dei vescovi.

In un’intervista pubblicata da Vatican News il 26 aprile 2021, il Cardinale Ouellet evidenziò queste priorità:

“La Congregazione per i Vescovi, a differenza della Congregazione per i Santi si occupa dei profili pastorali di candidati non ancora perfetti, ma di uomini in cammino di perfezione. In un sacerdote da proporre all’episcopato contano senz’altro le virtù teologali e cardinali, le cosiddette virtù umane principali, ma tra tutte, la più importante per questo officio è la prudenza. Essa non va intesa come reticenza o timidezza, ma come equilibrio tra azione e riflessione nell’esercizio di una responsabilità che richiede molto impegno e coraggio”.

I Vescovi e la crisi degli abusi sessuali

Alla luce della crisi degli abusi sessuali, il Cardinale Ouellet ha dichiarato:

“Penso che sia necessario fare di più all’interno della Chiesa, con la formazione dei sacerdoti e certamente con una maggiore prudenza nella scelta dei vescovi. Per quanto riguarda la vigilanza, come sapete, c’è il motu proprio di Papa Francesco Come una madre amorevole. Dobbiamo quindi affrontare la questione della cattiva gestione dei vescovi su questi temi. Questo è già qualcosa che è stato avviato, siamo all’inizio della sua attuazione. Dobbiamo stabilire alcuni criteri. Dobbiamo anche coordinarci tra i vari dicasteri della Santa Sede per assicurarci di lavorare nella stessa direzione con gli stessi parametri, per applicare ciò ed essere efficaci. Ma penso che ora accelereremo, con gli eventi recenti, accelereremo e speriamo di sviluppare qualcosa di più efficace”.

Due mesi dopo queste dichiarazioni, il Cardinale Ouellet suscitò controversie emettendo una direttiva per impedire ai vescovi statunitensi di votare su proposte volte ad affrontare la crisi degli abusi sessuali. I leader della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB) avevano incontrato il Papa su questa questione nel settembre precedente, momento in cui il pontefice aveva suggerito di sostituire un attesissimo incontro annuale con un ritiro spirituale. I leader dell’USCCB incontrarono nuovamente il Papa in ottobre, apparentemente per questioni generali.9Christopher White e Inés San Martín, “Confirmed: Pope to Meet USCCB Leaders on Monday”, Crux, 7 ottobre 2018 A quanto pare, il diritto canonico non richiedeva che l’USCCB sottoponesse al Vaticano le proposte da esaminare durante il suo incontro, ma lo fece il 30 ottobre. Il 6 novembre, il Cardinale Ouellet rese nota la sua opposizione alla votazione delle proposte.

In una lettera datata 11 novembre, il giorno prima della riunione dell’USCCB, il Cardinale ordinò alla conferenza episcopale statunitense di non votare sulle proposte perché le idee dovevano “maturare adeguatamente”. Il Vaticano, affermò nella lettera, non aveva avuto tempo sufficiente per studiare le proposte e i potenziali conflitti con la legge della Chiesa.

Il Cardinale Ouellet stesso è stato bersaglio di accuse di cattiva condotta sessuale nel suo paese natale, il Canada.

Il suo nome fu reso pubblico per la prima volta il 16 agosto 2022, quando comparve in una lista di 88 sacerdoti o membri del personale della Chiesa cattolica accusati di “aggressione sessuale” (nel suo caso, “tocchi non consensuali di natura sessuale”). L’accusa fu presentata nell’ambito di un’azione collettiva contro l’Arcidiocesi di Québec, autorizzata dal Tribunale Superiore del Québec.

In un comunicato stampa diffuso giovedì 18 agosto, l’ufficio stampa vaticano dichiarò che “non ci sono motivi sufficienti per aprire un’indagine canonica per aggressione sessuale da parte del Cardinale Ouellet”. Ciò avvenne dopo l’apertura di un’inchiesta secondo le procedure previste da Vos Estis Lux Mundi non appena le accuse furono presentate.

Il Cardinale respinse fermamente le accuse il giorno successivo, il 19 agosto, definendole “diffamatorie” e dichiarando che “qualora fosse aperta un’indagine civile, [avrebbe] partecipato attivamente per assicurarsi che la verità fosse stabilita e che [la sua] innocenza fosse riconosciuta”, secondo quanto riportato da Le Monde, che attribuì la decisione di non procedere con un’indagine canonica a Papa Francesco in persona.

Il Cardinale Ouellet mantenne la sua promessa e il 13 dicembre successivo intentò una causa per “diffamazione” contro la sua accusatrice, identificata come “F”, per “dimostrare che le accuse mosse contro di lui erano false e ristabilire la sua reputazione e il suo onore”.

Alcuni si chiesero come il Cardinale e i suoi avvocati fossero riusciti a ottenere il nome e l’indirizzo dell’accusatrice, un’operatrice pastorale di nome Pamela Groleau (che rese pubblica la sua identità nel gennaio 2023). In particolare, l’ombudsman dell’Arcidiocesi di Montréal denunciò una “violazione della riservatezza” da parte della curia di Québec. In una dichiarazione ai media canadesi, Groleau parlò di “intimidazione” da parte dell’Arcidiocesi e affermò di essere stata “costretta a ricorrere ai tribunali civili” dopo che i procedimenti interni alla Chiesa avevano portato solo a “tentativi di metterla a tacere”.

Pochi giorni dopo che Pamela Groleau aveva reso pubblica la sua identità, Papa Francesco accettò la rinuncia del Cardinale il 30 gennaio 2023. Groleau si lamentò in particolare del fatto che la sua denuncia fosse stata ascoltata e gestita da un sacerdote che in seguito scoprì essere un amico personale di Ouellet, padre Jacques Servais.

Nel luglio 2023, Groleau ottenne il sostegno nella sua causa civile da altre due donne che affermarono di essere state oggetto di toccamenti indesiderati rispettivamente nel 1992 e nei primi anni 2000.

Un’ulteriore denuncia formale era stata presentata al Vaticano da una donna nota come “Marie”, il cui procedimento interno terminò con la decisione“del Papa”, di archiviarlo dopo un’indagine preliminare. Anche questa denuncia fu resa pubblica da Groleau nel luglio 2023.

Risposta a monsignor Viganò

Un momento chiave del mandato del Cardinale Ouellet come prefetto della Congregazione per i Vescovi fu la sua risposta alle lettere aperte pubblicate nell’autunno del 2018 da monisgnor Carlo Maria Viganò.

In una critica pungente alle lettere di Viganò, Ouellet non contestò il fatto che Benedetto XVI avesse risposto alle accuse di abuso contro Theodore McCarrick. Piuttosto, precisò che tali risposte non costituivano “sanzioni”. Non fece alcun commento sugli importanti colloqui tra Viganò e Papa Francesco che, secondo Viganò, si sarebbero svolti durante incontri privati il 23 giugno e il 10 ottobre 2013. Espresse anche dubbi sul fatto che Papa Francesco potesse ricordare ciò che un singolo nunzio gli aveva detto il 21 giugno 2013, quando Viganò incontrò il Papa a Roma insieme a tutti i nunzi della Chiesa. Infine, Ouellet non negò che il Cardinale McCarrick avesse una certa influenza in Vaticano, ma suggerì che l’ex Cardinale avesse meno influenza su Papa Francesco di quanto supponessero sia McCarrick che Viganò.

Mentre alcuni rimasero sorpresi dalla veemenza della lettera di Ouellet a un prelato che molti vedevano come un coraggioso critico di una grave ingiustizia ai più alti livelli della Chiesa, gli amici di Ouellet dissero che l’episodio mostrò la sua profonda lealtà al Papa e il suo istinto di mantenere una posizione di squadra. Il suo motto episcopale Ut Unum Sint (“Che siano una cosa sola”) indica che unità e comunione sono per lui valori fondamentali e che, secondo i suoi amici, prova “orrore” per tutto ciò che tende allo scisma o alla divisione nella Chiesa. Per questo motivo, disprezzò le testimonianze di Viganò, o almeno l’effetto percepito che avrebbero potuto avere. Chi conosce Ouellet afferma che egli avrebbe considerato tali lettere come un atto di slealtà verso Francesco, o come Ouellet stesso le definì, una “ribellione aperta e scandalosa”, motivo per cui lo fecero arrabbiare, anche se Viganò vedeva le sue critiche al Papa come un servizio alla verità e, in ultima analisi, un atto di carità e lealtà verso l’ufficio petrino. Per Ouellet, la lealtà al Papa è il sine qua non dell’essere cattolico, ma è una lealtà di principio, non dettata da un culto della personalità, bensì dal rispetto per l’ufficio.

Approccio alle statue della Pachamama

Durante il Sinodo per l’Amazzonia nell’ottobre 2019, Ouellet permise ai gruppi indigeni di utilizzare la sua chiesa titolare di Santa Maria in Traspontina, dove si svolsero varie cerimonie discutibili e dove erano presenti simboli di fertilità o statue pagane della Pachamama. Non espresse pubblicamente alcuna disapprovazione per questo uso della chiesa. Al contrario, dichiarò che la venerazione di questi simboli durante le varie attività sinodali “non mi ha disturbato”, aggiungendo di non conoscere la cultura amazzonica “abbastanza bene per poter affermare quale sia il significato di quei simboli”. Nonostante le persone si fossero prostrate davanti alle statue, affermò che definire tali azioni come “adorazione di idoli è un’esagerazione”.

Approccio al “Cammino Sinodale” tedesco

Nel novembre 2022, i vescovi tedeschi si riunirono a Roma per la loro visita ad limina. Durante il soggiorno, parteciparono a un incontro con i capi di alcuni Dicasteri della Curia romana presso l’Istituto Augustinianum per riflettere insieme sul Cammino Sinodale tedesco in corso, che promuoveva e attuava cambiamenti su questioni come l’ordinazione femminile, l’intercomunione e la benedizione delle coppie omosessuali, basandosi sull’“ascolto del Popolo di Dio”.

In questa occasione, il Cardinale Marc Ouellet e diversi altri partecipanti espressero “con franchezza e chiarezza le loro preoccupazioni e riserve riguardo alla metodologia, ai contenuti e alle proposte del Cammino Sinodale”. Tuttavia, secondo Vatican News, “allo stesso tempo, tutti i partecipanti concordarono sul fatto che, nonostante le loro diverse posizioni, ‘sono in cammino con tutto il santo e paziente Popolo di Dio’”.

Le Domenicane dello Spirito Santo

Il Cardinale Marc Ouellet ebbe un ruolo significativo nella visita apostolica del 2020 all’Ordine delle Domenicane dello Spirito Santo, di impostazione tradizionale. Questa visita sarebbe stata condotta in conformità con un mandato specifico di Papa Francesco. Ouellet guidò la visita e, una volta completata, firmò il decreto di espulsione di suor Marie Ferréol (Sabine Baudin de la Valette) nel 2020. Il coinvolgimento di Ouellet nel caso ebbe conseguenze legali, con un tribunale francese che lo condannò, insieme alla comunità religiosa e agli altri visitatori apostolici, per l’espulsione ingiustificata di Suor Marie Ferréol.

Il Cardinale Ouellet, in quanto prefetto della Congregazione per i Vescovi, non aveva di per sé alcun autorità sull’Istituto. Tuttavia, un elemento che lo collegava alle Domenicane di Pontcalec (dal nome della casa madre) era la sua profonda e duratura amicizia spirituale e intellettuale con una delle suore, Marie de l’Assomption, che aveva conosciuto a Saint-Wandrille durante una sessione di teologia e con la quale condivideva un’affinità per gli insegnamenti di Henri de Lubac.

Suor Ferréol, che sarebbe stata espulsa dalla comunità per la sua “mentalità negativa”, era nota per la sua opposizione intellettuale all’amica del Cardinale, suor de l’Assomption, e per la sua fedeltà alla visione molto tradizionale del fondatore della comunità.

Prima dell’espulsione, suor Ferréol era stata confinata per circa sei mesi in una sorta di “prigione ecclesiastica” presso l’Abbazia benedettina di Solesmes, inizialmente senza che nessuno potesse sapere dove si trovasse. Due anni dopo, Ouellet decretò definitivamente la sua espulsione dalla comunità e le fu vietata ogni forma di vita religiosa.

Trattandosi di una decisione “amministrativa” da parte di Roma, non le fu concesso alcun ricorso giudiziario canonico e non le fu mai comunicato con precisione il motivo della sua espulsione. Il Cardinale Ouellet dichiarò di star eseguendo la volontà di Papa Francesco.

Da allora, almeno altri sei membri di spicco della comunità ottennero l’esclaustrazione. Due furono allontanate all’incirca nello stesso periodo per decisione dei visitatori e del Cardinale Ouellet.

Privata di ogni mezzo materiale e di qualsiasi sostegno da parte dell’Istituto dove aveva insegnato per oltre trent’anni (inclusa la previdenza sociale), e rifiutato ogni ricorso canonico a Roma dopo una decisione finale attribuita al Papa, suor Ferréol-Sabine de La Valette decise di intentare una causa presso un tribunale civile in Francia, citando in giudizio le Domenicane dello Spirito Santo, il Cardinale Ouellet e i visitatori apostolici per danni.

Il 3 aprile 2024, il tribunale civile di Lorient, in Bretagna, condannò in contumacia il Cardinale Ouellet e gli altri imputati per aver espulso la religiosa “senza motivo”. Il tribunale descrisse la sua espulsione come “infamante e vessatoria” e affermò che era stata eseguita senza che la religiosa avesse commesso “il minimo reato” e sulla base di “motivazioni non dimostrate”. Il tribunale dichiarò che la religiosa era stata “rimandata alla vita laicale senza misericordia”.

Il tribunale stabilì che il titolo di Ouellet per investigare la suora non era stato dimostrato: “Non è stato prodotto alcun mandato speciale del Papa, e non rientrava nelle competenze di Ouellet – allora prefetto della Congregazione per i Vescovi – intervenire su una comunità religiosa”. Inoltre, il tribunale osservò che nessun atto riguardante suor Marie Ferréol risultava firmato dal Papa, bensì da Ouellet e dal suo segretario.

In una dichiarazione, l’avvocato della religiosa, Adeline le Gouvello, sottolineò che la sentenza aveva affermato il Cardinale Ouellet aveva dimostrato “mancanza di imparzialità” a causa della sua amicizia con una suora “le cui posizioni erano notoriamente opposte” a quelle di Ferréol.

Alla religiosa espulsa furono assegnati oltre 200.000 dollari di risarcimento, al cui pagamento non contribuì il Cardinale Ouellet, che non aveva partecipato alle udienze. La decisione è stata appellata.

Dopo la sentenza, la Santa Sede inviò una Nota Verbale all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, affermando che il Cardinale Marc Ouellet, all’epoca prefetto della Congregazione per i Vescovi, “non aveva mai ricevuto alcuna citazione dal Tribunale di Lorient”. Secondo Adeline le Gouvello, la citazione era stata regolarmente inviata per le vie ufficiali ma non era stata notificata in tempo al Cardinale dalle autorità italiane.

Il Vaticano reagì dichiarando che la decisione del tribunale, di cui affermò di non essere stato formalmente informato, costituiva una “grave violazione” della libertà religiosa. “Un’eventuale sentenza del Tribunale di Lorient”, dichiarò Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, “potrebbe sollevare non soltanto questioni rilevanti che riguardano l’immunità, ma qualora si fosse pronunciata in merito alla disciplina interna e all’appartenenza ad un istituto religioso, potrebbe aver dato luogo a una grave violazione dei diritti fondamentali alla libertà religiosa e alla libertà di associazione dei fedeli cattolici”.

Tuttavia, la sentenza del tribunale non rappresentò un’ingerenza nel diritto canonico; il giudizio fu emesso sulla base del contratto bilaterale che vincolava la suora all’Ordine religioso. Il tribunale stabilì che l’Ordine non aveva rispettato i suoi obblighi derivanti dal contratto della religiosa con la comunità e con gli statuti della comunità stessa. “La comunità religiosa (…) non poteva ignorare il diritto canonico, né le norme generali di diritto relative al rispetto dei diritti della difesa, oltre ai diritti fondamentali della persona, di fronte a una decisione così grave che incideva sulla vita privata di una suora della comunità”, stabilì il tribunale.

MUNUS DOCENDI

Celibato sacerdotale

Il Cardinale Ouellet ha elogiato Papa Benedetto per aver spostato l’attenzione dalle “questioni ecclesiastiche o morali alle questioni fondamentali”. Il Cardinale ritiene che l’Eucaristia sia centrale nella vita cattolica e che i sacerdoti siano necessari per la celebrazione della Messa. Vale la pena aggiungere che Ouellet ha sottolineato l’importanza del celibato sacerdotale per i sacerdoti di rito latino. Secondo Ouellet:

“La tradizione ecclesiale del celibato e dell’astinenza del chierico non è sorta semplicemente all’inizio del IV secolo come qualcosa di nuovo, ma piuttosto è stata – sia in Oriente che in Occidente – la conferma di una tradizione che risale agli apostoli. È importante comprendere che questa esigenza riguardava sia il celibato e il divieto di matrimonio sia l’astinenza perfetta per coloro che erano già sposati”.

Il Cardinale Ouellet ritiene il celibato sacerdotale “non un dogma, ma una regola di vita” e ha affermato che è “concepibile per la Chiesa latina…associare un’altra forma di vita, il matrimonio, al ministero pastorale”. Tuttavia, considera il celibato sacerdotale “un dono per la Chiesa” che trova il suo fondamento “nella persona di Cristo” e sottolinea “l’autorità suprema della Chiesa, che ha preferito fino ad ora, per ragioni serie, mantenere la validità della legge sul celibato ecclesiastico obbligatorio”.

Poco prima del Sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre 2019, Ouellet ha pubblicato un libro in cui affermava che, di fronte alle sfide, la Chiesa non dovrebbe cercare soluzioni rapide, ma piuttosto approfondire la comprensione della tradizione del celibato sacerdotale nel rito latino. Nell’introduzione, ha espresso parole severe sulla politica sinodale e si è unito ad altri cardinali per impedire che il concetto di viri probati – l’ordinazione di uomini sposati di provata virtù – potesse progredire.

L’omosessualità in seminario

Alla domanda, posta nel 2008, se gli “omosessuali” debbano essere ammessi in seminario, Sua Eminenza definì la questione “delicata” e fece riferimento al documento del 2005 di Papa Benedetto che proibisce l’ingresso in seminario agli uomini con tendenze omosessuali profondamente radicate, apparentemente sostenendolo.

Il ruolo delle sonne e l’ordinazione delle donne

La posizione pubblica del Cardinale sull’ordinazione delle donne resta simile nel corso degli anni. Nel 2008, Ouellet citò Giovanni Paolo II come colui che aveva raggiunto una conclusione “definitiva” sulla questione. Poco prima dell’elezione di Papa Francesco, ribadì che il “ministero ordinato” non deve comprendere le donne e, nell’ottobre 2018, riaffermò questa posizione, opponendosi alla “pretesa” a nome o da parte delle donne “a ciò che è proprio dei ministri in senso sacerdotale”.

Il Cardinale Ouellet si è espresso con una certa frequenza a favore di un maggiore ruolo per le donne nella Chiesa. Nel 2013, riferendosi a “quanto già accade nella vita della Chiesa”, dichiarò che se si visitano “molte diocesi”, si nota una “maggioranza di donne che ricoprono ruoli chiave”. Aggiunse che ciò “è aperto a ulteriori sviluppi”. Nel 2018, chiese un’ulteriore integrazione delle donne nella Chiesa, “accelerando i processi di lotta contro la cultura ‘machista’ e il clericalismo, per sviluppare il rispetto per le donne e il riconoscimento dei loro carismi, così come la loro equa integrazione nella vita della società e della Chiesa”. In particolare, ha suggerito che la Chiesa dovrebbe coinvolgere maggiormente le donne nella formazione dei sacerdoti.10Sua Eminenza sembra non essersi espresso pubblicamente e direttamente sul ruolo specifico delle donne nella formazione dei figli. Tuttavia, ha esaltato la Sacra Famiglia come “un ideale vivente”. Ha promosso la famiglia come l’eredità più preziosa della tradizione cristiana e ha lodato l’esempio di Nostra Signora di Guadalupe nel portare un bambino nel grembo: “Maria ci ricorda che la parola di Dio si è fatta carne nel grembo di una donna”. Ripeté il suo appello nell’aprile 2020, affermando che “l’esperienza di collaborare con le donne a un livello paritario aiuta il candidato [al sacerdozio] a immaginare il proprio futuro ministero e come rispettarle e collaborare con loro”. Dichiarò inoltre che tale collaborazione avrebbe aiutato a prevenire il rischio che un sacerdote vivesse il rapporto con le donne “in modo clericale”.

Nel 2021, ripeté che uomini e donne non dovrebbero essere “posti completamente sullo stesso piano dal punto di vista del ministero, a causa della portata simbolica dei ruoli sacramentali… Cristo è un uomo e la Chiesa è femminile, il sacerdote, che deve rappresentare Cristo, dovrebbe essere in coerenza semantica e simbolica, ed è per questo che il ministero che consiste nel rappresentare Cristo Sposo è riservato a un uomo”.

Stava parlando in qualità di delegato del Papa all’Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, svoltasi in Messico dal 21 al 28 novembre 2021.

Tuttavia, aggiunse che “i carismi propri delle donne devono essere rafforzati” e devono ricevere “spazio, ascolto e opportunità”. Sono “straordinarie catechiste”, affermò, e “possono anche essere cancelliere di una diocesi, possono difendere cause, possono partecipare alla comunicazione, all’amministrazione, possono anche ricoprire ruoli molto importanti in una diocesi o in una parrocchia”. Ouellet invocò inoltre “una riforma sinodale molto più fondamentale che dare gli stessi ruoli alle donne e agli uomini”.

Similmente, in un’intervista pubblicata da L’Osservatore Romano il 25 aprile 2020, il Cardinale aveva chiesto un “cambiamento radicale” nel modo in cui i sacerdoti interagiscono con le donne: affermò che le donne “possono partecipare in molti modi [alla formazione dei sacerdoti]: nell’insegnamento teologico, filosofico, nell’insegnamento della spiritualità. Possono fare parte della squadra dei formatori, in particolare nel discernimento delle vocazioni” e aggiunse che “durante la formazione [al sacerdozio] è importante che ci siano contatto, confronto, scambi [con le donne]. Ciò aiuta il candidato a interagire con le donne, in modo naturale, e anche a far fronte alla sfida che rappresenta la presenza della donna, l’attrazione verso la donna”.

Un’altra attività che il Cardinale chiede alle donne – e anche agli uomini – è l’evangelizzazione:

“Testimoniare Gesù Cristo… annunciare il mistero pasquale di Gesù Cristo… che sta portando la salvezza a tutto il mondo, anche a coloro che non lo sanno (sono inclusi in ciò che ha fatto per l’intera umanità)… siamo chiamati ad annunciare che… È la buona notizia, e le persone hanno il diritto di saperlo e di gioire di questo, e di abbracciare questo mistero di fede e di salvezza. Nella misura in cui siamo consapevoli del dono, siamo impegnati a trasmetterlo agli altri, a comunicare ciò che abbiamo ricevuto. Altrimenti, rischiamo seriamente di perdere il dono, se non lo condividiamo”.

Ouellet elogia le “vecchie e nuove comunità di vita consacrata, i movimenti ecclesiali, l’apostolato laicale e tutto ciò che San Paolo descrive nella sua lista non esaustiva di carismi”. Per raggiungere i giovani, Sua Eminenza cercherebbe innanzitutto di “esprimere la fiducia della Chiesa nei giovani” e, in secondo luogo, di riflettere sull’educazione, “perché i giovani hanno bisogno di modelli, di testimoni, di incoraggiamento, ma anche di parametri, di correzione, per andare avanti”.

Inoltre, disse che “se vogliamo che i giovani facciano la scelta di seguire Gesù, devono imparare chi è Gesù: l’Amato che viene a incontrarci per farci scoprire il Padre attraverso di Lui, nella comunione dello Spirito Santo”.

Avendo ormai raggiunto l’età di 80 anni e non essendo più un “Cardinale elettore”, Ouellet ha insistito ancora di  più sul tema del carisma.

Nel settembre 2024, durante la presentazione del suo ultimo libro intitolato Parole, Sacrement, Charisme. Église synodale: Risques et opportunités (tradotto in italiano come Parola, sacramento, carisma. Chiesa sinodale rischi e opportunità), ha lodato il prossimo Sinodo sulla Sinodalità: “La Chiesa sta vivendo un momento di ascolto dello Spirito Santo”, ha detto, notando che “alcuni sono confusi” mentre “altri sono già delusi dai pochi risultati tangibili ottenuti negli ultimi tre anni”.

Ha suggerito che la risposta sarebbe “risvegliare l’interesse per i carismi nella Chiesa, ma essi spesso non trovano spazio per svilupparsi perché non sono valorizzati e riconosciuti” in un contesto di “cultura clericale”.

Ouellet ha sostenuto la necessità di allentare il controllo sui gruppi carismatici, nonostante il fatto che molti di questi, pur attirando un gran numero di fedeli, siano stati segnati da segnalazioni di abuso di potere o abuso sessuale, in particolare da parte dei loro fondatori.

Ha chiarito che il suo obiettivo non si limitava ai movimenti carismatici più noti all’interno della Chiesa. I gruppi che spera di vedere prosperare ed evangelizzare non sono “solo quelli visibili e spettacolari, ma anche carismi umili e discreti di servizio: ascolto, accoglienza, compassione, visita ai malati e ai poveri, catechisti e operatori di riconciliazione”.

Per questo motivo, ha lodato l’inclusione dei laici e del clero inferiore nel Sinodo sulla Sinodalità, aggiungendo: “Abbiamo ancora molto più ascolto del popolo di Dio da fare”.

Vocazioni

Nel novembre 2020, il Cardinale Ouellet ha istituito il Centro di Ricerca e Antropologia delle Vocazioni (CRAV), indipendente dalla Santa Sede, con sede a Saint-Cloud, vicino Parigi. Il centro mira a “sensibilizzare sulla dignità e complementarità di ogni vocazione all’interno della società civile e a servirla”. Esso riconosce il sacerdozio, la vita consacrata e il matrimonio come le tre possibili “vocazioni”. Il comitato scientifico include l’amica di Ouellet, la suora domenicana  Marie de l’Assomption. Suo fratello, Louis de Vigouroux d’Arvieu, è il tesoriere del Centro. Tra gli ex membri figurano altri amici di Ouellet: padre Jacques Servais e Michelina Tenace.

Sacra Scrittura

Per far conoscere il Dio trinitario, Ouellet si rifà alla Sacra Scrittura. Secondo il Cardinale, “è indispensabile che la Chiesa si attenga ai fatti e agli eventi reali”. Ha lodato Papa Benedetto per aver chiarito “il fondamento storico del Cristianesimo”, approfondendo la nostra “comprensione degli eventi dell’Ultima Cena, il significato della preghiera del Getsemani, la cronologia della Passione e, in particolare, le tracce storiche della Risurrezione”.11Il Cardinale ha applaudito il Papa, ad esempio, per aver “escluso… teorie assurde” che “dichiarano compatibile la proclamazione della risurrezione di Cristo con il permanere del suo corpo nel sepolcro”. Per il Cardinale, “la Scrittura è un’affermazione storica e un riferimento canonico necessari per la preghiera, la vita e la dottrina della Chiesa”. Infatti, è “grazie alla Bibbia [che] l’umanità sa di essere stata chiamata da Dio; lo Spirito la aiuta ad ascoltare e accogliere la Parola di Dio, divenendo così l’‘Ecclesia’, la comunità radunata dalla Parola”.

Islam

Nonostante l’affermazione della Tradizione da parte del Cardinale e la sua enfasi sulla natura trinitaria di Dio, egli sostiene che i fedeli musulmani siano “radicati nella tradizione biblica” e “credenti nell’unico Dio”.12“Secondo la Rivelazione della Sacra Scrittura (1 Gv 4,16), la natura divina non è altro che l’Amore divino sussistente in tre Persone assolutamente correlate”. Ouellet ritiene che “non possiamo avere una visione dell’islam a base di stereotipi, come, ad esempio, quello di una religione del terrorismo. Dobbiamo muoverci verso un clima di fraternità”. D’altra parte, il Cardinale non sempre evita di tracciare distinzioni tra gruppi che si definiscono religioni. Ad esempio, nel 2010, ha chiesto al Québec di distinguere tra “sette” come Scientology e “religioni storiche” come il cristianesimo e, presumibilmente, l’ebraismo e l’islam, tra le altre. Agli occhi del Cardinale Ouellet, le religioni storiche dovrebbero restare unite come “alleate nella difesa della vita umana e nell’affermazione dell’importanza sociale della religione” di fronte al laicismo.

Effetti del Laicismo

Il laicismo è dominante in Québec. In risposta a questa realtà, il Cardinale Ouellet ha difeso il diritto della Chiesa a rimanere presente in ambiti da cui la società cercava di escluderla, in particolare, ma non esclusivamente, nell’educazione. Ad esempio, nel 2010, il Cardinale ha osservato “con rammarico” che il “rifiuto totale della nostra identità cattolica porta sempre più a una totale confusione nell’educazione”. A suo avviso, “i sottoprodotti sono ben noti: coppie fragili, famiglie distrutte, aborti di massa, presto l’eutanasia, suicidi a tassi allarmanti, evidente abbandono scolastico, lavoro sette giorni su sette, ecc., ecc. Viva un Québec libero dalla religione!”

Questioni legate al diritto alla vita

Il Cardinale ha affermato chiaramente che l’eutanasia, l’aborto e la rottura del matrimonio sono sbagliati. Ha dichiarato, ad esempio, che è “un onore o una sventura difendere la dignità della persona umana incondizionatamente e senza compromessi” durante il dibattito sul tema dell’eutanasia in Canada e quando si è opposto all’aborto, anche nel caso di un bambino concepito a seguito di uno stupro. (“Il bambino non è responsabile di come è stato concepito, è l’aggressore che è responsabile”, ha detto ai giornalisti. “Possiamo considerarlo [il bambino] come un’altra vittima”.) Secondo Ouellet, “la dignità umana non è minimamente diminuita quando una persona non è ancora nata, è malata, handicappata o morente”. Da questi e altri interventi pubblici, sembra che Ouellet riconosca che le basi indispensabili della società politica includono i diritti umani, i quali sono radicati, almeno nella loro essenza, in norme morali assolute.

Durante il Congresso Eucaristico Internazionale del 2008, il Cardinale Ouellet ha elogiato Humanae Vitae. Ha evidenziato la connessione tra l’Eucaristia e il rispetto per la vita umana. “Le conseguenze della cultura della contraccezione”, ha detto, “sono visibili nella cultura con l’aborto e con la questione del matrimonio”. Ancora nel 2018, interpretando Amoris Laetitia, ha ribadito lo stesso concetto, collegando l’uso della contraccezione, l’aborto, l’eutanasia, il divorzio e il “pseudo-matrimonio delle coppie dello stesso sesso” a quella che San Giovanni Paolo II ha definito “la cultura della morte”.13Card. Marc Ouellet, “Let Us Understand ‘Amoris Laetitia,’” Abouna, 9 novembre 2017

Queste questioni non sono gli unici problemi legati alla giustizia che Ouellet affronta. Ad esempio, ha predicato a favore di “migranti e rifugiati, rispetto ai quali non possiamo rimanere indifferenti, nonostante la tentazione di ignorarli o reprimerli per non essere disturbati nella nostra pace o nel nostro benessere”.14Sua Eminenza distingue tra i termini “migrante” e “rifugiato”, ma non è chiaro se ritenga che una distinzione nelle politiche sia lecita o auspicabile. In effetti, come arcivescovo di Québec, Sua Eminenza è arrivato a donare 20.000 dollari del proprio denaro, oltre a 20.000 dollari dell’arcidiocesi, per avviare la Fondazione Cardinale Marc Ouellet, destinata a integrare immigrati e rifugiati nella società del Québec.15Il Cardinale sembra avere una particolare predilezione per gli immigrati cattolici provenienti da Haiti e dall’America Latina, i quali “ci aiutano a ricordare le nostre stesse radici”. “Quando arrivano in Canada o negli Stati Uniti, aiutano a restaurare o salvare una cultura cristiana… devono portare e mantenere la loro identità religiosa, e arricchirci con la loro fede”. “Non ci sarà una Chiesa missionaria e che si diffonde in America senza una solidarietà più concreta e creativa tra il Nord e il Sud del continente”. Lo stato della Fondazione Cardinale Marc Ouellet dopo il 2008, quando disponeva di un patrimonio di 312.000 dollari, non è facilmente reperibile.

MATRIMONIO, COMUNIONE E AMORIS LAETITIA

L’esercizio più complesso del munus docendi da parte del Cardinale Ouellet è stato rappresentato dai suoi interventi pubblici sul matrimonio e sull’ammissione alla Santa Comunione.

Prima del Sinodo Straordinario sulla Famiglia del 2014, Sua Eminenza aveva pubblicato un articolo in cui si opponeva alla distribuzione della Santa Comunione ai divorziati “risposati” civilmente. Nel 2015, il Cardinale continuò a criticare tale prassi, ma dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia cercò di riconciliare il documento con l’insegnamento tradizionale della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio.

L’articolo del Cardinale Ouellet del 2014, pubblicato su Communio, inizia con la natura dei sacramenti. Egli afferma che un sacramento è sia un “mezzo di salvezza” sia un “segno e mistero di comunione”. In altre parole, i sacramenti non sono solo una “risposta ai bisogni antropologici”, ma anche “articolazioni organiche di un corpo”. In quest’ultimo senso, la celebrazione di un sacramento da parte della Chiesa è un segno missionario per il mondo di ciò che essa è. Inoltre, i sacramenti sono “articolazioni” della “relazione nuziale tra Cristo e la Chiesa”.

Il Cardinale applica questa riflessione generale sui sacramenti alla natura specifica del matrimonio sacramentale. Il matrimonio tra battezzati è “una partecipazione autentica degli sposi allo stesso amore di Cristo per la Chiesa”. Esso realizza non solo i “fini naturali” del matrimonio — “l’unità degli sposi” e “la procreazione e l’educazione dei figli” — ma è anche una manifestazione visibile della “realtà invisibile dell’Amore divino, impegnato in un’alleanza con l’umanità in Gesù Cristo”. In questo senso, il matrimonio sacramentale è veramente una “chiesa domestica” — un’espressione visibile dell’unione di Cristo con la Chiesa. Inoltre, poiché l’amore di Cristo dimora nel matrimonio sacramentale e questo amore è “indistruttibile e vittorioso su ogni colpa”, un matrimonio sacramentale non può essere sciolto. “Tale possibilità contraddirebbe direttamente l’impegno irreversibile di Cristo Sposo nella prima unione”.

Alla luce di ciò, Ouellet affermava nel 2014 che “la Chiesa ha sempre mantenuto un limite nei confronti dei cattolici divorziati e ‘risposati’, senza escluderli dalla comunità, dalla partecipazione all’assemblea eucaristica o dalle attività comunitarie”. Vale a dire che, anche se le persone divorziate e “risposate” avessero avuto “una conversione autentica”, si fossero “pentite delle proprie colpe” e avessero “ottenuto il perdono”, se “non fossero in grado di abbandonare la loro nuova unione”, la Chiesa “non autorizza l’assoluzione sacramentale e la Comunione eucaristica”, per la “ragione sacramentale” secondo cui la Chiesa non può “tradire la verità che è il fondamento dell’indissolubilità del matrimonio”.16Secondo il Cardinale, “mantenere tale limite non equivale a dichiarare che queste coppie vivano in peccato mortale o che siano private della Santa Comunione per questa ragione morale”. Egli non fornisce ulteriori dettagli, ma probabilmente intende dire che, rifiutando di autorizzare la Comunione, la Chiesa non si pronuncia sulla imputabilità soggettiva dell’atto gravemente peccaminoso del divorzio e del nuovo matrimonio civile. Dalla terminologia citata in questa nota e sopra nel testo e nella nota, si potrebbe pensare che il Cardinale escluda dalla Comunione anche le coppie divorziate e “risposate” che si astengono dagli atti sessuali (cfr. Marc Cardinal Ouellet, Mystery and Sacrament of Love: A Theology of Marriage and the Family for the New Evangelization [Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing, 2015], pp. 169-170). Nulla nel testo escluderebbe questa interpretazione, anche se sorprenderebbe, poiché il Cardinale ha studiato attentamente Familiaris Consortio, che sembra ammettere tale eccezione, ma solo in presenza di gravi motivi che impediscano l’obbligo della separazione (FC 84). È possibile che Ouellet ometta tale eccezione per rafforzare la chiarezza della sua opposizione a ulteriori eccezioni nella disciplina sacramentale. Secondo Ouellet, “la ragione di questo limite non è in primo luogo morale, ma sacramentale”. Con ciò sembra intendere che non sia il carattere morale dei singoli individui divorziati e “risposati” a determinare l’illiceità del distribuire loro la Comunione. Detto ciò, “il nucleo della grazia sacramentale può essere comunicato a queste coppie sotto forma di ‘comunione spirituale’, che non è un pallido surrogato della Comunione sacramentale, ma piuttosto una dimensione di quest’ultima”.

Nel 2014, Sua Eminenza menzionò un unico tipo di “caso eccezionale” presente nell’insegnamento della Chiesa su questa materia. Vale a dire, se il “percorso giuridico per il riconoscimento della nullità è impossibile ma esiste una convinzione pastorale di tale nullità”, potrebbe essere possibile per queste persone, sebbene apparentemente divorziate e “risposate”, ricevere “l’assoluzione e la Comunione sacramentale”. Ouellet evitò di fornire esempi specifici di tali casi eccezionali perché “sarebbe necessario un grande lavoro per fornire esempi, specificare i criteri e le procedure, e determinare le condizioni e le responsabilità per le decisioni pastorali che ne derivano”. Egli tenne comunque a distinguere questo approccio dallo “spostamento della risoluzione di tali casi nel ‘foro interno’”.17In un articolo del 1998, ripubblicato nel 2011, il Cardinale Ratzinger aveva affermato una posizione simile e nel 2017 il Cardinale Müller riaffermò questa visione, interpretando Amoris Laetitia in conformità con essa.

Così si presentava l’insegnamento del Cardinale Ouellet sul matrimonio e sulla Comunione eucaristica nel 2014. Nel 2015, il Cardinale ripubblicò in inglese un capitolo di un suo libro del 2007 in cui criticava il percorso penitenziale proposto dal Cardinale Kasper per coloro che, sposati, avevano poi divorziato e si erano “risposati” civilmente.18Si veda, ad esempio, Ouellet, Mystery and Sacrament of Love. Poi, nel 2016, Papa Francesco pubblicò Amoris Laetitia, che il Cardinale Ouellet ha interpretato in almeno due discorsi e un articolo.19Verbatim of Cardinal Marc Ouellet’s Conference with Canadian Bishops, Présence, 25 settembre 2017; Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017. Il Cardinale non legge Amoris Laetitia come una contraddizione dell’insegnamento precedente della Chiesa o delle posizioni che egli stesso aveva avanzato nel 2014 e nel 2015.

Secondo Ouellet, Amoris Laetitia è in continuità con l’insegnamento precedente della Chiesa. Il documento “non si distacca da [Veritatis Splendor] per quanto riguarda la questione della determinazione dell’oggettiva moralità degli atti umani e del ruolo fondamentale della coscienza come ‘testimone’ della legge divina inscritta nelle profondità sacre di ogni persona”.20Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

Anzi, Amoris Laetitia completa Veritatis Splendor “evidenziando il modo in cui questa coscienza può essere offuscata da fattori che influenzano la conoscenza delle norme morali e la volontà di seguirle, incidendo quindi, secondo la dottrina della Chiesa, sulla imputabilità soggettiva degli atti sbagliati”. 21Sua Eminenza cita il Catechismo affermando che l’imputabilità soggettiva può essere ‘inesistente’. Allo stesso modo, Ouellet legge Amoris Laetitia non come una contraddizione, ma come un’estensione delle “aperture iniziate dall’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Sua Santità Giovanni Paolo II”. Secondo il Cardinale, la “novità” di Amoris Laetitia non è contraria agli insegnamenti passati della Chiesa.22Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

Non sembra nemmeno che Ouellet consideri Amoris Laetitia in contraddizione con la sua stessa interpretazione dell’insegnamento della Chiesa nel 2014 e nel 2015, quando ritenne che la sola eccezione legittima alla regola che vieta la Comunione eucaristica ai divorziati “risposati” civilmente fosse una convinzione del vescovo sulla nullità del primo matrimonio. Secondo il Cardinale, sebbene Amoris Laetitia consenta che “‘in alcuni casi’ i divorziati e ‘risposati’ possano ricevere l’aiuto dei sacramenti”, tuttavia Amoris Laetitia “non fornisce una risposta chiara e precisa [su quali casi], se non quella di mantenere la disciplina tradizionale in un modo aperto ai casi eccezionali”.23Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

In particolare, Amoris Laetitia “non stabilisce” se coloro che esprimono a un pastore un giudizio di coscienza secondo cui non si trovano in stato di peccato mortale, “in alcuni casi”, possano essere ammessi alla Comunione eucaristica o se “la libertà di scegliere possa essere lasciata alla loro coscienza”.  Il Cardinale Ouellet non ha mai sostenuto che Amoris Laetitia richieda necessariamente il riconoscimento di nuove eccezioni alla disciplina sacramentale che esclude dalla Comunione eucaristica le persone divorziate e civilmente “risposate”.

Detto ciò, il Cardinale interpreta Amoris Laetitia come un ampliamento dei “casi” in cui “una decisione collaborativa tra un pastore e una coppia nel foro interno, supervisionata in qualche modo dal vescovo del luogo, potrebbe fornire accesso, in determinati casi, all’aiuto dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia”. Inoltre, ritiene che tale aiuto [dei sacramenti] potrebbe essere concesso per un periodo di tempo in cui gli individui discernano che esso sia per loro necessario in coscienza. Gli stessi individui potrebbero poi rinunciarvi in un momento successivo del loro cammino, non per rigorismo, ma come una scelta libera, in virtù del fatto che, con un accompagnamento competente e rispettoso, sono giunti a comprendere meglio che l’aiuto dei sacramenti per la loro crescita nella grazia non risolve la contraddizione tra il loro stato di vita pubblico e il significato sacramentale della Comunione eucaristica.24Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

Se il Cardinale Ouellet pensasse ancora che l’aiuto della Comunione eucaristica possa essere fornito solo nei casi di certezza morale, ma non giuridica, della nullità del primo matrimonio, sembra improbabile che qualcosa possa cambiare a tal punto che “gli stessi individui possano poi rinunciare [alla Comunione]”.25Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

In contrasto con ciò vi è il caso di coloro che “si sono soggettivamente pentiti e potrebbero desiderare profondamente compiere un cambiamento compatibile con la verità del sacramento, ad esempio decidendo di vivere come ‘fratello e sorella’” — ma per i quali “ciò non sembra possibile”. Tali persone, secondo Ouellet, avrebbero motivo di rinunciare alla Comunione eucaristica. Dunque, tali persone potrebbero essere coloro che il Cardinale ora ritiene, alla luce di Amoris Laetitia, che possano essere ammesse alla Comunione “per un periodo”. Anzi, sebbene sia “personalmente esitante riguardo a questo approccio”, egli ammette esplicitamente che “tale apertura può essere  in alcuni casi raggiunta tramite il discernimento in foro interno”.26Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

Ciò sembra piuttosto diverso dall’opinione espressa dal Cardinale Ouellet nel 2014, quando scriveva:

“Mi sembra di capitale importanza che i casi eccezionali riguardino solo l’ambito di una convinzione di nullità ed escludano quello di una reale conversione dopo il fallimento di un primo matrimonio sacramentale. Non esiste conversione che possa cambiare l’effetto primario del sacramento, il vincolo coniugale, che è indissolubile perché legato alla testimonianza stessa di Cristo. Agire diversamente significherebbe professare a parole l’indissolubilità del matrimonio e negarla nella pratica, seminando così confusione nel Popolo di Dio, specialmente in coloro che hanno sacrificato delle opportunità di ricostruire la loro vita per fedeltà a Cristo”.

Due anni dopo, Sua Eminenza appariva ora “personalmente esitante” riguardo a ciò che in precedenza aveva ritenuto “di capitale importanza” non fare, per evitare di contraddire la testimonianza di Cristo stesso.

In una lunga sessione di domande e risposte dell’ottobre 2016 su Amoris Laetitia, trasmessa dal canale televisivo cattolico francese KTO.TV, con ospiti che includevano operatori pastorali, sacerdoti e un certo numero di divorziati risposati civilmente il cui matrimonio religioso aveva ricevuto una dichiarazione di nullità, il Cardinale Ouellet mostrò una simile mancanza di chiarezza.

Egli osservò che durante il Sinodo sulla Famiglia, i partecipanti “volevano essere fedeli alla dottrina ma allo stesso tempo adattarsi alle condizioni in cui le famiglie vivono oggi, (…) invitando la Chiesa a una visione positiva di ogni situazione”.

Aggiunse di essere stato, a livello personale, “costretto a compiere passi per comprendere bene ciò che lo Spirito Santo stava suscitando nell’Assemblea Sinodale. Credo che abbiamo raggiunto un buon risultato, che si riflette in questo documento ed è sfumato, molto sfumato, e persino tale da  richiedere un’interpretazione”.

Ribadì l’indissolubilità del vincolo sacramentale, ma insistette sul fatto che Amoris Laetitia non “cambia” nulla in proposito. Suggerì che i divorziati risposati civilmente che hanno la “convinzione soggettiva” di non trovarsi in stato di peccato mortale dovrebbero ricorrere alla “comunione spirituale”.

Aggiunse che, a livello personale, il “limite” che applica alla nota 351 di Amoris Laetitia, che suggerisce che i sacramenti possano essere accessibili in alcuni casi ai divorziati risposati, è quello della “validità del vincolo sacramentale”. Quando vi è “certezza” su questo punto, “non credo che l’apertura possa andare oltre”. Ma ci sono “casi incerti”, argomentò il Cardinale. “Quando questa certezza non è presente, [l’apertura] diventa possibile”, disse. Concluse:

“Facevo riferimento prima al laborioso processo sinodale che è durato oltre due anni. Non credo che la sua attuazione sarà più semplice. Ecco perché pastori e comunità devono ristabilire un dialogo nel mondo di oggi. L’obiettivo complessivo o primario, se vogliamo, del sinodo è ristabilire un dialogo pastorale, e non semplicemente dire, beh, ‘Abbiamo delle norme. Sei fuori dalla norma. Peccato. Andiamo avanti’. Dobbiamo ricostruire la fraternità e ci sono opportunità di comunione, direi, di partecipazione alla vita della Chiesa. E dobbiamo davvero creare un nuovo clima. Penso che sia notevole ciò che il Papa ha fatto, ciò che è riuscito a trasmettere, per così dire, attraverso la sua stessa testimonianza e nell’assemblea sinodale, e che ora si sta diffondendo. Sta anche penetrando nei cuori dei pastori, a partire dai vescovi e [raggiungendo] poi i sacerdoti, affinché questo processo avvicini le persone, anche coloro che si trovano in situazioni estreme, periferiche o particolari. Quindi penso che questa sia una buona notizia”.

  • 1
    “Monde & vie” N°1008, marzo 2022
  • 2
    “La Santa Sede (…) chiede anche che nelle nostre diverse case, la Messa venga celebrata secondo il Novus Ordo una settimana al mese, con l’eccezione delle domeniche, mentre il Vetus Ordo rimarrà in uso per le altre tre settimane e ogni domenica. Precisa che, ogni giorno, le letture della Messa saranno quelle del lezionario romano attuale e che tutti i prefazi del Messale di Paolo VI saranno utilizzati nelle Messe secondo il Vetus Ordo”.
  • 3
    Nel 2007, il tasso di partecipazione alla Messa nella provincia era del 15%. Non sembra esserci motivo di pensare che il tasso nell’Arcidiocesi di Québec fosse molto più alto nel 2002. Per confronto, pare che in Francia la partecipazione alla Messa fosse inferiore al 10%, mentre in Grecia e Spagna intorno al 20% e in Irlanda, Italia e Polonia superiore al 30%.
  • 4
    Negli anni ’60 e ’70, dopo secoli di dominio della Chiesa nella vita sociale e politica del Québec, avvennero cambiamenti drammatici: “scuole, ospedali e servizi sociali furono rigorosamente secolarizzati; le vocazioni sacerdotali evaporarono; la partecipazione alla Messa crollò; [e] le chiese si svuotarono”. Si dice che per molti il nazionalismo sostituì la religione. Ouellet riferisce che, mentre era in seminario, desiderava fare un’esperienza missionaria. Inizialmente era inclineo ad andare in Asia, ma dopo essere stato ordinato sacerdote sulpiziano, andò in Colombia. Lì insegnò per sei anni in due seminari. Più tardi, tornò in Colombia per altri cinque anni come rettore di uno di quei seminari. — Cfr. “Biography of Cardinal Marc Ouellet, p.s.s.”, Society of the Priests of Saint-Sulpice, Province of Canada, 25 novembre 2010.
  • 5
    Il vescovo di Calgary, Frederick Henry, sebbene sembri non aver affrontato direttamente la questione della Comunione, fu più esplicito del Cardinale nella sua critica a Martin.
  • 6
    Secondo i dati, la partecipazione settimanale alla Messa era dell’11% nel 2016.
  • 7
    Tra le nomine effettuate tra l’elevazione del Cardinale Ouellet a prefetto e l’elezione di Papa Francesco vi sono quelle di Ricardo Andrello (da arcivescovo di Concepción ad arcivescovo di Santiago, Cile), Michel Aupetit (da sacerdote a vescovo ausiliare di Parigi), Charles Chaput (da arcivescovo di Denver ad arcivescovo di Filadelfia), Blase Cupich (da vescovo di Rapid City a vescovo di Spokane), William Lori (da vescovo di Bridgeport ad arcivescovo di Baltimora), Charles Morerod (da sacerdote a vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo), Peter Ebere Okpaleke (da sacerdote a vescovo di Ahiara, Nigeria), Angelo Scola (da patriarca di Venezia ad arcivescovo di Milano) e Luis Antonio Tagle (da vescovo di Imus ad arcivescovo di Manila).
  • 8
    “Metropolitan Archbishop of San Juan of Puerto Rico, Letter to Marc Cardinal Ouellet of February 20, 2013”, LifeSite News, 20 febbraio 2013
  • 9
    Christopher White e Inés San Martín, “Confirmed: Pope to Meet USCCB Leaders on Monday”, Crux, 7 ottobre 2018
  • 10
    Sua Eminenza sembra non essersi espresso pubblicamente e direttamente sul ruolo specifico delle donne nella formazione dei figli. Tuttavia, ha esaltato la Sacra Famiglia come “un ideale vivente”. Ha promosso la famiglia come l’eredità più preziosa della tradizione cristiana e ha lodato l’esempio di Nostra Signora di Guadalupe nel portare un bambino nel grembo: “Maria ci ricorda che la parola di Dio si è fatta carne nel grembo di una donna”.
  • 11
    Il Cardinale ha applaudito il Papa, ad esempio, per aver “escluso… teorie assurde” che “dichiarano compatibile la proclamazione della risurrezione di Cristo con il permanere del suo corpo nel sepolcro”.
  • 12
    “Secondo la Rivelazione della Sacra Scrittura (1 Gv 4,16), la natura divina non è altro che l’Amore divino sussistente in tre Persone assolutamente correlate”.
  • 13
    Card. Marc Ouellet, “Let Us Understand ‘Amoris Laetitia,’” Abouna, 9 novembre 2017
  • 14
    Sua Eminenza distingue tra i termini “migrante” e “rifugiato”, ma non è chiaro se ritenga che una distinzione nelle politiche sia lecita o auspicabile.
  • 15
    Il Cardinale sembra avere una particolare predilezione per gli immigrati cattolici provenienti da Haiti e dall’America Latina, i quali “ci aiutano a ricordare le nostre stesse radici”. “Quando arrivano in Canada o negli Stati Uniti, aiutano a restaurare o salvare una cultura cristiana… devono portare e mantenere la loro identità religiosa, e arricchirci con la loro fede”. “Non ci sarà una Chiesa missionaria e che si diffonde in America senza una solidarietà più concreta e creativa tra il Nord e il Sud del continente”. Lo stato della Fondazione Cardinale Marc Ouellet dopo il 2008, quando disponeva di un patrimonio di 312.000 dollari, non è facilmente reperibile.
  • 16
    Secondo il Cardinale, “mantenere tale limite non equivale a dichiarare che queste coppie vivano in peccato mortale o che siano private della Santa Comunione per questa ragione morale”. Egli non fornisce ulteriori dettagli, ma probabilmente intende dire che, rifiutando di autorizzare la Comunione, la Chiesa non si pronuncia sulla imputabilità soggettiva dell’atto gravemente peccaminoso del divorzio e del nuovo matrimonio civile. Dalla terminologia citata in questa nota e sopra nel testo e nella nota, si potrebbe pensare che il Cardinale escluda dalla Comunione anche le coppie divorziate e “risposate” che si astengono dagli atti sessuali (cfr. Marc Cardinal Ouellet, Mystery and Sacrament of Love: A Theology of Marriage and the Family for the New Evangelization [Grand Rapids: Wm. B. Eerdmans Publishing, 2015], pp. 169-170). Nulla nel testo escluderebbe questa interpretazione, anche se sorprenderebbe, poiché il Cardinale ha studiato attentamente Familiaris Consortio, che sembra ammettere tale eccezione, ma solo in presenza di gravi motivi che impediscano l’obbligo della separazione (FC 84). È possibile che Ouellet ometta tale eccezione per rafforzare la chiarezza della sua opposizione a ulteriori eccezioni nella disciplina sacramentale. Secondo Ouellet, “la ragione di questo limite non è in primo luogo morale, ma sacramentale”. Con ciò sembra intendere che non sia il carattere morale dei singoli individui divorziati e “risposati” a determinare l’illiceità del distribuire loro la Comunione.
  • 17
    In un articolo del 1998, ripubblicato nel 2011, il Cardinale Ratzinger aveva affermato una posizione simile e nel 2017 il Cardinale Müller riaffermò questa visione, interpretando Amoris Laetitia in conformità con essa.
  • 18
    Si veda, ad esempio, Ouellet, Mystery and Sacrament of Love.
  • 19
    Verbatim of Cardinal Marc Ouellet’s Conference with Canadian Bishops, Présence, 25 settembre 2017; Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 20
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 21
    Sua Eminenza cita il Catechismo affermando che l’imputabilità soggettiva può essere ‘inesistente’.
  • 22
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 23
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 24
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 25
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.
  • 26
    Cardinal Marc Ouellet, Accompanying, Discerning, Integrating Weakness, L’Osservatore Romano, 21 novembre 2017.

Servizio alla Chiesa

  • Ordinazione Sacerdotale: 25 maggio 1968
  • Ordinazione Episcopale: 19 marzo 2001
  • Creato Cardinale: 21 ottobre 2003

Studi

  • 1959-1964: École Normale di Amos; Filosofia
  • 1964: Università di Laval; Laurea in Pedagogia
  • 1964-1968: Seminario Maggiore, Università di Montreal; Licenza in teologia
  • 1976: Università Pontificia di San Tommaso d’Aquino; Licenza in filosofia
  • 1982: Pontificia Università Gregoriana; Dottorato in teologia dogmatica.

Incarichi

  • 1968-1970: Curato, Parrocchia Saint-Sauveur di Val d’Or, Canada
  • 1970-1972: Professore di filosofia, Seminario Maggiore di Bogotà, Colombia
  • 1974-1976: Professore e formatore, Seminario Maggiore di Manizales, Colombia
  • 1976-1978: Professore, Seminario Maggiore di Montreal, Canada
  • 1982-1983: Professore e formatore, Seminario Maggiore di Cali, Colombia
  • 1983-1988: Rettore, Seminario Maggiore di Manizales, Colombia
  • 1988-1994: Primo consulente del Consiglio Provinciale canadese dei Sulpiziani
  • 1988-1994: Rettore, Seminario Maggiore di Montreal, Canada
  • 1994-1996: Rettore, Seminario di San Giuseppe, Edmonton, Canada
  • 1995-2000: Consultore, Congregazione per il Clero
  • 1996-1997: Professore, Collegio Teologico Newman, Edmonton, Canada
  • 1996-1997: Docente, Istituto Giovanni Paolo II, Roma, Italia
  • 1997-2001: Professore di teologia dogmatica, Istituto Giovanni Paolo II, Roma, Italia
  • 2001-2002: Arcivescovo titolare di Acropoli
  • 2001-2003: Segretario, Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
  • 2001-2009: Consultore, Congregazione per la Dottrina della Fede
  • 2001-2016: Consultore, Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
  • 2002-2010: Arcivescovo metropolita di Québec
  • 2008: Relatore generale, XII Sinodo Ordinario dei Vescovi, “La Parola di Dio”.
  • 2010-oggi: Prefetto della Congregazione per i Vescovi
  • 2010-presente: Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina

Incarichi Curiali

  • Congregazione per i Vescovi
  • Congregazione per il Clero
  • Congregazione per l’Educazione Cattolica
  • Congregazione per le Chiese Orientali
  • Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
  • Segreteria di Stato, Seconda Sezione – Rapporti con gli Stati
  • Pontificio Consiglio della Cultura
  • Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
  • Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi
  • Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali

Foto: Edward Pentin