San Paolo alla Tre Fontane

Creato da:

Benedetto XVI

Status Votante:

Non-Elettore

Nazione:

Italia

Età:

80

Cardinale Mauro Piacenza

San Paolo alla Tre Fontane

Penitenziario Maggiore Emerito della Penitenzieria Apostolica

Italia

Una quies in veritate

Una sola pace nella verità

Indice dei contenuti

Proponi una modifica o un’aggiunta a questo profilo

Dati chiave

Data di Nascita:

15 Settembre 1944 (80 anni)

Luogo di Nascita:

Genova, Italia

Nazione:

Italia

Concistoro:

20 Novembre 2010

da

Benedetto XVI

Status Votante:

Non-Elettore

Incarico:

Emerito

Tipo:

Cardinale Presbitero

Chiesa Titolare:

San Paolo alla Tre Fontane

Sintesi

Il Cardinale Mauro Piacenza è figlio unico; suo padre era un funzionario della Marina Mercantile.1“Vaticano in salsa genovese, da Bagnasco a Piacenza sotto il regno di Bertone”, SFERA Mauro ha compiuto i primi studi in lettere classiche e poi in scienze politiche, fino al suo ingresso nel seminario maggiore di Genova nel 1964.

È stato ordinato sacerdote nel 1969 dal Cardinale Giuseppe Siri. Negli anni Settanta, Piacenza ha ricoperto simultaneamente diversi incarichi: dal 1970 al 1975 è stato vicario parrocchiale; dal 1973 al 1978 è stato direttore spirituale in seminario; dal 1975 al 1976 ha studiato presso la Pontificia Università Lateranense a Roma, conseguendo la licenza in diritto canonico summa cum laude. Inoltre, dal 1970 al 1990 è stato giudice del tribunale diocesano. Dal 1978 al 1990 ha insegnato diritto canonico all’università e ha anche tenuto corsi nel suo liceo di formazione, il Cristoforo Colombo. In questo periodo, ha curato programmi catechetici settimanali su una rete televisiva locale ed è stato visitatore ufficiale di numerose comunità religiose, predicando esercizi spirituali per il clero, i seminaristi, i religiosi e le religiose, nonché per i laici. I suoi numerosi scritti si sono concentrati sulla formazione spirituale, in particolare del clero.

Nel 1990, Piacenza è stato chiamato a Roma per servire come ufficiale presso la Congregazione per il Clero. È stato nominato segretario nel 2000 e, nel 2003, Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Nello stesso anno, Piacenza è stato consacrato vescovo dal Cardinale Tarcisio Bertone (all’epoca arcivescovo di Genova), con il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, allora prefetto della Congregazione per il Clero e presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, come co-consacrante. Nel 2004, Giovanni Paolo II lo ha nominato presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Benedetto XVI lo ha scelto nel 2010 per guidare la Congregazione per il Clero e, nello stesso anno, lo ha elevato al cardinalato. Dal 2011, il Cardinale Piacenza è presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione pontificia a sostegno dei cristiani perseguitati. Nel 2013, Papa Francesco lo ha sostituito come prefetto della Congregazione per il Clero con il diplomatico Cardinale Beniamino Stella, già nunzio a Cuba e in Colombia, e lo ha promosso a Penitenziere Maggiore, capo della Penitenzieria Apostolica, il supremo tribunale della Chiesa per le questioni relative al perdono dei peccati.

Avendo sempre a cuore la salvezza delle anime, Mauro Piacenza vanta un’ampia esperienza come docente e guida spirituale. La sua devozione all’Eucaristia e alla Beata Vergine Maria ha influito in modo particolare sul suo impegno per il clero all’interno della Congregazione per il Clero, dove ha lavorato per oltre vent’anni, fino a diventarne prefetto. Era una scelta naturale per guidare la Congregazione, essendo ciò che alcuni definirebbero “un sacerdote dei sacerdoti”, un predicatore molto richiesto per ritiri spirituali e un uomo capace di operare con efficacia e discrezione, anche nella difesa dell’ortodossia contro gli errori nella Chiesa.

Il suo lavoro a Genova e poi a Roma nella cura dei tesori culturali della Chiesa riflette il suo impegno nel mantenere vive le tradizioni cattoliche e renderle accessibili alle nuove generazioni. È fermamente ancorato a tutte le dottrine della Chiesa in materia morale, ribadendo con chiarezza l’insegnamento magisteriale su temi quali l’aborto, la maternità surrogata e la necessità di evangelizzare le culture non cristiane. Per lui, non vi è dubbio che il sacerdozio nella Chiesa latina debba restare riservato ai soli uomini celibi, senza spazio per una “cultura omosessuale” in seminario o in canonica, né per l’ordinazione femminile. Contrasta con discrezione le idee rivoluzionarie, riaffermando con fermezza i principi della retta dottrina, e gode della reputazione di essere un fine conoscitore delle persone, capace di affidare incarichi chiave a individui fedeli alla Chiesa.

Correggendo una falsa concezione della misericordia, il Cardinale Piacenza ha più volte richiamato la bellezza e l’efficacia del sacramento della Confessione come rimedio per molti mali dell’epoca contemporanea. Ritiene che il Vangelo sia destinato anche ai migranti e sottolinea che ogni cura per i rifugiati deve includere una dimensione spirituale affinché possano incontrare Cristo nel loro cammino di ricerca di benessere materiale. Ha inoltre una particolare attenzione per i cristiani perseguitati.

Uomo di grande discrezione, il Cardinale Piacenza ha un’esperienza consolidata nell’ambito accademico, amministrativo e pastorale. Mostra pietà e riverenza nel culto, affronta situazioni complesse con sensibilità e possiede una conoscenza dettagliata e un profondo rispetto per le vocazioni religiose.

Grazie alle sue riconosciute capacità amministrative e alla sua sensibilità spirituale, il Cardinale Piacenza ha dimostrato di possedere qualità che lo renderebbero idoneo a ricoprire un ruolo pastorale non solo in Italia, ma anche in un contesto più ampio.

Il Cardinale Mauro Piacenza si è ritirato dall’incarico di Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica il 6 aprile 2024, all’età di 79 anni.

Ordinazione Diaconale Femminile

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Il Cardinale Piacenza sull’Ordinazione Diaconale Femminile

Array
(
    [value] => 1
    [label] => Strongly Against
)

Contro

Il Cardinale Piacenza ha affermato che la “tradizione apostolica” sulla questione è stata “inequivocabilmente chiara” e “ha sempre riconosciuto che la Chiesa non ha ricevuto da Cristo il potere di conferire l'ordinazione alle donne”. Questo, per lui, si estende anche al diaconato femminile.

Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Non Nota

Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Il Cardinale Piacenza sul Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

Array
(
    [value] => 1
    [label] => Strongly Against
)

Contro

Il Cardinale Piacenza ha ribadito con fermezza la sua opposizione a qualsiasi modifica della norma sul celibato, ritenendolo “un dono prezioso concesso da Dio alla sua Chiesa e un segno del Regno che non è di questo mondo — espressione dell’amore di Dio per il mondo e dell’amore indiviso del sacerdote per Dio e per il suo popolo.”

Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Il Cardinale Piacenza sulle Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

Array
(
    [value] => 1
    [label] => Strongly Against
)

Contro

Sebbene il Cardinale Piacenza non si sia espresso pubblicamente sulla questione, è noto in ambito privato per la sua opposizione alle restrizioni sul Vetus Ordo.

Accordi Segreti Santa Sede-Cina

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Non Nota

Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Promuovere una Chiesa “Sinodale”

Consulta le fonti

Chiudi

Fonti

Non Nota

Non ci sono certezze che il cardinale abbia affrontato questo tema

Profilo Completo

MUNUS SANCTIFICANDI

Nel 2006 — quando il Cardinale Piacenza era presidente sia della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa sia della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra — l’Agenzia Fides pubblicò due sue conferenze intitolate “Progettare e costruire la Casa di Dio” e Le pietre, i suoni e i colori della Casa di Dio. In esse, Piacenza spiegava la storia e il significato della disposizione, dell’interno e del simbolismo degli edifici ecclesiastici.

Egli sottolineava che “la costruzione di una chiesa è un evento ecclesiale poiché simboleggia la comunità cristiana che celebra i divini misteri”. “Ogni singolo elemento [architettura, decorazione, pittura, scultura, vetrate, arredi, oggetti sacri, paramenti, illuminazione e sonorità] diventa parte integrante di un’unica ‘installazione’ che ha il suo fulcro nell’altare”. Il Cardinale aggiungeva che “l’altare è il cuore dell’intero impianto della chiesa, poiché su di esso si celebra il santo sacrificio. È l’altare su cui Cristo si offre come vittima sacrificale e come sommo sacerdote. È la mensa alla quale Cristo invita i suoi discepoli per la santa cena, nel suo aspetto di memoria e memoriale; è il sepolcro che richiama la morte e la risurrezione di Cristo”.

Per Piacenza, “l’ecclesiologia del Vaticano II descrive la Chiesa come un’assemblea nata dall’ascolto della Parola di Dio e edificata dallo Spirito Santo, che conferma i credenti in Cristo attraverso i sacramenti, un’assemblea che consente la comunione, si nutre nella preghiera e si presenta al mondo come segno della salvezza portata da Cristo”. Egli affermava che la costruzione di una chiesa deve essere plasmata da questi principi. “Poiché la liturgia è un’azione dell’intero popolo di Dio, la disposizione dello spazio deve favorire la partecipazione, affinché i fedeli possano entrare e uscire, vedere e ascoltare”. L’interno di una chiesa dovrebbe essere strutturato in modo da favorire la partecipazione attiva dei fedeli. “In questa prospettiva, anche le immagini presenti in chiesa, sulle pareti o sugli arredi, non hanno un mero valore decorativo, ma svolgono una funzione liturgica. Si può dunque parlare di immagini mistagogiche per il presbiterio, che sintetizzano il mistero di Cristo (incarnazione, passione, risurrezione e seconda venuta); di immagini didattiche per la navata, a soggetto biblico; e infine di immagini devozionali (la Via Crucis, le immagini di Cristo, della Beata Vergine Maria e dei santi)”.

Approccio Cristocentrico

Il Cardinale Piacenza ha costantemente predicato nel suo ministero l’importanza di mantenere Cristo al centro della vita: “Ponete il vostro sguardo e il vostro cuore su Dio. Questo atto supremo e totale della vostra missione stabilisca l’ordine e la gerarchia di tutta la vostra vita. La preghiera quotidiana, specialmente davanti al Santissimo Sacramento, vi aiuterà a elevarvi giorno dopo giorno, purificando i vostri occhi e il vostro cuore, affinché possiate vedere il mondo con gli occhi di Dio e amare i fratelli con il Suo stesso cuore”. In un’omelia del 2009, Piacenza ha esortato tutti coloro che si nutrono del Pane dell’Eucaristia a preoccuparsi delle necessità altrui, a riconoscere la sofferenza degli altri e a offrirsi come dono per il prossimo. “L’amore per il prossimo non deve mai essere solo proclamato. Deve essere praticato”.

In un messaggio ai rettori dei santuari cattolici di tutto il mondo, Piacenza ha osservato che, in un clima di diffuso secolarismo, i santuari continuano a essere luoghi privilegiati in cui si può sperimentare la presenza amorosa e salvifica di Dio. Un santuario è un luogo lontano dalle distrazioni quotidiane, dove si può raccogliersi, riflettere e ritrovare la salute spirituale necessaria per riprendere il cammino della fede con rinnovato ardore. “È anche lì che si può trovare lo spazio per cercare, trovare e amare Cristo nella vita ordinaria, nel cuore del mondo”. Allo stesso tempo, Piacenza ha sottolineato che i santuari devono essere più di questo. Egli indicava ai pellegrini la centralità di Gesù: “La celebrazione eucaristica costituisce il cuore della vita sacramentale del santuario. In essa il Signore si dona a noi. I pellegrini che giungono nei santuari devono essere resi consapevoli che, accogliendo con fiducia Cristo eucaristico nel loro intimo, Egli offre loro la possibilità di una reale trasformazione della loro intera esistenza”.

Sacramento della Riconciliazione

Nel 2011 — quando era ancora prefetto della Congregazione per il Clero — Piacenza ha spiegato che la celebrazione dell’Eucaristia non è l’unico momento in cui celebriamo la gioia della Risurrezione. Questa gioia si manifesta anche nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Egli ha esortato a una maggiore consapevolezza dei frutti spirituali che scaturiscono dalla remissione dei peccati, poiché il sacramento della Penitenza opera una vera risurrezione spirituale, restaurando la dignità della vita dei figli di Dio. Come Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica, Piacenza ha costantemente richiamato alla riscoperta del sacramento della Penitenza, ribadendo che “la Confessione e la Santa Comunione possiedono sempre un valore straordinario capace di rinnovare l’uomo”. In un’intervista del 2018 al National Catholic Register, in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro La Festa del Perdono con Papa Francesco: un aiuto per la Confessione e le Indulgenze, il Cardinale Piacenza ha affermato che il perdono “è la dimostrazione più evidente dell’onnipotenza e dell’amore del Padre, che Gesù ha rivelato in tutta la sua vita terrena”. Tra tutti i sacramenti, ha detto, la Riconciliazione è quello che “mette in evidenza in modo più efficace lo sguardo misericordioso di Dio”. Ha elogiato Papa Francesco per aver posto la Confessione al centro del suo pontificato e ha affermato che il libro intende aiutare i lettori a vedere la Confessione “come un incontro liberante e profondamente umano”, affinché possano lasciare il confessionale “con la felicità nel cuore, con il volto radioso della speranza, anche se talvolta bagnato dalle lacrime della conversione e della gioia che ne deriva”.

In una lettera pubblicata in vista della Solennità di Tutti i Santi nel 2023, il Cardinale Piacenza ha sottolineato che la pace inizia nei cuori individuali, riconciliandosi con Dio attraverso il sacramento della Confessione.

Inoltre, in una lettera per la Quaresima del 2021, il Cardinale italiano ha ribadito l’importanza della penitenza, soprattutto durante la pandemia. Ha evidenziato che la penitenza cristiana comporta il riconoscimento della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte attraverso la sua Risurrezione e ha esortato i fedeli ad abbracciare la penitenza come risposta all’amore di Dio e come partecipazione alla nuova vita offerta da Cristo.

Devozione Mariana

Piacenza ha manifestato una devozione fervente e autentica alla Beata Vergine Maria. Nel 2012, il Comitato per la Preparazione dell’Anno della Fede, di cui Piacenza era membro, redasse una nota invitando i fedeli a rivolgersi con particolare devozione a Maria, modello della Chiesa, che “risplende su tutta la comunità degli eletti come modello di virtù”. Il comitato incoraggiò tutte le iniziative volte ad aiutare i fedeli a riconoscere il ruolo speciale di Maria nel mistero della salvezza, ad amarla e a seguirla come modello di fede e di virtù. Nel 2013, Piacenza scrisse una straordinaria lettera indirizzata “A tutte le madri di sacerdoti e seminaristi” del mondo. Egli incoraggiò queste donne, che avevano offerto i loro figli alla Chiesa, a esercitare una “maternità spirituale”, come quella di Maria, per tutti i fedeli a cui i loro figli avrebbero prestato ministero.

All’inizio dell’Anno Santo della Misericordia (2015-2016), che si aprì nella Solennità dell’Immacolata Concezione, Piacenza spiegò in un’intervista l’importanza della devozione a Maria e ciò che il dogma dell’Immacolata Concezione può ancora insegnarci oggi. “Ogni parola e ogni scelta di Cristo, che è Dio fatto uomo, è per noi una necessità ineludibile. Se Egli ha divinamente scelto di non fare a meno di Maria di Nazareth per incarnarsi e salvarci, non possiamo né vogliamo certamente farne a meno. Inoltre, in Maria l’intera Rivelazione cristiana trova, possiamo dire, il suo ‘fondamento,’ il suo ‘metodo’ e la sua continua ‘protezione.’”

Nel 2022, quando Papa Francesco consacrò la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, Piacenza affermò che questo atto spirituale costituiva un richiamo radicale alla conversione personale, ecclesiale e sociale. La pace, dichiarò il Penitenziere Maggiore, “è intimamente legata alla misericordia. La pace interiore, la pace del cuore, la pace della coscienza di ogni persona dipende dalla misericordia divina, dalla consapevolezza che le proprie contraddizioni e i propri peccati possono trovare soluzione solo nell’abbraccio dell’amore del Padre”.

“Non c’è pace senza giustizia e non c’è pace senza misericordia”, disse. “Dunque, il legame tra pace e misericordia è profondamente radicato nella stessa volontà di Dio, che deve sempre più diventare la volontà degli uomini: imparare la misericordia gli uni verso gli altri, seguendo l’esempio del Padre misericordioso, è il presupposto necessario per la pace tra le nazioni”.

Riverenza per l’Eucaristia

Il Cardinale Piacenza attribuisce grande valore alla riverenza per l’Eucaristia, che sottolinea “il mistero della permanenza della Presenza Reale” e “crea le condizioni per la sua Adorazione”. Tuttavia, le sue posizioni precise sulla liturgia sono meno note. Egli aderisce pienamente agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e alla Forma Ordinaria della Messa. Non è noto che abbia mai celebrato la Messa nella Forma Straordinaria, pur rispettandola, così come ha rispettato le norme di Benedetto XVI che ne liberalizzavano l’uso; non vi si opporrebbe e considera il Vetus Ordo in continuità con il Magistero della Chiesa e i concili precedenti.

MUNUS REGENDI

Mauro Piacenza ha svolto il suo ministero sacerdotale nella Diocesi di Genova per oltre vent’anni. È stato membro della Curia Romana dal 1990 e, in questo periodo, ha principalmente servito la Congregazione per il Clero (come officiale, sottosegretario, segretario e prefetto). Inoltre, è stato membro di numerose altre congregazioni, commissioni e consigli pontifici e ha ricoperto l’incarico di presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Piacenza è stato Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica fino all’aprile 2024 e continua a servire come presidente della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Congregazione per il Clero

Il contributo pastorale più significativo di Piacenza è stata la sua attenzione alla riforma del clero. In un’intervista del 2011 rilasciata alla Catholic News Agency, Piacenza ha discusso il suo ruolo di prefetto della Congregazione per il Clero, incarico la cui principale responsabilità è promuovere la corretta formazione dei sacerdoti e dei diaconi diocesani.

Rispondendo a una domanda sulla crisi degli abusi sessuali nella Chiesa, ha sottolineato che “i peccati orribili di alcuni non delegittimano le buone azioni di molti, né cambiano la natura della Chiesa”. Ha parlato dell’accento posto da Benedetto XVI sulla riforma del clero: “Obbedienza, castità nel celibato, dedizione totale al ministero senza limiti di tempo o di giorni”, aspetti che, ha evidenziato, “non sono costrizioni se si è veramente innamorati, ma piuttosto esigenze dell’amore che non si può fare a meno di donare”. Il Cardinale ha ricordato che fin dai tempi del seminario e del suo sacerdozio giovanile ha invocato una “riforma del clero”, in piena sintonia con gli obiettivi di Benedetto XVI. Entrambi hanno desiderato “un clero che sia veramente e umilmente fiero della propria identità, completamente assorbito dal dono della grazia ricevuta, e che, di conseguenza, riconosca una chiara distinzione tra il ‘Regno di Dio’ e il mondo”.

La misericordia è un tema ricorrente negli scritti di Piacenza e si riflette nel suo servizio come Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica. Ha inoltre sottolineato la necessità della frequente Confessione e della possibilità di ottenere indulgenze non solo per sé stessi, ma anche per i defunti. Ha definito il sacramento della Confessione “la vera ecologia dell’anima”, in cui si coltiva il vero bene dell’uomo.

Durante l’emergenza pandemica del 2020, il Cardinale ha emesso due decreti: il primo concedeva indulgenze speciali ai fedeli durante la crisi sanitaria, mentre il secondo conferiva ai vescovi la facoltà di permettere ai sacerdoti di impartire l’assoluzione generale in casi di “grave necessità”.

Amministratore pastorale

Il Cardinale Piacenza ha ricoperto un numero impressionante di incarichi di governo ecclesiale, da parroco a giudice ecclesiastico, da docente nelle scuole e nelle università a responsabile di organismi influenti e prestigiosi della Curia Romana. Da nove anni presiede l’ente caritativo Aiuto alla Chiesa che Soffre. Come segretario della Congregazione per il Clero sotto la guida del Cardinale Cláudio Hummes, durante il pontificato di Benedetto XVI, ha esercitato un’influenza considerevole. Come Penitenziere Maggiore, ha avuto la responsabilità del primo tribunale della Chiesa, considerato in termini spirituali il più importante, poiché si occupa primariamente delle realtà dell’aldilà.

Verso la fine del suo mandato come prefetto della Congregazione per il Clero, ha redatto il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, un manuale molto apprezzato per il clero.

Sugli abusi sessuali

In una rara intervista del 2011, il Cardinale Piacenza ha dichiarato di respingere l’uso della crisi degli abusi sessuali come pretesto per modificare la disciplina del celibato sacerdotale nel Rito Latino. Un tale cambiamento, ha affermato, rappresenterebbe una “frattura senza precedenti” e ha aggiunto che “i rimedi proposti peggiorerebbero la malattia” e “capovolgerebbero il Vangelo”. Ha messo in dubbio l’argomento secondo cui la solitudine sarebbe la causa del problema. “Perché? Cristo è forse un fantasma? La Chiesa è morta o viva? I santi sacerdoti dei secoli passati erano uomini anormali? La santità è un’utopia, un privilegio per pochi predestinati, o è una vocazione universale, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II?”

Ha affermato di desiderare una riforma cattolica del sacerdozio, non una riforma mondana (per ulteriori approfondimenti sulle opinioni del Cardinale Piacenza sul celibato, si veda l’ultima sezione di questo profilo).

MUNUS DOCENDI

Considerati i punti focali delle sue presidenze nella Curia, non sorprende affatto che gran parte degli insegnamenti di Piacenza ruoti attorno alla storia, al simbolismo e all’arte.1Ovvero, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Ci si potrebbe aspettare da una persona con questo background numerosi studi teorici e prolissi su tali argomenti. Ma Piacenza sorprende i suoi lettori con scritti concisi (alcuni dei quali sono stati trattati in precedenza nella sezione di questo saggio dedicata all’ufficio di santificazione del Cardinale), nei quali applica storia, simbolismo e arte alla Fede.

Discutendo della liturgia, Piacenza spiega che le norme dei libri liturgici (le rubriche) possiedono tutte un significato teologico sottostante.

“Qualsiasi stile celebrativo che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, danneggia la venerabile Tradizione e la stessa autorità della Chiesa, così come l’unità ecclesiale”.

Dato che per la maggior parte del suo tempo a Roma è stato membro della Congregazione per il Clero, gli insegnamenti di Piacenza riguardano principalmente il sacerdozio.2Si veda “Aiutare i sacerdoti a vivere la loro vocazione” più avanti.

Opinioni sulla crisi delle vocazioni

In un’intervista del 2011 con Zenit, il Cardinale ha risposto a una domanda sull’eventuale crescita del numero delle vocazioni sacerdotali qualora il celibato fosse abolito. Piacenza ha affrontato il problema della secolarizzazione:

“La crisi dalla quale, in realtà, stiamo lentamente emergendo è legata, fondamentalmente, alla crisi della fede in Occidente. È sulla crescita della fede che dobbiamo impegnarci. Questo è il punto. Negli stessi ambiti è in crisi la santificazione della festa, è in crisi la confessione, è in crisi il matrimonio. La secolarizzazione e la conseguente perdita del senso del sacro, della fede e della sua pratica hanno portato e continuano a portare a una diminuzione del numero dei candidati al sacerdozio. Accanto a queste cause distintamente teologiche ed ecclesiali, ve ne sono anche alcune di carattere sociologico… [il] evidente calo delle nascite, con la conseguente diminuzione del numero dei giovani e, dunque, anche delle vocazioni sacerdotali. Anche questo è un fattore che non può essere ignorato. Tutto è connesso. Talvolta si pongono le premesse e poi non si vogliono accettare le conseguenze, ma queste sono inevitabili”.

Posizioni pro-vita

Aborto e contraccezione sono direttamente collegati al calo delle nascite, secondo Piacenza. In qualità di Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica, in un’intervista del 2015 con la Catholic News Agency, gli fu chiesto della speciale assoluzione per il peccato di aborto. Piacenza spiegò che, nei casi in cui la madre sia vittima di forti pressioni da parte di altre persone, ella potrebbe essere l’unica a non incorrere nella pena dell’excomunica, proprio perché “costretta”. Tuttavia, sottolineò che in ogni circostanza, fin dal primo momento della sua esistenza, il bambino non ancora nato, innocente e indifeso, deve essere riconosciuto come titolare degli stessi diritti fondamentali di ogni persona, tra i quali l’inviolabile diritto alla vita.

Alla domanda su come i politici che propongono e approvano leggi sull’aborto dovrebbero essere ritenuti responsabili, Piacenza affermò che tali politici “non incorrono nella pena dell’excomunica, poiché non commettono direttamente e materialmente il crimine”, ma che “certamente hanno una gravissima responsabilità morale, peccano e, pertanto, hanno bisogno della Confession.”.

Piacenza richiama i sacerdoti alla fedeltà agli insegnamenti autorevoli del Magistero sul matrimonio: “I sacerdoti… devono svolgere questo speciale ministero aderendo con fedeltà all’autentico insegnamento della Chiesa… Anche nell’ambito matrimoniale, rispettino ciò che il Magistero ecclesiale insegna con autorità”. Il Cardinale ha sostenuto il documento Fit for Mission? Church del vescovo inglese Patrick O’Donoghue,3Vescovo emerito di Lancaster, Regno Unito che sottolinea la solidità della dottrina della Chiesa sull’inscindibilità tra amore sessuale e procreazione e invita sia il clero sia i genitori a studiare e insegnare la teologia del corpo.

Durante il Sinodo dei Vescovi del 2015, Piacenza ha ribadito la necessità di affermare che la Chiesa ha una visione positiva della sessualità, poiché essa è espressione della “tensione sinfonica tra eros e agape”. In un’intervista dello stesso anno, alla richiesta di esempi di “nuovi peccati”, Piacenza ha fatto esplicito riferimento “alle pratiche dell’aborto e della contraccezione”, insieme “ai molti mali legati alla fecondazione artificiale, come l’‘utero in affitto’ e la distruzione degli embrioni”. Il Cardinale ha sottolineato che attraverso queste pratiche — aborto, contraccezione e fecondazione artificiale — “si manifesta il presunto dominio dell’uomo sul mistero della vita, propria e altrui, con la conseguente mercificazione della persona umana, alla quale viene negata la propria irriducibile dignità”.

Giustizia sociale

Piacenza ha spesso sottolineato l’esistenza e il carattere universalmente vincolante delle norme morali non negoziabili, come quelle contro l’aborto. Tuttavia, non ha affrontato esplicitamente la sfida posta da Papa Giovanni Paolo II in Veritatis Splendor circa l’essenziale connessione tra tali norme e la giustizia sociale. Ha però evidenziato come le strutture sociali “siano semplicemente impossibili da convertire se non si parte dalla conversione del cuore”.

“Per avere strutture sociali giuste, è necessario vivere in una cultura che riconosca la giustizia e, soprattutto, riconosca il Giusto, il Signore del tempo e della storia”, ha continuato. “E perché vi sia una cultura che riconosce Cristo come Signore, una cultura dell’Avvento che attende Colui che è conosciuto come il Diletto, è necessario che ciascuno sia aperto a una conversione sempre rinnovata”.

Secondo il Cardinale Piacenza, la condizione per cambiare le strutture della società “non può essere determinata dall’imposizione di un potere esterno, nemmeno dal potere democraticamente legittimato degli Stati, ma è sempre la risposta libera e consapevole di ciascuno alla chiamata alla conversione che il Signore ci rivolge”.

Perdita del senso del peccato

Durante il Giubileo Straordinario della Misericordia, Piacenza ha parlato della perdita del senso del peccato nella società odierna. “Fondamentalmente, [il peccato] è mettere sé stessi al posto di Dio. Se mi riferisco a Dio, con la ragione posso comprendere e condividere una visione molto ampia con gli altri. Se sostituisco Dio con me stesso, non ho alcun motivo per dialogare. Cadiamo in un soggettivismo esasperato e apriamo la porta a ogni forma di dittatura”. Senza la legge di Dio e della ragione, non si riesce a comprendere in che modo il peccato personale danneggi gli altri e la società.

Il peccato causa un danno reale, ma la misericordia riversata nel sacramento della Riconciliazione porta guarigione. Piacenza ha spiegato che “nel Cristianesimo, misericordia e verità sono co-inerenti, inseparabili, al punto da non poter essere propriamente distinte”. Misericordia e verità, ha aggiunto, “sono unite senza confusione e distinte senza separazione. Una misericordia senza verità non è cristiana, così come una verità senza misericordia non è cristiana”.

In risposta alle pressioni per modificare la disciplina della Chiesa riguardo alla distribuzione della Comunione, Piacenza ha respinto l’idea che gli insegnamenti morali cattolici debbano essere ignorati affinché la Chiesa possa dispensare “misericordia”.

Approccio all’Islam e dialogo interreligioso

Piacenza non si è mai pubblicamente identificato con la tesi secondo cui la concezione islamica del rapporto tra ragione e fede sia incompatibile con la civiltà cristiana. Ha invece parlato della necessità della misericordia nel dialogo tra il Cattolicesimo e l’Islam. “Per il cristiano, l’atto di fede è un atto che deve essere assolutamente libero. Nessuno può costringere una persona a credere in un certo modo e nessuno può costringerlo a non credere secondo ciò che pensa di credere. Si possono portare tanti argomenti razionali per confrontarsi, per dialogare, ma bisogna sempre tenere presente che l’atto di fede è un atto libero”.

Inoltre, Piacenza ha sottolineato che “è sempre necessario ricordare che il punto di partenza non è essenzialmente il dialogo interreligioso, ma il dialogo interculturale. Il dialogo interreligioso, in senso stretto, è possibile solo tra religioni rivelate, come l’Ebraismo e il Cristianesimo. Con l’Islam si può approfondire un grande e fruttuoso dialogo culturale, poiché molti valori umani possono essere condivisi”. Tuttavia, in tale dialogo bisogna evitare ogni tentazione di colonizzazione. Solo l’apertura alla trascendenza e ai valori dello Spirito favorirà un autentico dialogo e potrà condurre a un incontro fruttuoso con le tradizioni islamiche.

In un’intervista del 2016 con ACI Stampa, il Cardinale ha dichiarato:

“Lo Spirito può agire anche al di fuori dei confini della Chiesa cattolica e, quindi, può guidare le coscienze a un sempre maggiore riconoscimento della verità e, in essa, della dignità della persona umana. La potenza della preghiera è assolutamente e urgentemente da riscoprire. In ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni comunità, associazione, movimento e aggregazione, in ogni famiglia cristiana, è necessario iniziare a pregare per la pace. È essenziale che i cristiani riscoprano come l’adorazione eucaristica, la lettura meditata e pregata delle Sacre Scritture, la recita del Santo Rosario e l’affidamento a Maria, Madre compassionevole di tutti i popoli, siano elementi indispensabili per maturare in sé stessi la consapevolezza del dramma del momento e per implorare umilmente l’aiuto soprannaturale affinché si possa vivere questo grave momento nel modo più cristiano possibile”.

Piacenza ha inoltre sottolineato la necessità di “riscoprire la forza e la chiarezza della propria identità [culturale e religiosa]”, considerandola un elemento indispensabile per ogni ipotesi di integrazione. “Per integrare, è essenziale avere un’identità in cui integrarsi, conoscere e riconoscere le radici della cultura in cui l’altro è chiamato a integrarsi, e superare ogni senso di colpa e ogni complesso di inferiorità determinato da una lettura errata, parziale o preconcetta della storia. Un’Europa che odia sé stessa non ha futuro e non potrà integrare nessuno”, ha affermato.

Posizione sulla migrazione

Sebbene sia stato membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Piacenza non si è pronunciato spesso sul tema della migrazione e dei rifugiati, se non per esprimere la sua preoccupazione (insieme agli altri vescovi italiani) riguardo al fenomeno migratorio, che coinvolge molte famiglie in fuga da guerra e povertà e interessa sempre più altre famiglie e la Chiesa.

In un’intervista del 2016, Piacenza ha esortato i governi ad agire con prudenza nella decisione su quali migranti accogliere:

“Solo una riscoperta della propria identità culturale e religiosa permetterà una risposta adeguata, capace, da un lato, di non rinunciare alla propria identità e, dall’altro, di non lasciarsi annientare. La legittima difesa, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, è sempre lecita quando è immediata e proporzionata, ed è un dovere quando a essere colpito è il più debole. In questo senso, Stati e governi non possono mancare al loro dovere di difendere i cittadini, anche in modo laico, anche oltre ciò che potrebbe indicare un’ispirazione cristiana di tipo settario”.

Cristiani perseguitati e libertà religiosa

L’appello più pressante di Piacenza riguarda la denuncia della persecuzione contro i cristiani. “In molti paesi del mondo, anche non molto lontani da noi, è in corso una vera e propria persecuzione, ma si potrebbe dire ‘con i guanti bianchi,’ quasi una ‘purga sistematica’ di tutto ciò che è cristiano; una persecuzione che, laddove non ha ancora assunto i toni della violenza fisica, non è meno aggressiva sul piano ideologico, in quel tentativo sistematico che viene portato avanti negli ambiti culturali e legislativi”, ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Ha inoltre affermato che la “vera sfida” nei prossimi decenni “sarà di natura antropologica; sarà quella tra chi vuole costruire un mondo senza Dio, in cui l’uomo diventa un oggetto, e [chi] riconosce Dio come Autore del cosmo e della storia”.4Niccolò Mochi-Poltri, “Immigrazione: il corto circuito per i cattolici tra le parole di Ravasi sull’accoglienza, le regole e i confini”, Sovrano Militare Ordine del Tempio, 22 marzo 2017

“Abbiamo tempi davanti a noi in cui sarà sempre più necessario difendere la libertà religiosa, inclusa la libertà di pensiero, che è la madre di ogni altra libertà! A questo proposito, vi sono segnali inquietanti in tutto l’Occidente di un’ostinata volontà di ridurre lo spazio di libertà degli uomini… Dobbiamo sempre educare i nostri giovani alla libertà… la libertà che vediamo in San Luigi… quella che scaturisce dall’appartenenza a Cristo, dalla consapevolezza che ogni uomo nasce libero perché è voluto, creato e amato da Dio”.

Come presidente della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Piacenza ha sottolineato che il sostegno concreto ai rifugiati, come parte del compito missionario della Chiesa, va di pari passo con il tema della “nuova evangelizzazione”.

Vera e falsa misericordia

“La misericordia non è una tolleranza cieca, non è giustificazione del peccato e, soprattutto, non è un diritto”. Con queste parole, Piacenza ci insegna che, sebbene, grazie all’infinita misericordia di Dio, sia possibile per tutta l’umanità giungere alla comunione con Lui in cielo, non dobbiamo essere presuntuosi. Il Cardinale mette in guardia da manifestazioni che “hanno un’origine spiritualistica e persino satanica e che, se alimentate e non corrette, possono portare i giovani, inconsapevolmente, a diventare alimentatori del ‘fumo di Satana’, che già intossica troppo il mondo. Dobbiamo tutti stare molto attenti a non respirare questi fumi tossici; talvolta ciò accade involontariamente”.

Rispondere al secolarismo

Piacenza ha sottolineato le differenze tra l’Occidente secolarizzato e relativista e altre parti del mondo dove il senso del sacro è ancora forte. Ha parlato anche delle tentazioni che colpiscono il ministero sacerdotale. Tra queste, ha menzionato la tentazione dell’attivismo, che coinvolge non pochi sacerdoti e che, sebbene possa apparire come un eroico segno di dedizione totale, in realtà rischia di mettere in pericolo la vocazione e l’efficacia dell’apostolato, qualora non sia radicato in una relazione vitale con Cristo, alimentata dal silenzio, dalla preghiera, dalla Lectio Divina e soprattutto dalla celebrazione quotidiana della Messa, dall’adorazione eucaristica e dal Santo Rosario. Il Santo Padre stesso ha ricordato ai sacerdoti che “nessuno annuncia sé stesso in prima persona, ma, dentro e attraverso la propria umanità, ogni sacerdote deve essere ben consapevole che sta portando al mondo un Altro, Dio stesso. Dio è l’unico tesoro che, in ultima analisi, le persone desiderano trovare in un sacerdote”.

Il mondo secolarizzato richiede una nuova evangelizzazione, sostiene Piacenza, che a sua volta necessita di “nuovi” sacerdoti. “Non sacerdoti in senso superficiale, come ogni moda passeggera, ma nel senso di un cuore profondamente rinnovato da ogni Santa Messa, rinnovato dall’amore del Sacro Cuore di Gesù, Sacerdote e Buon Pastore”. Esorta i sacerdoti a trarre forza dal silenzio, a passare “dall’ansiosa necessità del ‘fare’ al desiderio di ‘rimanere’ con Gesù, partecipando sempre più consapevolmente del Suo essere. Ogni azione pastorale deve essere sempre eco ed espansione di ciò che il sacerdote è!” Ha inoltre ribadito l’importanza di vivere e annunciare “la stessa dottrina, la stessa tradizione, la stessa storia di santi uomini e quindi la stessa Chiesa”.

Rapporto con Papa Francesco

Il Cardinale Piacenza è l’emblema della discrezione e raramente concede interviste. Le sue opinioni pubbliche su Papa Francesco e sul pontificato, comprese le controversie relative all’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Laetitia e ai dubia, sono quindi in gran parte sconosciute.

AIUTARE I SACERDOTI A VIVERE LA LORO VOCAZIONE

Avendo servito la Congregazione per il Clero per quasi vent’anni,5Prima come officiale per dieci anni, poi come sottosegretario per tre anni, quindi come segretario per tre anni e infine come prefetto per tre anni. Piacenza è noto per i suoi scritti sulla vocazione sacerdotale e su tutto ciò che essa comporta. Tra le sue opere principali vi sono i libri Il Sigillo. Cristo fonte dell’identità del prete (Siena: Cantagalli, 2010), tradotto in spagnolo e francese, e Il Vescovo animatore della comunione (Roma: Libreria Editrice Vaticana, 2016).

“La virtù più importante per un sacerdote è la carità pastorale”, ha affermato più volte Piacenza. Questa consiste nel “rimanere fedeli fino in fondo a sé stessi, non come [burocrati], non come impiegati della Chiesa”, ma nel rendere “Gesù Cristo presente tra il popolo, incarnando la persona di Cristo nel mondo”.

Anno sacerdotale

Durante il periodo in cui Piacenza era segretario della Congregazione per il Clero, Papa Benedetto XVI istituì l’Anno Sacerdotale nel 2009. L’obiettivo era quello di focalizzarsi sull’importanza e l’indispensabilità del ministero sacerdotale nella Chiesa per la salvezza del mondo. Piacenza tenne numerose conferenze in quel periodo, incoraggiando i suoi confratelli sacerdoti e lavorando per la promozione delle vocazioni.

Egli mantenne sempre una visione soprannaturale del sacerdozio, affermando che la Chiesa non vuole sacerdoti “spettacolo”. Questo perché la Chiesa non inventa la sua dottrina [sul sacerdozio], ma l’ha ricevuta dal Signore Gesù. Il sacerdote svolge un ruolo decisivo e insostituibile nella liturgia. Non è semplicemente un organizzatore di preghiere e celebrazioni, come a volte si pensa! Nella liturgia, il sacerdote rappresenta Cristo stesso. Nella sua offerta a Dio, ripete con efficacia le parole e i gesti di Cristo. Ciò di cui il sacerdote ha davvero bisogno nella celebrazione liturgica è la preghiera. Se tutti ci considerassimo realmente alla presenza del Signore, la liturgia assumerebbe per noi un aspetto completamente diverso, così come la nostra fede.

In una lettera ai sacerdoti del 2011, Piacenza (all’epoca prefetto della Congregazione per il Clero) ribadì questo concetto affermando:

“L’identità [sacerdotale], accolta e ricevuta sacramentalmente nella nostra umanità ferita, esige la progressiva conformazione del nostro cuore, della nostra mente, del nostro comportamento a tutto ciò che siamo nell’immagine di Cristo Buon Pastore, impressa sacramentalmente in noi. Dobbiamo entrare nei Misteri che celebriamo, specialmente nella Santissima Eucaristia, e lasciarci formare da essi. È nell’Eucaristia che il sacerdote riscopre la sua vera identità! È nella celebrazione dei Divini Misteri che si può comprendere ‘come’ essere pastore e ‘cosa’ sia necessario per servire veramente ciascuno. Dobbiamo convertirci alla partecipazione quotidiana al Sacrificio di Cristo sulla Croce: Cristo ha reso possibile ed efficace la nostra salvezza con la sua perfetta sostituzione vicaria. Allo stesso modo, ogni sacerdote, alter Christus, è chiamato, come i grandi santi, a vivere in prima persona il mistero della propria sostituzione per il servizio di tutti, specialmente nella fedele celebrazione del Sacramento della Riconciliazione”.

Piacenza ha ribadito che aderire all’autentico insegnamento della Chiesa richiede conoscenza.

“I sacerdoti, nel dispensare la divina misericordia, devono svolgere questo speciale ministero con fedeltà all’autentico insegnamento della Chiesa. Siano ben formati nella dottrina e non trascurino di aggiornarsi periodicamente su quelle questioni che riguardano in particolare la morale e la bioetica (cf. CCC, n. 1466). Anche nell’ambito matrimoniale rispettino ciò che il Magistero ecclesiale insegna con autorità. Evitino di proporre nel confessionale dottrine personali, opinioni arbitrarie e valutazioni che non siano conformi a ciò che la Chiesa crede e insegna”.

A tal proposito, Piacenza ha richiamato — tanto per i sacerdoti e i religiosi quanto per i laici — la necessità di una rinnovata conoscenza e diffusione degli insegnamenti contenuti nella Sacra Scrittura.

In un’intervista del 2008 con Fides, l’agenzia di stampa della Santa Sede per le missioni, Piacenza sottolineò che: “In un contesto secolarizzato, in cui tutto sembra congiurare per ‘tacere su Cristo’ o per relegarlo nel pantheon di valori vaghi, ironizzati e relativizzati, gli uomini che diventano sacerdoti testimoniano con convinzione e gioia, con l’eloquenza della loro vita di totale dedizione, la Verità e la Bellezza, e soprattutto la Presenza del Mistero nel mondo”.

Il celibato sacerdotale

Nella stessa intervista, Piacenza sottolineò che essere sacerdote è indissolubilmente legato al celibato.

“La Chiesa sceglie per l’Ordine Sacro coloro che hanno ricevuto da Dio il carisma del celibato, poiché la verginità, intesa come totale dono di sé, è la più grande testimonianza che un cristiano possa rendere al Signore in questa vita terrena. Solo il martirio è più grande della verginità! Per questo motivo, molto più e ben oltre una semplice opportunità disciplinare o pastorale — che è solo la logica conseguenza di premesse più grandi — l’efficacia stessa della testimonianza sacerdotale è inseparabilmente connessa al sacro celibato”.

In un’omelia del 2009, Piacenza aggiunse che una persona chiamata da [Nostro Signore Gesù Cristo] non può che rispondere con un dono totale di sé, che coinvolga l’intero essere: anima, corpo, mente, cuore, presente e futuro. “Tutto è per sempre”. Una persona che ha riconosciuto in Cristo il centro, la ragione e il senso della propria vita non può che amarlo con il più grande amore di cui il cuore umano è capace. Il celibato non significa rinunciare all’amore. Significa piuttosto una disponibilità generosa e magnanima a offrire ogni battito del proprio cuore alla famiglia della Chiesa, perché essa ne disponga esclusivamente per il servizio dei fratelli e delle sorelle.

In un discorso del 2011, Piacenza ribadì la ferma volontà della Chiesa di mantenere la legge che richiede il celibato perpetuo e liberamente scelto per i candidati all’ordinazione sacerdotale nel Rito Latino. Aggiunse che il celibato deve essere presentato e spiegato “nella pienezza della sua ricchezza biblica, teologica e spirituale, come un dono prezioso concesso da Dio alla sua Chiesa e come segno del Regno che non è di questo mondo — segno dell’amore di Dio per il mondo e dell’amore indiviso del sacerdote per Dio e per il popolo di Dio”.

Piacenza sottolineò inoltre che il celibato è una questione di radicalismo evangelico e che povertà, castità e obbedienza non sono esclusiva dei religiosi, ma virtù da vivere con intenso ardore missionario. Mise in guardia dal ridurre il livello della formazione sacerdotale come risposta al calo delle vocazioni: “Il numero diminuisce quando si abbassa la temperatura della fede, perché le vocazioni sono un ‘affare’ divino, non umano, e seguono la logica di Dio, che dal punto di vista umano è follia. Occorre fede!”

Ordinazione delle donne e omosessualità

Per quanto riguarda chi può essere ammesso al sacramento dell’Ordine Sacro, Piacenza sostiene l’Istruzione circa i criteri di discernimento vocazione riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, pubblicata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Tale documento afferma che (pur nel profondo rispetto delle persone in questione) coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay non possono essere ammessi al seminario o ricevere l’Ordine Sacro. Riguardo all’ordinazione femminile, Piacenza ha dichiarato che la “tradizione apostolica” su questa materia è stata “inequivocabilmente chiara” e “ha sempre riconosciuto che la Chiesa non ha ricevuto da Cristo il potere di conferire l’ordinazione alle donne”. Ha tuttavia chiarito che per tutti gli uffici e i compiti non connessi all’Ordine Sacro, “il genio femminile può offrire un contributo specifico”.

Ha sottolineato che “la Chiesa non è un governo politico in cui sia giusto esigere un’adeguata rappresentanza. La Chiesa è qualcosa di completamente diverso; la Chiesa è il Corpo di Cristo e, in essa, ciascuno ha un ruolo secondo quanto stabilito da Cristo. Inoltre, nella Chiesa non si tratta di ruoli maschili e femminili, ma di ruoli che, per volontà divina, comportano o meno l’ordinazione. Tutto ciò che un laico può fare, può farlo anche una laica. Ciò che conta è avere la formazione specifica e adeguata: essere uomo o donna, in questo senso, non ha importanza”.

Ha affermato:

“L’ordinazione sacerdotale è riservata agli uomini, e questo non è una discriminazione nei confronti delle donne, ma piuttosto una conseguenza dell’insuperabile storicità dell’atto dell’Incarnazione e della teologia paolina sul corpo mistico, in cui ciascuno ha il proprio ruolo ed è santificato e porta frutto secondo il proprio posto. Se si guarda a questa realtà in termini di potere, allora siamo completamente fuori strada, perché nella Chiesa solo la Beata Vergine Maria è onnipotente per intercessione, in un modo unico, e quindi in tal senso è più potente di San Pietro. Ma Pietro e la Vergine Maria hanno ruoli distinti, entrambi essenziali. Ho sentito questo argomento in non pochi ambienti della Comunione Anglicana”.

  • 1
    “Vaticano in salsa genovese, da Bagnasco a Piacenza sotto il regno di Bertone”, SFERA
  • 2
    Ovvero, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
  • 3
    Si veda “Aiutare i sacerdoti a vivere la loro vocazione” più avanti.
  • 4
    Vescovo emerito di Lancaster, Regno Unito
  • 5
    Niccolò Mochi-Poltri, “Immigrazione: il corto circuito per i cattolici tra le parole di Ravasi sull’accoglienza, le regole e i confini”, Sovrano Militare Ordine del Tempio, 22 marzo 2017
  • 6
    Prima come officiale per dieci anni, poi come sottosegretario per tre anni, quindi come segretario per tre anni e infine come prefetto per tre anni.

Servizio alla Chiesa

  • Ordinazione Sacerdotale: 21 dicembre 1969
  • Ordinazione Episcopale: 15 novembre 2003
  • Creato Cardinale: 20 novembre 2010

Studi

  • 1969: Seminario Arcivescovile Maggiore di Genova
  • 1976: Pontificia Università Lateranense, Roma; Diritto Canonico (J.C.D.)

Incarichi

  • 1969-2003: Sacerdote, Arcidiocesi di Genova
  • Cappellano dell’Università di Genova
  • Docente di diritto canonico, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
  • Professore di Cultura contemporanea e Storia dell’Ateismo, Istituto Superiore di Studi Religiosi della Liguria
  • Professore di Teologia Dogmatica, Istituto di Teologia per i Laici, Genova
  • 1986-1990: Canonico, Cattedrale di Genova
  • 1990-2000: Personale, Congregazione per il Clero
  • 2000-2003: Sottosegretario, Congregazione per il Clero
  • 2003-2007: Presidente, Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
  • 2004-2007: Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
  • 2007-2010: Segretario, Congregazione per il Clero
  • 2007-2010: Vicepresidente del Consiglio Internazionale per la Catechesi
  • 2010-2013: Prefetto, Congregazione per il Clero
  • 2013-2024: Penitenziere maggiore, Penitenzieria Apostolica

Incarichi Curiali

  • 2010-oggi: Membro, Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
  • 2010-2024: Membro del Dicastero per l’Educazione e la Cultura
  • 2010-2013: Presidente del Consiglio Internazionale per la Catechesi
  • 2010-2016: Membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
  • 2011-oggi: Presidente, Aiuto alla Chiesa che Soffre
  • 2011-2013: Membro, Comitato per la preparazione dell’Anno della Fede
  • 2013: Presidente, Commissione Interdicasteriale per i Candidati all’Ordine Sacro
  • 2014-2024: Membro, Dicastero per le Cause dei Santi

Foto: Giancarlo Giuliani/CPP