Santa Maria Nova

Creato da:

Giovanni Paolo II

Status Votante:

Elettore

Nazione:

Ungheria

Età:

72

Cardinale Péter Erdő

Santa Maria Nova

Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, Ungheria

Ungheria

Initio non erat nisi gratia

In principio non vi era che la grazia

Indice dei contenuti

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Dati chiave

Data di Nascita:

25 Giugno 1952 (72 anni)

Luogo di Nascita:

Budapest, Ungheria

Nazione:

Ungheria

Concistoro:

21 Novembre 2003

da

Giovanni Paolo II

Status Votante:

Elettore

Incarico:

Diocesano

Tipo:

Cardinale Presbitero

Chiesa Titolare:

Santa Maria Nova

Sintesi

Il Cardinale Péter Erdő, primogenito di sei figli, nacque da genitori cattolici devoti e crebbe in una famiglia in cui la fede era “intrisa nel tessuto della nostra vita”.1Robert B. Moynihan e Viktoria Somogyi, Guarding the Flame: The Challenges Facing the Church in the 21st Century: A Conversation with Cardinal Peter Erdo (Charlotte, NC: TAN Books, 2019), 3. Trascorse la sua infanzia sotto il comunismo e, nel 1956, quando aveva quattro anni, fu costretto a fuggire insieme ai suoi familiari con i soli vestiti che aveva addosso, dopo che le truppe d’invasione incendiarono la loro casa. In seguito subì varie forme di discriminazione a causa della sua fede. Studiò presso una scuola dei Padri Scolopi a Budapest. La “realtà di Dio” cominciò ad attrarre il giovane Péter Erdő mentre serviva come chierichetto, dandogli significato e direzione nella vita. Entrò in seminario dopo un lungo periodo di  preghiera, maturando la convinzione  che aiutare le persone a raggiungere la salvezza fosse così importante da richiedere la dedizione dell’intera esistenza.2Ibid.

Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1975 — che lui stesso definisce uno dei tre momenti più felici della sua vita — trascorse due anni in servizio parrocchiale prima di essere inviato a Roma, dove conseguì i gradi accademici in teologia e diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense (1980). Negli anni successivi insegnò in varie facoltà di diritto canonico e di teologia in Ungheria e all’estero, tra cui Buenos Aires: nello stesso periodo  esercitava anche il ruolo di funzionario e giudice ecclesiastico e pubblicò manuali e articoli di diritto canonico. Fu ricercatore presso l’Università della California, Berkeley, dal 1995 al 1996 e, per alcuni anni, ricoprì la carica di rettore del Collegio Ungherese a Roma e quella di docente presso la Gregoriana e la Lateranense. Giovanni Paolo II lo consacrò  vescovo nel 2000 e lo nominò primate d’Ungheria come ordinario dell’Arcidiocesi di Esztergom-Budapest nel 2003. Nello stesso anno fu elevato al cardinalato.

Grazie alla conoscenza del tedesco, dell’italiano, del francese, dello spagnolo, dell’inglese e della sua lingua madre, l’ungherese, Erdő fu eletto presidente della Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese nel 2005 e, nello stesso anno, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). La stima che gode tra i suoi colleghi vescovi è stata dimostrata dalla sua rielezione al CCEE nel 2011, nonché dalla sua nomina a collaborare con la “Seconda Sezione” della Segreteria di Stato come responsabile delle relazioni diplomatiche. Dal 2003 ha partecipato a tutte le assemblee del Sinodo dei Vescovi, con il particolare onore di essere nominato relatore per i sinodi del 2014 e 2015 da Papa Francesco. È autore di oltre 250 articoli e 25 libri.

Formatosi tra le difficoltà del comunismo ateo, il Cardinale Péter Erdő è ampiamente riconosciuto come un grande intellettuale e uomo di cultura. È autore prolifico e lettore instancabile,  docente di grande esperienza, canonista e biblista altamente qualificato, qualità per cui ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui dottorati honoris causa da varie istituzioni, incluso l’Institut Catholique de Paris (1996) e, più recentemente, il Vox Canonica Award nel 2023, premio riservato ai canonisti di spicco.

Nutre un forte apprezzamento per la liturgia postconciliare, in particolare per la sua enfasi sulle letture dell’Antico Testamento. Sebbene preferisca la Forma Ordinaria della Messa, è disposto a permettere e a sostenere, quando richiesto, la celebrazione della Forma Straordinaria. Tuttavia  non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche su Traditionis Custodes e sulle restrizioni imposte alla Messa tradizionale in latino.

Considera  l’Eucaristia e il sacerdozio come realtà strettamente collegate ed è contrario al celibato opzionale per i sacerdoti. Difensore della struttura gerarchica della Chiesa,  ha un grande cuore pastorale e l’importanza della salvezza è stata la forza motrice della sua ordinazione. Ha posto grande enfasi sulla Nuova Evangelizzazione e sulla pastorale giovanile. Il lavoro missionario è centrale nel suo approccio pastorale, e ha mostrato grande preoccupazione per la crisi delle vocazioni nella Chiesa.

Le vocazioni nella sua diocesi hanno subito variazioni durante il suo mandato: nel 2002 il numero totale di sacerdoti era 358, salito a 443 nel 2013, prima di scendere a 365 nel 2021. I religiosi maschi sono aumentati leggermente, da 173 nel 2002 a 199 nel 2021, mentre le religiose hanno subito un drastico calo, passando da 699 nel 2002 a 303 nel 2021.

Cauto, avverso al rischio, persino timido, Erdő fu, a 51 anni, uno dei cardinali più giovani quando Giovanni Paolo II lo elevò al Collegio Cardinalizio nel 2003.

Su questioni politiche come l’immigrazione, problema che l’Ungheria affronta da anni, il Cardinale ha assunto un approccio equilibrato, riconoscendo il diritto alla migrazione ma al tempo stesso anche i pericoli sottesi all’integrazione dei rifugiati, con l’obiettivo di non compromettere la stabilità politica. Ritiene che debba essere trovato un vero bilanciamento tra solidarietà e misericordia. È profondamente preoccupato per i cristiani perseguitati (“In loro vediamo i discepoli di Cristo”), sebbene abbia  una visione generalmente benevola dell’Islam. Ha un atteggiamento molto favorevole nei confronti della Chiesa ortodossa e sostiene con convinzione il dialogo con le religioni non cristiane, sottolineando il valore di Dignitatis Humanae. La sua enfasi sull’unità e il suo ruolo di ponte tra Oriente e Occidente hanno rafforzato la sua posizione come leader significativo della Chiesa.

Il Cardinale Erdő ha trascorso molti anni del suo sacerdozio come insegnante, professione che ama molto. Sottolinea frequentemente l’importanza di avere un rapporto personale con Cristo, ciò che considera essenziale per una  Chiesa che  sta affrontando una grave crisi causata dal secolarismo e dal relativismo. Sostiene fermamente l’esistenza della legge naturale. La sua esperienza sotto il comunismo gli ha insegnato il ruolo che la religione può svolgere nel colmare il vuoto lasciato dal crollo di un’ideologia politica: solo un rapporto personale con Cristo porta alla vera libertà e felicità.

“Se la fede è la cosa più importante nella vita, allora alimentare la fede degli altri, trasmettere la fede, insegnare la fede e, soprattutto, celebrare la liturgia, sono le cose più grandi della vita”, ha detto nell’agosto 2024. Aiutare nella “salvezza degli altri”, ha aggiunto, è il compito più importante e utile. “Questa è stata la motivazione principale che ho sentito fin da bambino”, ha detto. “E così sono giunto gradualmente alla decisione di entrare in seminario”.

Erdő nega l’universalismo, ovvero l’idea che tutti siano salvati, ma crede comunque che tutti possano essere salvati. Alla fine, sostiene, solo attraverso Gesù Cristo l’umanità può trovare la via per giungere a Dio. È favorevole all’accompagnamento pastorale per i divorziati “risposati”, ma solo se non vi è “alcun dubbio” sull’insegnamento della Chiesa riguardo all’indissolubilità del matrimonio. È fermamente contrario all’accettazione delle unioni omosessuali, ma sostiene il supporto pastorale per coloro che soffrono di attrazione per lo stesso sesso. Difende Humanae Vitae, è fermamente pro-vita e ha una fervente devozione mariana.

Ammiratore di Papa Paolo VI, il Cardinale era uno dei favoriti del defunto Cardinale George Pell, il quale lo considerava un candidato altamente adatto alla successione di Pietro e, soprattutto, qualcuno che avrebbe potuto ripristinare il primato della legge in Vaticano dopo il pontificato di Francesco.

Ordinazione Diaconale Femminile

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Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Il Cardinale Erdő sulla Benedizione delle Coppie dello Stesso Sesso

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Contro

Sebbene non si sia pronunciato su Fiducia Supplicans, dato il suo fermo insistito sul rispetto dell’insegnamento della Chiesa, il Cardinale Erdő è con ogni probabilità contrario. Ha ribadito con fermezza la posizione della Chiesa secondo cui “non esiste alcun fondamento per ritenere che le unioni omosessuali siano in qualche modo simili o anche solo remotamente analoghe al disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.”

Rendere Opzionale il Celibato Sacerdotale

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Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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Il Cardinale Erdő sulle Restrizioni al Vetus Ordo (Messa Antica)

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Ambigua

In risposta a una falsa notizia secondo cui il Cardinale Erdő sarebbe contrario a Traditionis Custodes, la sua arcidiocesi ha dichiarato di agire in conformità con il documento papale. Allo stesso tempo, si è mostrato disposto a consentire la celebrazione del Vetus Ordo nella sua diocesi.

Accordi Segreti Santa Sede-Cina

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Promuovere una Chiesa “Sinodale”

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Profilo Completo

MUNUS SANCTIFICANDI

Approccio alla Liturgia

Il Cardinale Erdő ha descritto la liturgia come una “meravigliosa opera” e considera molti degli sviluppi liturgici introdotti dal Concilio Vaticano II, come il passaggio dal latino alla lingua vernacolare, in continuità con la tradizione.1Ibid.

Per lui, “la continuità è rimasta”, e accoglie con particolare favore la revisione delle letture della Messa voluta dal Concilio.2Ibid. La Messa tridentina, che generalmente prevede solo due letture — l’Epistola e il Vangelo — trascurava l’Antico Testamento. Erdő ritiene che le letture veterotestamentarie aiutino i fedeli a comprendere meglio il cammino cristiano, soprattutto perché “la storia della salvezza del Nuovo Testamento appare già in forma prefigurata” nell’Antico.3Ibid. Pur accogliendo con favore questa “riscoperta dell’Antico Testamento”, riconosce tuttavia che “sono pochi i sacerdoti o i teologi in grado di spiegare bene questi testi”.4Ibid. Il Cardinale predilige la Forma Ordinaria della Messa, ma è disposto a permettere la celebrazione della Forma Straordinaria e a sostenerla qualora fosse richiesto.

In linea con il suo apprezzamento per l’uso ampliato della Sacra Scrittura nella liturgia postconciliare, Erdő sottolinea il dovere dei sacerdoti, sancito dal Codice di Diritto Canonico, di spiegare la Sacra Scrittura nelle omelie domenicali. Critica le omelie che si trasformano in un “discorso libero su qualsiasi argomento” e desidera che i sacerdoti illustrino “tutti i misteri della salvezza nel corso del ciclo triennale”.5Ibid.

L’Eucaristia

Secondo il Cardinale Erdő, il sacerdozio cristiano e l’Eucaristia sono “strettamente correlati” — o meglio, “indissolubilmente legati” — l’uno all’altro. Il sacerdote può scoprire “la bellezza e la forza” della propria vocazione solo quando “adora realmente l’Eucaristia come il dono supremo e più degno di Cristo, in cui si rende presente il suo stesso sacrificio redentore”. Esiste un solo Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, e il sacerdote, attraverso il sacramento dell’Ordine Sacro, partecipa a quest’unico sacerdozio. La visione di Erdő sul ruolo del sacerdote nella liturgia riflette le parole di San Paolo VI: i sacerdoti dovrebbero celebrare la Messa ogni giorno con tale dignità e devozione da far sì che non solo essi, ma tutti i fedeli, possano partecipare ai frutti della redenzione di Cristo sulla Croce.

Il sacerdozio

Il sacramento dell’Ordine Sacro conferisce al sacerdote la grazia di agire in persona Christi e imprime un carattere indelebile che lo abilita a celebrare validamente i sacramenti. Esiste un legame inscindibile tra il sacerdote, la Chiesa e l’Eucaristia: “Senza la sacra ordinazione, non c’è Chiesa perché non c’è Eucaristia, e senza l’Eucaristia, non c’è Chiesa”.6Ibid. Il Cardinale Erdő sottolinea l’importanza per ogni ministero sacerdotale di avere Cristo come centro: “Ma la grazia di Dio può essere particolarmente efficace se le persone sentono che [i sacerdoti] sono realmente innamorati di Dio e lo considerano il centro della propria vita”.

Erdő non propone di rendere il celibato opzionale per i sacerdoti di rito latino e sottolinea il valore di questa forma di vita, indicando l’esempio lasciato da Gesù Cristo stesso ai suoi discepoli: “Conosciamo il vero Gesù Cristo attraverso i Vangeli, [e] sappiamo che condusse una vita celibe, una vita totalmente consacrata a Dio, e raccomandò questa castità a quei suoi discepoli che erano in grado di comprenderla”.7Ibid. Erdő riconosce che il celibato è trattato in modo diverso nella tradizione orientale. Tuttavia, osserva che, sebbene vi siano sacerdoti sposati nelle Chiese ortodosse, queste mantengono ancora la tradizione di ordinare vescovi scegliendoli esclusivamente tra i sacerdoti celibi. Inoltre, in queste Chiese è presente una forte tradizione monastica che esprime una grande stima per l’ideale del celibato.

Il Cardinale ammette che la castità e il celibato non sono modi di vivere facili e richiedono una grazia speciale di Dio. Tuttavia, vede “una relazione spirituale interiore” tra “la missione apostolica, la missione episcopale e sacerdotale e la vita celibe”.8Ibid. Si riferisce anche all’insegnamento di San Paolo, che raccomanda la castità e il celibato “per potersi dedicare completamente a questo ministero e per non essere divisi”.9Ibid.

Erdő difende la struttura gerarchica della Chiesa, istituita da Cristo, con il suo triplice ordine di vescovo, sacerdote e diacono, e ne sottolinea il carattere di servizio, richiamando più volte il titolo del Papa come “servo dei servi di Dio”.

Il clero ha ricevuto grazie speciali attraverso il sacramento dell’Ordine, non solo per guidare, ma anche per insegnare e santificare. Queste grazie consentono ai sacerdotidi svolgere compiti che, secondo Erdő, sono loro riservati — in primo luogo, ovviamente, la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche altri, come la predicazione dell’omelia. Erdő respinge le richieste di maggiore democrazia nella Chiesa, sottolineando che essa non è una democrazia, ma piuttosto una “Cristocrazia”, in cui è Gesù a regnare, in quanto suo capo.10Peter Erdő, Csak a Kegyelem (Budapest: Cairo Publisher, 2003), 77. La Chiesa deve seguire l’esempio di Cristo e non può agire di propria autorità.

MUNUS REGENDI

Ministero iniziale

Il Cardinale Erdő ha manifestato un cuore pastorale sin dall’inizio del suo discernimento del sacerdozio: “Aiutare le persone nella cosa più importante, nella questione della salvezza” è stata la forza motrice dietro la sua decisione di diventare sacerdote.11Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.

Il primo incarico di Erdő fu nella città mineraria di Dorog. La descrisse come un “luogo di missione” che aveva vissuto di antiche tradizioni ma che da lungo tempo non offriva un’educazione religiosa nelle sue scuole. A Dorog, Erdő trovò una religiosità tiepida.12Erdő, Csak a Kegyelem, 22. Lì lavorò con vari gruppi ecclesiali, visitò spesso l’ospedale e prestò aiuto nelle parrocchie vicine. Il suo ministero era limitato dalle normative comuniste, che consentivano le attività religiose solo all’interno dell’edificio della chiesa. Nonostante queste restrizioni, Erdő conserva buoni ricordi di questo incarico. Nello stesso periodo iniziò a lavorare come difensore del vincolo presso il tribunale diocesano dell’Arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

Fu nominato vescovo nel 1999, mentre si trovava a Roma come esperto sacerdote del sinodo per l’Europa. Fin dall’inizio del suo episcopato, secondo un aneddoto che ricorda, l’espressione della misericordia di Dio lo ha accompagnato.13Ricorda anche che alla fine di quel sinodo, mentre si preparava per la processione d’ingresso nella Basilica di San Pietro, il presidente della conferenza episcopale ungherese gli chiese se sarebbe stato ordinato vescovo, mentre il coro cantava Misericordias Domini in aeternum cantabo (Canterò in eterno le misericordie del Signore). Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame. Il suo stemma porta il motto: “In principio non vi era che la grazia”. Solo pochi anni dopo, Erdő divenne arcivescovo di Esztergom-Budapest e quindi primate d’Ungheria.

Il Cardinale Erdő prende molto seriamente i numerosi doveri che il Codice di Diritto Canonico attribuisce all’ufficio del vescovo. Confida profondamente nella provvidenza di Dio e sa che, in definitiva, è Cristo ad agire.

Evangelizzazione e giovani

Nonostante i numerosi problemi pratici di grande rilevanza che le persone affrontano oggi, come quelli legati alla vita matrimoniale e familiare, nonché alla solidarietà sociale in senso più ampio, il Cardinale Erdő sostiene che “gli uomini di oggi hanno fame e sete di Cristo”, che “il mondo ha bisogno di speranza: della speranza di Cristo”. Sottolinea quindi la necessità di una nuova evangelizzazione, poiché il messaggio evangelico, fondato sulla persona di Gesù Cristo, non deve mai andare perduto. Secondo Erdő, è in particolare compito delle comunità parrocchiali e dei movimenti ecclesiali “aprirsi al mondo circostante, ai non credenti, a coloro che hanno bisogno della Buona Novella di Gesù Cristo”.

Riguardo ai giovani e ai giovani adulti, il Cardinale Erdő osserva che molti “hanno paura delle scelte esistenziali” come il matrimonio, la carriera o le vocazioni sacerdotali e religiose. Tenendo presente questa realtà, ha istituito nella sua arcidiocesi programmi specializzati per lavorare con i giovani. Questi programmi mirano sia alla catechesi che alla preparazione al matrimonio.

Riconoscendo sia la necessità che il desiderio di una nuova evangelizzazione, Erdő ha reintrodotto a livello parrocchiale antiche tradizioni che riecheggiavano la pratica religiosa precedente all’era comunista,14Come ad esempio le croci missionarie. Inoltre, ha “cercato di approfondire la convinzione e lo zelo” di coloro che operano a livello parrocchiale: sacerdoti, diaconi, religiosi — e anche laici.15Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame. Ha quindi incoraggiato le parrocchie ad aprire le loro porte, nel tentativo di “entrare in contatto, anche attraverso i media locali, con i non credenti che non conoscevano la Chiesa”.16Ibid.

La missione è un elemento centrale del lavoro pastorale del Cardinale Erdő. Nei primi anni 2000, ad esempio, Budapest inviò una grande delegazione per partecipare a un’opera missionaria in cinque altre città europee, con l’obiettivo di ravvivare le radici religiose di queste città. Grandi celebrazioni missionarie in varie città, processioni con il Santissimo Sacramento, giornate penitenziali in diverse chiese e altre iniziative furono organizzate per evangelizzare o rievangelizzare le persone nella loro diocesi e nel Paese.

Attrarre vocazioni

Un altro problema urgente affrontato dal Cardinale Erdő è la diminuzione del numero di sacerdoti in Ungheria. L’Arcidiocesi di Esztergom-Budapest in particolare soffre di una carenza di sacerdoti, che è grave anche rispetto ad altre diocesi ungheresi. Il sistema di trasporto pubblico urbano e la natura compatta dell’area consentono ai fedeli di raggiungere altre parrocchie che offrono la Messa quando la loro parrocchia non lo fa. Tuttavia, la carenza è così acuta che sono state istituite parrocchie aggregate e sono stati invitati sacerdoti provenienti da Paesi stranieri a venire a Budapest.17Erdő, Csak a Kegyelem, 55.

Migranti e rifugiati

A causa della sua posizione geografica nel cuore dell’Europa, l’Ungheria ha una lunga esperienza relativa a migranti e viaggiatori ed è stata un crocevia fondamentale durante la recente ondata di persone provenienti dal Medio Oriente. Il Cardinale Erdő ha affrontato questa questione in diverse occasioni, adottando un approccio equilibrato, con una forte enfasi sia sui giusti limiti delle obbligazioni di un Paese nell’accogliere nuovi residenti, sia sui doveri degli immigrati di rispettare le leggi e le tradizioni del Paese ospitante.

Da un lato, Erdő afferma che ogni essere umano ha il “sacrosanto diritto di cercare di sopravvivere”, il che significa che, in caso di calamità naturali mortali o di instabilità economiche o politiche nei Paesi di origine, le persone hanno il diritto di cercare un rifugio sicuro.18Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame. Ma Erdő è anche pienamente consapevole delle sfide poste dall’immigrazione. Pur riconoscendo il diritto fondamentale di lasciare il proprio Paese per cercare un luogo di vita migliore, offre una valutazione realistica delle difficoltà che i grandi afflussi di immigrati comportano per alcuni Paesi europei. Egli avverte che la capacità degli Stati di integrare i rifugiati senza compromettere la propria stabilità politica e l’ordine pubblico è limitata: “Non si può dire agli europei che sono obbligati a lasciar entrare tutto il mondo nei loro Paesi, perché questo farebbe crollare l’ordine pubblico”.19Ibid. Il Cardinale invoca dunque un “vero equilibrio tra i principi chiave della solidarietà e della misericordia”.20Ibid.

In un’omelia del 2016, Erdő ha esplicitamente collegato il dovere cristiano di aiutare i rifugiati e le persone bisognose all’insegnamento biblico e in particolare al Quarto Comandamento. Ha sottolineato che “l’atto di misericordia deve essere visto nel contesto delle responsabilità genitoriali e dell’amore familiare” e che “aiutare i genitori, i figli, i fratelli e le sorelle non si ferma ai confini della famiglia e della parentela, ma deve aprirsi anche agli altri che soffrono”.

L’integrazione, sostiene Erdő, significa principalmente “rispetto delle leggi, prima di tutto, nel Paese in cui si è arrivati”, oltrechè “rispetto per le istituzioni”. Le sue convinzioni sull’immigrazione e l’integrazione furono messe alla prova nel 2015, quando l’Ungheria divenne il punto focale della crisi dei rifugiati in Europa. Centinaia di migliaia di rifugiati, soprattutto dalla Siria ma anche da altri Paesi in guerra civile, rimasero bloccati a Budapest e in altre grandi città nel loro viaggio verso la Germania, la Francia e altri Paesi. Inizialmente, Erdő rifiutò di aprire le parrocchie ai rifugiati, citando ostacoli legali e affermando che “saremmo diventati trafficanti di esseri umani se avessimo accolto i rifugiati”. Tuttavia, dopo un’udienza con Papa Francesco, rivede la sua posizione e dichiarò: “Seguiremo volentieri e felicemente il suo consiglio nell’accogliere e aiutare i rifugiati”.

Nel 2022, il Cardinale ha espresso profonda preoccupazione e solidarietà riguardo alla guerra in Ucraina, evidenziando i significativi sforzi delle opere caritative cattoliche in Ungheria a sostegno dei rifugiati in fuga dal conflitto. Erdő ha inoltre sottolineato l’importanza di “una relazione ecumenica” tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse ucraina e russa nel fornire aiuto, aggiungendo: “Crediamo nella forza della preghiera… accogliamo nei nostri cuori le persone per cui preghiamo”.

Cristiani perseguitati e Islam

Erdő sottolinea in modo particolare il dovere cristiano di prendersi cura e di pregare per i cristiani perseguitati in fuga dalle loro terre d’origine, ricordando ai fedeli che “siamo strettamente legati ai cristiani perseguitati. In loro vediamo i discepoli di Cristo”.

Il Cardinale Erdő sembra avere una visione benevola dell’Islam, o quantomeno della prospettiva di una significativa immigrazione musulmana in Ungheria. Rispondendo in un’intervista del 2015 a segnalazioni di un diffuso timore dell’Islam e persino di una lenta invasione musulmana in Europa (e alle preoccupazioni che l’Islam sia incompatibile con i valori e le tradizioni occidentali), Erdő ha fatto riferimento alla storia ungherese e alla sua lunga esperienza con questa religione. Egli ritiene che vi siano “segni di nervosismo riguardo alla presenza di comunità islamiche nei Paesi occidentali”, ma sostiene anche che questo nervosismo “è ingiustificato”. La causa di tale timore non va ricercata nell’Islam, bensì nel fatto che molte persone “hanno perso la certezza della propria identità”. La percezione, da parte degli occidentali, di un’incertezza della propria identità a causa del relativismo e dell’individualismo ha portato, secondo Erdő, a una paura eccessiva di fronte a minoranze dotate di un forte senso della propria identità.

Relazioni ecumeniche

Per Erdő la necessità di conoscere la propria Fede sembra essere il prerequisito per rapportarsi con altre comunità religiose. Il suo atteggiamento verso gli ortodossi è molto positivo. Egli sottolinea la vasta comunione e le molte credenze comuni che le Chiese cattolica e ortodossa condividono e ha lavorato personalmente alla preparazione del Forum cattolico-ortodosso, una rete che riunisce le Chiese ortodosse europee e tutte le conferenze episcopali d’Europa. Sebbene critichi la tendenza di alcune comunità protestanti ad “allontanarsi molto rapidamente dalle proprie tradizioni”, Erdő riconosce tuttavia i meriti di queste comunità e ne valorizza il dialogo.

Il Cardinale sostiene anche il dialogo con le religioni non cristiane, enfatizzando il valore della Dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II, Dignitatis Humanae. Tuttavia, Erdő sottolinea che tale dialogo non deve condurre a un atteggiamento di indifferenza o a un livellamento di tutte le credenze religiose.21Erdő, Csak a Kegyelem, 94. È fondamentale non abbandonare la propria fede cattolica, ma mantenere una “fedeltà costruttiva alle radici cristiane, rispettosa delle convinzioni di ogni individuo”.22Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.

Congresso Eucaristico Internazionale

Il Cardinale Erdő ha ospitato il 52º Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest dal 5 al 12 settembre 2021,che era stato posticipato a causa della pandemia di COVID-19. Ha svolto un ruolo centrale nell’organizzazione e nella guida di questo grande evento mondiale, che si è concluso con una Messa celebrata da Papa Francesco. Durante il Congresso, ha sottolineato il ruolo unificante dell’Eucaristia, ispirandosi al tema dell’evento: “Tutte le mie sorgenti sono in te” (Salmo 87). “Il nostro mondo oggi ha un estremo bisogno della testimonianza di un cristianesimo unito”, ha dichiarato.

RELATORE GENERALE

Tra i numerosi incarichi di responsabilità che ha ricoperto, uno dei più riconosciuti pubblicamente è stato quello di relatore generale — in sostanza, il principale organizzatore — per entrambi i Sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015. Questa posizione di rilievo è talvolta affidata a un prelato che il Papa considera come un proprio possibile successore. Durante quell’assemblea, Erdő fu elogiato da alcuni commentatori per il suo “atteggiamento positivo”, il suo “realismo”, la sua apertura e il suo senso di equilibrio, pur senza compromessi con l’insegnamento della Chiesa.

Il Cardinale dovette affrontare vari tentativi, sia interni che esterni al Sinodo, di orientare l’incontro in direzioni eterodosse. L’episodio più evidente di queste manovre si verificò con la relatio intermedia del primo Sinodo. Sebbene dovesse riassumere gli interventi dei partecipanti fino a quel momento, il documento tentava di aprire la Chiesa all’accettazione delle relazioni omosessuali e si interrogava se le comunità cristianefossero “capaci” di accogliere tale orientamento “senza compromettere” l’insegnamento della Chiesa.

Questi ed altri passaggi del testo riguardanti l’accoglienza delle unioni non matrimoniali suscitarono il malcontento dei padri sinodali, poiché non riflettevano il loro pensiero, e furono diffusi ai media prima ancora che essi potessero visionarli, presumibilmente con l’intento di orientare la narrazione mediatica per far credere che la Chiesa avesse cambiato significativamente la sua posizione su tali questioni (alcuni resoconti giornalistici parlarono di un “cambiamento sorprendente”). Il documento portava la firma di Erdő, ma in seguito egli prese le distanze da esso in una conferenza stampa, indicando nell’allora segretario speciale del Sinodo, l’Arcivescovo Bruno Forte, il vero autore del passaggio più controverso. Si sostenne anche che Erdő fosse stato spinto con forza a strutturare la sua relazione introduttiva in un modo che inizialmente non condivideva.23Edward Pentin, The Rigging of a Vatican Synod (San Francisco: Ignatius Press, 2015).

Tuttavia, al Sinodo dell’anno successivo, il vaticanista Sandro Magister affermò che Erdő aveva “imparato la lezione” e aveva prodotto “di suo pugno” una relazione introduttiva di “cristallina chiarezza e di impeccabile adesione alla dottrina perenne della Chiesa, che ha suscitato non poca sorpresa e irritazione tra gli innovatori”.

MUNUS DOCENDI

Esperienza nell’educazione

Il Cardinale Erdő ha dedicato molti anni del suo sacerdozio all’insegnamento. Dopo aver conseguito la laurea in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, tornò in Ungheria e fu inviato dal suo vescovo a Esztergom per insegnare diritto canonico, storia della Chiesa e teologia morale nel seminario locale. Ha inoltre insegnato presso l’Università Cattolica Pázmány Péter, di cui è poi diventato rettore.

Dopo la promulgazione del nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983, Erdő lavorò alla sua traduzione in ungherese, pubblicandone infine un’edizione bilingue con annotazioni. Ha inoltre scritto un manuale e numerosi articoli sul diritto canonico e sulla sua storia. Egli ammette di “amare l’insegnamento” e che la trasmissione di idee, pensieri e conoscenze gli dà “una grande soddisfazione”.24Erdő, Csak a Kegyelem, 33.

Centralità di Cristo e norme morali

Per il Cardinale Erdő l’elemento centrale della fede cattolica è l’incontro personale con Gesù Cristo: “Cosa significa essere cristiani? Un rapporto personale con Gesù Cristo, nostro Signore e Dio”. Per lui, questo Gesù di Nazareth non è una figura mitologica, ma una persona storica, vero Dio e vero uomo. “Esiste un percorso storico verso il Suo insegnamento e le Sue opere”. Come i discepoli, che solo dopo aver incontrato il Cristo risorto hanno iniziato a comprendere e a sentirsi ricolmi di gioia, così è attraverso il nostro incontro con Lui che Gesù Cristo “ci pone di continuo di fronte alla domanda su cosa sia veramente il bene per l’uomo”.

Egli sottolinea che questo fondamento è particolarmente importante per la Chiesa nel momento in cui affronta la “grave crisi” del “relativismo” nella società secolarizzata, una società che è “sempre meno capace di dire se qualcosa sia ‘giusto’ o ‘sbagliato’, ‘vero’ o ‘falso’”.

Per il Cardinale Erdő è chiaro che “diritto, morale e religione formano un tutto organico”.

Gli sviluppi filosofici dell’inizio del XIX secolo, con le idee di relatività e di inconoscibilità o negazione della legge naturale, hanno portato alla “separazione del diritto dalla cosiddetta morale naturale”. Secondo Erdő è stata proprio questa separazione del diritto dalle norme morali oggettive a “condurre agli orribili abusi della Germania nazista”, come fu dimostrato nei processi di Norimberga, in cui “non fu facile condannare persone le cui azioni erano basate su leggi vigenti, ma immorali”.

Erdő sostiene che un sistema giuridico non può funzionare autonomamente  se separato da norme morali oggettive. Nelle società socialiste, i regimi hanno lavorato assiduamente per promuovere un’obbedienza volontaria alle leggi dello Stato, ma senza alcuna forma di legittimazione religiosa o di “riconoscimento della legge naturale”. Alla fine, la morale socialista non era altro che un riflesso del codice penale vigente.25Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame. Erdő spiega che “se il contenuto della morale si riduce al solo codice penale, allora questo tipo di morale avrà ben poca forza nel rafforzare l’autorità delle leggi”.26Ibid.

Erdő sostiene che ogni decisione statale su ciò che è bene per l’umanità deve basarsi sulla legge naturale e su una visione del mondo aperta alla religione. Qualsiasi Stato che rifiuti questi principi o cerchi di sostituirli con altre ideologie rischia di causare la perdita della “fiducia nelle istituzioni” da parte del popolo. I politici hanno bisogno di questi principi fondamentali e immutabili anche nelle democrazie, perché “la maggioranza può giungere a decisioni errate o dannose, soprattutto se il concetto di bene comune diventa incerto, a causa della mancanza di un consenso persino sui fondamenti antropologici del diritto”.

Libertà religiosa contro il comunismo

Erdő ha vissuto il passaggio dell’Ungheria da un regime comunista a una democrazia. Egli sottolinea il ruolo fondamentale che la religione ha svolto nel colmare il vuoto lasciato dal crollo dell’ideologia comunista. Questo ruolo si è manifestato esplicitamente nella nuova Costituzione ungherese, che riconosce che “le Chiese, le confessioni e le comunità religiose [sono] entità di primaria importanza, capaci di creare valori e comunità”. Il Cardinale pone al centro la libertà religiosa. “La Chiesa, per sua stessa natura, deve essere libera, perché ha una missione da Gesù Cristo e non semplicemente un incarico da qualche autorità politica”.

Negli anni ’90, dopo la trasformazione dell’Ungheria in uno Stato democratico, Erdő fu coinvolto nei lavori preparatori sulla libertà religiosa e, in qualità di membro della delegazione ecclesiastica, contribuì alla stesura di diversi accordi tra l’Ungheria e la Santa Sede che definivano il rapporto tra Stato e Chiesa nel Paese.

Erdő sostiene che la teoria della separazione tra Chiesa e Stato ha portato, in molti casi, a una separazione ostile, in cui uno Stato ideologico esclude la religione. Egli cita in particolare i Paesi comunisti, ma considera anche il secolarismo come una simile ideologia. Erdő sembra persino interrogarsi sulle situazioni in cui la separazione tra Chiesa e Stato è pacifica e cooperativa, poiché anche in tali casi lo Stato può richiedere “che le Chiese e le comunità religiose obbediscano alle leggi”, il che “presuppone che la società abbia un orizzonte ideologico più ampio sul quale vengono stabilite le leggi”.27Ibid.

Considerando l’emergere del relativismo menzionato in precedenza e la separazione delle norme giuridiche dalla legge naturale, Erdő solleva la domanda: “Qual è il fondamento della legge?”28Ibid. I processi democratici basati sulle decisioni della maggioranza non sono adeguati, poiché anche le maggioranze possono prendere decisioni errate o dannose. Erdő esprime anche dubbi su coloro che ripongono la loro fiducia “in un giudice indipendente, che emetta un verdetto giusto su una base giuridica equa”, poiché nelle società che hanno sostituito la legge naturale e la visione religiosa con ideologie ostili, vi è una “incertezza sul concetto di bene comune e dubbi sul trattamento equo da parte delle autorità”.29Ibid.

Erdő concorda pienamente con l’ammonimento di Papa Francesco sul rischio di separare i diritti umani dalle loro radici più profonde. Egli afferma che “i diritti fondamentali, o i cosiddetti diritti umani, devono basarsi su una realtà esistente e su una certa moralità, non semplicemente su una decisione della maggioranza di un organo. Vale a dire, devono avere un fondamento di contenuto, non solo una base formale”.30Ibid.

Il fondamento della morale e dei valori cristiani si trova nella Bibbia. Gesù non solo “ci ha lasciato il suo insegnamento, che è stato poi messo per iscritto”, ma, anche, “ha rispettato le Sacre Scritture, … le ha lette nella sinagoga … e le ha spiegate”.31Ibid. La Bibbia è il modo in cui Dio comunica con l’umanità e, in quanto tale, “non dobbiamo rinunciare a questa conoscenza”.32Ibid.

Universalismo qualificato

Il Cardinale Erdő nega l’universalismo — l’idea che tutta l’umanità sia già salvata. Tuttavia, egli crede fermamente che tutti possano essere salvati. Dalla rivelazione sappiamo che ogni essere umano è chiamato a un rapporto con Dio. Erdő sottolinea però che ciò non significa che tutte le nostre scelte conducano inevitabilmente a Dio. L’uomo, peccando, può allontanarsi da Dio o persino rinnegarlo. Questo rifiuto non è definitivo in questa vita: vi è sempre la possibilità di pentirsi e di tornare a Dio.33Erdő, Csak a Kegyelem, 101. Egli afferma che tutti possono diventare membri del popolo di Dio. Gesù è venuto per sanare le ferite del peccato e della tentazione e ha affidato alla Chiesa il potere di perdonare i peccati. Tuttavia, non può esservi perdono senza pentimento. L’umanità deve collaborare per poter partecipare ai frutti della redenzione. In definitiva, è solo attraverso Gesù Cristo che l’umanità troverà la via per giungere a Dio.34Ibid., 83.

Difensore del matrimonio e della famiglia

Papa Francesco ha nominato Erdő relatore generale all’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi nel 2015, affidandogli il compito di fornire una dichiarazione introduttiva concisa sul tema del Sinodo e di riassumere i dibattiti in un documento finale. Nella relazione introduttiva al Sinodo sulla Famiglia del 2015, Erdő ha confermato l’indissolubilità del matrimonio, richiamandosi all’insegnamento di Gesù Cristo nei Vangeli e di San Paolo nelle sue lettere. Egli vede anche come “missione della Chiesa” l’accompagnamento di coloro “che vivono in situazioni matrimoniali o familiari problematiche”.

Per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti, Erdő distingue tra due gruppi. Da un lato vi sono i separati e i divorziati che non si sono “risposati”, i quali possono trovare sostegno nella Chiesa attraverso “un cammino di perdono e, possibilmente, di riconciliazione” e che possono “trovare nell’Eucaristia il nutrimento necessario per sostenersi nella loro attuale condizione di vita”. Dall’altro lato vi sono coloro che sono divorziati e civilmente “risposati”, ai quali Erdő desidera offrire un accompagnamento pastorale senza lasciare “alcun dubbio sulla verità dell’indissolubilità del matrimonio insegnata dallo stesso Gesù Cristo”. Il perdono offerto attraverso la misericordia di Dio deve andare di pari passo con la conversione. Secondo il Cardinale, non è lo scioglimento del primo matrimonio a impedire l’accesso all’Eucaristia, ma la convivenza nella seconda unione. Erdő sottolinea che non si tratta di un “divieto arbitrario” volto a escludere queste coppie dalla piena integrazione nella comunità ecclesiale e dai sacramenti, bensì di “una richiesta intrinseca alle diverse situazioni e relazioni”.

Erdő ha sostenuto e ribadisce l’insegnamento di San Giovanni Paolo II in Familiaris Consortio, secondo cui le coppie divorziate e “risposate” che non possono separarsi per il bene dei figli possono accedere al sacramento della Penitenza e all’Eucaristia solo se “praticano la continenza con la forza della grazia” e vivono un “rapporto di mutuo aiuto e amicizia”. Erdő ha inoltre indicato questa enciclica come riferimento per individuare altri modi di integrare tali coppie nella comunità ecclesiale “al di fuori dell’ammissione all’Eucaristia”.

Il principio guida di tutta la riflessione pastorale di Erdő su questo problema è che la fedeltà all’indissolubilità del matrimonio non può essere conciliata con il riconoscimento pratico della bontà di situazioni concrete che le sono opposte e quindi inconciliabili. Egli ha affermato con forza il carattere non negoziabile delle norme morali fondamentali, sottolineando che “tra vero e falso, tra bene e male, in realtà non vi è gradualità” e che “anche se alcune forme di convivenza contengono in sé certi aspetti positivi, ciò non implica che possano essere presentate come buone”. Ha poi precisato: “Ciò significa che, nella verità oggettiva, il bene e il male non esistono in modo graduale (gradualità della legge), mentre a livello soggettivo può aver luogo la legge della gradualità. L’atto umano, infatti, è buono quando è buono in ogni suo aspetto”.

Nello stesso documento, il Cardinale Erdő ha affrontato anche la questione dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle persone con tendenze omosessuali. Seguendo l’insegnamento della Chiesa, il Cardinale ha sottolineato l’importanza di evitare qualsiasi segno di discriminazione ingiusta e di accogliere “uomini e donne con tendenze omosessuali … con rispetto e sensibilità”. Erdő ha ribadito fermamente la posizione della Chiesa: “non vi sono assolutamente motivi per ritenere che le unioni omosessuali siano in qualche modo simili o anche solo lontanamente analoghe al disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”.

Erdő comprende le difficoltà che affrontano le persone con attrazione per lo stesso sesso. Pur affermando chiaramente l’insegnamento della Chiesa, secondo cui le unioni tra persone dello stesso sesso non possono in alcun modo essere accettate come “simili o anche lontanamente analoghe al disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”, egli riconosce la necessità di una cura pastorale specifica per le persone che sperimentano tali attrazioni e incoraggia diocesi e parrocchie a creare programmi pastorali di accompagnamento per loro e per le loro famiglie. Tuttavia, fino ad oggi, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche su Fiducia Supplicans, la dichiarazione di Papa Francesco del 2023 che permette la benedizione delle coppie dello stesso sesso.

Amoris Laetitia

Nonostante le controversie legate ad Amoris Laetitia e alla possibilità, in alcuni casi, di ammettere ai sacramenti le coppie divorziate e “risposate”, il Cardinale Erdő ha sostenuto il documento inaugurando “l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia” nel 2021 con una Messa speciale, celebrata in vista della visita di Papa Francesco in Ungheria nello stesso anno. Durante questa visita, il Pontefice ha partecipato alla Messa di chiusura del 52º Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest.

Humanae Vitae e questioni sulla vita

Il Cardinale Erdő è un fermo difensore dei fini unitivo e procreativo del matrimonio, vedendo “l’apertura alla vita come un requisito intrinseco dell’amore coniugale”. Egli mette in guardia dai pericoli di una “visione individualistica della procreazione”, che si manifesta sia a livello sociale (come dimostra l’attuale drastico calo dei tassi di natalità in Europa) sia a livello individuale. Erdő richiama i documenti del Magistero su questa questione, in particolare il messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae. Sottolinea l’importanza di farli conoscere affinché le persone possano riscoprire l’insegnamento della Chiesa sull’amore coniugale, il suo rifiuto della contraccezione artificiale e la sua promozione di una cultura della vita.

Erdő è un convinto difensore della dignità incondizionata di ogni vita umana, dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Egli considera ogni vita umana “una benedizione”. Quando, nel 2016, Papa Francesco annunciò che ogni sacerdote avrebbe potuto assolvere il peccato di aborto — decisione inizialmente limitata alla durata dell’Anno della Misericordia — il Cardinale Erdő accolse con favore questa scelta, considerandola un grande “aiuto pastorale” e “un’espressione di misericordia”. Allo stesso tempo, ribadì l’insegnamento immutabile della Chiesa e sottolineò che la decisione del Papa non modificava le considerazioni teologiche sulla gravità del peccato dell’aborto.

Questa visione influenza anche la sua posizione sulla pena di morte, che in Ungheria è incostituzionale. In un’intervista, Erdő ha fatto riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica, secondo cui lo Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini. Ha però sottolineato che oggi “è possibile per lo Stato proteggere i cittadini dai crimini più gravi senza dover ricorrere alla pena di morte”. Inoltre, ha evidenziato i numerosi casi in cui, dopo l’esecuzione, si è scoperto che il condannato era in realtà innocente. Egli considera ciò “un’atrocità così grande, un peccato e un errore così gravi, che devono essere evitati”. Ha aggiunto che anche negli Stati che “potrebbero non essere in grado di garantire efficacemente l’ergastolo” e che, quindi, potrebbero fare affidamento sulla pena capitale, “l’uso della pena di morte è comunque più incline a generare disumanità e ingiustizia”.

La Beata Vergine Maria

Il Cardinale Erdő nutre una forte devozione per Maria e ha spesso predicato pubblicamente sulla necessità di imitarla. Fin dall’infanzia ha recitato il Rosario. Egli racconta persino come, durante il servizio militare, pregasse il Rosario durante le lunghe ore di guardia notturna, utilizzando solo le dita o altri mezzi per contare, poiché era vietato portare rosari.35Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame. Il suo stemma raffigura la Vergine Madre seduta con Gesù Cristo tra le braccia, una rappresentazione visiva del titolo mariano di “Sede della Sapienza”. In molte omelie, Erdő si concentra sulla maternità di Maria. Maria non è solo la madre di Gesù Cristo, ma è anche nostra madre nella fede. Ella svolge un ruolo speciale nella Chiesa ungherese: la tradizione narra che il re Stefano abbia offerto la sua corona alla Vergine, consacrandole così l’intero Paese. Questo atto è il fondamento del culto di Maria come patrona dell’Ungheria.

Papa Paolo VI

Il Cardinale Péter Erdő ha espresso grande stima per Papa San Paolo VI, ritenendo che la sua intenzione e missione fossero quelle di avvicinare la Chiesa al mondo e alle persone. Egli considera l’ex pontefice il Papa che ha incarnato la causa dei poveri.

Il Cardinale ha anche elogiato Paolo VI per il suo impegno nella difesa della “libertà della Chiesa” e ne apprezza il ruolo nella conclusione del Concilio Vaticano II. Secondo Erdő, la concezione del governo della Chiesa di Paolo VI è ancora oggi attuale e significativa, e riconosce il valore dei suoi sforzi per il rinnovamento della Chiesa e per il dialogo con il mondo moderno.

Reazione al Coronavirus

Durante la pandemia, il Cardinale Erdő ha composto una preghiera da recitare in ogni casa; la preghiera rendeva grazie al Signore, esprimeva fiducia in Lui, invocava un antidoto, chiedeva al Signore di rafforzare la fede, la speranza e la carità nei fedeli e lo supplicava di avere misericordia del suo popolo. La preghiera è stata ben accolta in Ungheria e ha avuto una vasta diffusione sui social media.

La trasformazione del’Ungheria dal comunismo alla democrazia

L’atteggiamento del Cardinale Erdő nei confronti delle ideologie è stato modellato dapprima dalla sua esperienza del comunismo sotto un regime totalitario e poi dalla sua partecipazione alla transizione dell’Ungheria dal comunismo alla democrazia liberale. Entrambe queste esperienze hanno reso Erdő molto cauto nei confronti delle ideologie e lo hanno portato a sottolineare in modo particolare la necessità di orientare nuovamente la società verso le sue radici cristiane e verso la morale cristiana.

Erdő ricorda che crescere sotto un regime che cercava essenzialmente di controllare completamente le persone comportava molte difficoltà, specialmente per la sua famiglia che, a causa della sua adesione alla fede cattolica, era sospettata da parte delle autorità dello Stato. I suoi genitori non poterono intraprendere le carriere che desideravano perché erano “troppo cattolici” e suo padre fu retrocesso sul posto di lavoro dopo che Erdő fu ordinato sacerdote.36Ibid.

Il Cardinale Erdő fu testimone della Rivoluzione Ungherese del 1956 e ricorda come, entrando in seminario, non fosse per lui sorprendente apprendere che il regime comunista aveva fatto infiltrare delle spie nel seminario. Per lui l’ideologia comunista non ha mai avuto alcun fascino. Assistette alla fine della Guerra Fredda e alla rivoluzione pacifica nel suo Paese dopo essere rientrato dal suo lavoro a Roma.

Quando Erdő divenne arcivescovo di Esztergom-Budapest e quindi primate d’Ungheria, ottenne l’ufficio precedentemente ricoperto dall’eroico Cardinale József Mindszenty, strenuo oppositore del comunismo, più volte imprigionato dal regime e costretto a vivere in esilio nell’ambasciata americana per oltre dieci anni dopo il fallimento della rivoluzione del 1956. Erdő considera essere il successore di questo combattente per la libertà un “grande onore”.37Ibid. Il Cardinale Erdő ha svolto un ruolo significativo nel sollecitare le autorità ungheresi a riabilitare la figura del grande Cardinale ungherese.

Nonostante la sua forte opposizione al comunismo, il Cardinale Erdő riconosce che, dopo la sconfitta del regime comunista alla fine degli anni Ottanta, gli sviluppi in Ungheria sono stati ambigui e che il Paese certamente “non è arrivato in paradiso”.38Ibid.

È interessante notare che Erdő osserva come la situazione della Chiesa cattolica in termini di partecipazione alle Messe e di vocazioni non sia cambiata in modo significativo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemiladieci. Egli ammette che “oggi abbiamo quasi gli stessi risultati pastorali, ma con un impegno istituzionale molto maggiore, perché abbiamo anche scuole, molte strutture, molte spese, ma il risultato finale rimane lo stesso”. La Chiesa ungherese di oggi si trova in una situazione di maggiore competizione nel contesto della più ampia libertà ottenuta dopo la caduta del comunismo.39Ibid.

Gli anni trascorsi sotto il regime comunista hanno portato a una “deformazione della società e della mentalità delle persone”, anche se la Chiesa non è stata frequentemente perseguitata in modo diretto e aperto (con alcune eccezioni, naturalmente, come il divieto dell’insegnamento della religione nelle scuole quando Erdő era giovane).

Questa deformazione ha portato le persone a rivolgersi “troppo all’individualismo, concentrando tutta l’attenzione sul benessere personale” e abituandole “a un ragionamento a breve termine, senza pensare al ‘futuro più grande,’ avendo perso i grandi ideali”. Erdő avverte costantemente che se la libertà recentemente conquistata dal Paese viene intesa solo come “libertà da”, senza alcun fondamento cristiano, questa libertà non porterà alla vera felicità.

Per Erdő la soluzione può trovarsi solo in una forte adesione alla religione, perché essa, e in particolare quella  giudeo-cristiana, non è semplicemente un insieme di norme morali, ma molto più di questo. Essa permette un rapporto personale con l’Assoluto, l’Onnipotente, che si manifesta come Creatore nel contesto dell’universo, la cui sapienza e la cui parola (logos) penetrano il mondo intero. Ciò significa che il nostro rapporto con la realtà non richiede una ricerca arbitraria in un contesto privo di significato o inconoscibile, ma si inserisce nell’orizzonte di una sapienza e di un amore supremi.

Erdő sottolinea che in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e da un pluralismo ideologico, “non possiamo stancarci di proclamare i valori morali fondamentali”, e questi valori morali oggettivi devono essere applicati in ogni ambito della vita.

Nell’agosto 2024, il Cardinale Erdő ha ribadito quanto fosse importante la fede nella sua vita mentre cresceva sotto il comunismo, ricordando che fu qualcosa che apprese dai suoi genitori.

Il comunismo, ha detto, era un sistema totalitario che “considerava la Chiesa come un nemico e che è durato fino al 1989: 50 anni di comunismo in un Paese con radici cristiane profonde”.

  • 1
    Robert B. Moynihan e Viktoria Somogyi, Guarding the Flame: The Challenges Facing the Church in the 21st Century: A Conversation with Cardinal Peter Erdo (Charlotte, NC: TAN Books, 2019), 3.
  • 2
    Ibid.
  • 3
    Ibid.
  • 4
    Ibid.
  • 5
    Ibid.
  • 6
    Ibid.
  • 7
    Ibid.
  • 8
    Ibid.
  • 9
    Ibid.
  • 10
    Ibid.
  • 11
    Ibid.
  • 12
    Peter Erdő, Csak a Kegyelem (Budapest: Cairo Publisher, 2003), 77.
  • 13
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 14
    Erdő, Csak a Kegyelem, 22.
  • 15
    Ricorda anche che alla fine di quel sinodo, mentre si preparava per la processione d’ingresso nella Basilica di San Pietro, il presidente della conferenza episcopale ungherese gli chiese se sarebbe stato ordinato vescovo, mentre il coro cantava Misericordias Domini in aeternum cantabo (Canterò in eterno le misericordie del Signore). Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 16
    Come ad esempio le croci missionarie.
  • 17
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 18
    Ibid.
  • 19
    Erdő, Csak a Kegyelem, 55.
  • 20
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 21
    Ibid.
  • 22
    Ibid.
  • 23
    Erdő, Csak a Kegyelem, 94.
  • 24
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 25
    Edward Pentin, The Rigging of a Vatican Synod (San Francisco: Ignatius Press, 2015).
  • 26
    Erdő, Csak a Kegyelem, 33.
  • 27
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 28
    Ibid.
  • 29
    Ibid.
  • 30
    Ibid.
  • 31
    Ibid.
  • 32
    Ibid.
  • 33
    Ibid.
  • 34
    Ibid.
  • 35
    Erdő, Csak a Kegyelem, 101.
  • 36
    Ibid., 83.
  • 37
    Moynihan e Somogyi, Guarding the Flame.
  • 38
    Ibid.
  • 39
    Ibid.
  • 40
    Ibid.
  • 41
    Ibid.

Servizio alla Chiesa

  • Ordinazione Sacerdotale: 18 giugno 1975
  • Ordinazione Episcopale: 6 gennaio 2000
  • Creato Cardinale: 21 ottobre 2003

Studi

  • 1975-1976: Università Cattolica Péter Pázmány; dottorato in teologia
  • 1977-1980: Pontificia Università Lateranense; Dottorato in diritto canonico

Incarichi

  • 1975-1977: Vicario parrocchiale, Dorog
  • 1980-1986: Professore di teologia, Seminario di Esztergom
  • 1986-1988: Docente, Pontificia Università Gregoriana
  • 1988-2002: Professore visitatore, Pontificia Università Gregoriana
  • 1988-2002: Professore di diritto canonico, Università Cattolica Péter Pázmány
  • 1998-2003: Rettore, Università Cattolica Péter Pázmány
  • 2000-2003: Vescovo ausiliario di Székesfehérvár
  • 2003-oggi: Arcivescovo di Esztergom-Budapest
  • 2005-2010: Presidente della Conferenza Episcopale Ungherese
  • 2006-2016: Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa
  • 2021: Ospite del 52° Congresso Eucaristico Internazionale, Budapest

Incarichi Curiali

  • Segreteria di Stato (Seconda Sezione)
  • Dicastero per l’Educazione e la Cultura
  • Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti
  • Dicastero per i Testi Legislativi
  • Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
  • XIII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi

Foto: IEC:Budapest