MUNUS SANCTIFICANDI
Centralità della Parola di Dio
Secondo coloro che hanno lavorato a stretto contatto con lui, ciò che “indubbiamente” mantiene il Cardinale saldo, soprattutto in mezzo ai conflitti, “è la sua devozione alla meditazione sulla Parola di Dio”. I suoi più stretti collaboratori osservano inoltre che il cuore del suo insegnamento e della sua predicazione, così come dei suoi discorsi pubblici e dei suoi messaggi, è sempre il Vangelo.
La prospettiva di Pizzaballa non è tanto di carattere esegetico, quanto piuttosto quella di un incontro vivo con Cristo attraverso la Scrittura. “La Parola di Dio e una lettera d’amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro: leggendola, sentiamo nuovamente la sua voce e riceviamo il suo messaggio per noi”, ha detto ai fedeli nel gennaio 2024, incoraggiandoli a celebrare la Domenica della Parola di Dio.
“Senza il rapporto con la Scrittura”, ha confessato a sacerdoti e seminaristi italiani all’inizio del 2024, “in questi mesi [di guerra] sarei perduto. (…) È una Parola che dà vita, che ti orienta e ti sostiene. … Io credo che per un credente questo sia il punto di partenza imprescindibile, altrimenti le nostre parole sono solo parole umane”.
Il Cardinale afferma che “noi, specialmente i cattolici, siamo molto bravi nei programmi pastorali e in tantissime altre attività, devozioni, che sono buone, sia ben chiaro. Ma dobbiamo recuperare un rapporto con la Parola di Dio, perché in essa—naturalmente insieme all’Eucaristia e ai Sacramenti— troviamo la sorgente e la fonte della nostra speranza e della nostra relazione con Gesù. Quando perdiamo tutto, l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci è questa relazione, che ci aiuta non tanto a risolvere i problemi, ma a starci dentro con quel conforto e quella presenza. Abbiamo bisogno di toccare, ma anche di ascoltare la Parola, che entra in noi e ci introduce in una relazione, e questo è il cuore della vita di fede”.
Liturgia
Il Patriarca utilizza normalmente la lingua latina per le celebrazioni solenni,1Esempi includono la Messa della Domenica di Pasqua del 2019, quando era ancora Amministratore Apostolico (https://www.youtube.com/watch?v=ic9QV-6H-fg), la sua prima Messa Pontificale come Patriarca nel 2020 (https://www.youtube.com/watch?v=oxzDgLusb5w) o la Messa di Mezzanotte a Natale 2023 (https://www.youtube.com/watch?v=G_3ZZFZmlCM). Nel 2023, la Messa di ordinazione sacerdotale è stata celebrata in latino, con il rito di ordinazione in italiano (https://www.youtube.com/watch?v=oYQhgAdxFl4).[/mfn] e, quando ha preso possesso della chiesa titolare di Sant’Onofrio a Roma il 1° maggio 2024, ha offerto la Messa ad orientem [rivolto verso Est].1Sant’Onofrio è affidata ai Frati Francescani dell’Atonement, che vi hanno la sede della loro Procura Generale. Inoltre, la chiesa è anche la chiesa madre dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il Cardinale è estremamente orgoglioso del livello delle celebrazioni liturgiche nella Basilica del Santo Sepolcro, con le sue solenni celebrazioni della Messa e della Liturgia delle Ore, oltre alle liturgie che accompagnano il Solenne Ingresso del Patriarca nelle grandi feste. Egli stesso è un celebrante dignitoso, attento alle rubriche e ai particolari canti dei caratteristici riti liturgici della Basilica.
Il Vetus Ordo
Il Cardinale non ha parlato pubblicamente del vetus ordo o di Traditionis Custodes, ma a Gerusalemme vi è una Messa domenicale nel rito antico celebrata nella cappella dell’Hospice Austriaco per Pellegrini. Padre David Neuhaus, gesuita convertito dall’ebraismo ed ex vicario patriarcale per i cattolici di lingua ebraica nel Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha parlato dell’atteggiamento del Cardinale nei confronti dell’antica liturgia romana, sostenendo che “il Cardinale è molto meticoloso nella celebrazione liturgica e non ha problemi con la Messa tradizionale”, aggiungendo che “segue attentamente le istruzioni della Santa Sede”. In realtà, Padre Neuhaus ritiene che la questione sia “piuttosto secondaria” poiché il Cardinale è immerso nella “grande diversità di riti all’interno della Chiesa cattolica (latino, bizantino, maronita, siro, armeno)”. Quando sorge una richiesta per la Messa tradizionale, solitamente da parte di stranieri, Padre Neuhaus ha spiegato che il Cardinale “ha un piccolo gruppo di sacerdoti (uno diocesano e alcuni religiosi) che possono celebrare la Messa tradizionale quando necessario”.
“Il nostro Oriente cristiano si è sempre contraddistinto nella bellezza delle forme liturgiche e delle icone, espressione della bellezza di Cristo e della SS. Trinità, della Chiesa, della comunione e della fede che ci unisce”, ha detto Pizzaballa nel suo intervento al simposio Rooted in Hope del 2023, in occasione del decimo anniversario dell’esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente di Papa Benedetto XVI. “Radicati nella tradizione e ognuno nella propria identità liturgica, è necessario trovare e proporre una nuova estetica, un cristianesimo che sia veramente attraente per il mondo che ci circonda, un mondo in cui le chiese interessano sempre meno, se non per turismo o per fare qualche selfie da inviare agli amici”.
Influenza dell’Ortodossia
Alla domanda, in un’intervista del 2020, su cosa avesse imparato in particolare dalla tradizione ortodossa, il Cardinale Pizzaballa rispose: “Ho imparato molto. Innanzitutto, il senso del sacro, che noi cattolici abbiamo un po’ perduto. Le nostre liturgie sono molto ‘sociali’, se posso permettermi. Non sempre, certo, ma invece nel mondo ortodosso il senso del sacro è molto forte, così come la vita spirituale e il digiuno. In Terra Santa, quando ci incontriamo, guai se nel periodo di digiuno ci vedono mangiare. Noi abbiamo perso il digiuno. Noi facciamo dieta, ma non digiuno. Questi aspetti sono molto forti e sono un anche segno molto forte della loro identità”.
Insieme all’Adorazione Eucaristica e al Rosario, il digiuno è stato anche un elemento chiave dell’appello alla preghiera del Patriarca per il 17 ottobre 2023, lanciato dieci giorni dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas.
Vocazioni sacerdotali
In un’intervista del 2023, a una domanda su cosa sia necessario per fare sì che il seme della vocazione germogli nei cuori dei giovani, il Cardinale Pizzaballa ha risposto: “La vocazione ha bisogno di un contesto, un contesto di fede e la fede nasce innanzitutto nella famiglia”. Ha poi aggiunto che le vocazioni nascono in “un contesto che faccia comprendere il desiderio dell’assoluto”.
“Una vocazione così radicale, che dal punto di vista umano può sembrare non così ragionevole, ha bisogno di ideali molto forti, che non si raggiungono in via razionale o di pensiero, ma solo attraverso l’esperienza e nell’incontro con persone che ti trasmettono il desiderio dell’assoluto”. Ha sottolineato quanto sia importante che i bambini incontrino persone che ispirino in loro questo desiderio dell’assoluto: “I bambini non sono in grado di fare grandi astrazioni teologiche e spirituali. I bambini seguono gli esempi… Questo è stato vero nel mio caso”. Pizzaballa ha spesso raccontato l’impatto che, da bambino, il suo parroco ha avuto sulla sua vocazione.
Preghiera e identità sacerdotale
In un’omelia pronunciata durante le ordinazioni sacerdotali a Gerusalemme nel giugno 2024, il Cardinale ha affermato che, nell’attuale “dittatura del sentimento”, i sacerdoti sono chiamati a vivere come “immagine di Cristo”, ad “assumere i suoi stessi sentimenti (cf Fil 2,5), conoscerlo, diventarne familiari”. “Un sacerdote interessante è un sacerdote che esprime nella vita, nei suoi discorsi, nella preghiera, nel suo stile di vita, la familiarità con la persona di Gesù”,; “un sacerdote non è interessante, invece, quando si occupa di tutto, ha il cuore immerso in tutto, ma non lascia trasparire quella familiarità. Non è utile quando la sua identità di sacerdote di Dio si mischia con le dinamiche del mondo”.
Il Cardinale ha esortato i neo-ordinati a coltivare costantemente la loro vita di preghiera: “Dovrete sempre coltivare questa amicizia, frequentare la Sua parola, lasciarvi condurre, fidandovi completamente di Colui che ha dato la Sua vita per noi. È un dono che va coltivato continuamente. Come tutte le amicizie, ha bisogno di frequentazione. Non si resta amici di persone che non si frequentano abitualmente. Non si è amici di Gesù, se non lo si frequenta costantemente. Non si è sacerdoti solidi, se si costruisce la propria vita solo su se stessi, invece che affidarsi alla Chiesa”.
Riguardo alla formazione sacerdotale, nel 2023 Pizzaballa ha riconosciuto che “non possiamo più pensare di formare i sacerdoti come si faceva venti o trent’anni fa”. Ha spiegato che i sacerdoti “hanno bisogno di essere formati a saper leggere il reale, cioè la realtà nella sua concretezza. Devono studiare le lingue, devono avere una formazione umana—la formazione umana è fondamentale; prima di essere sacerdote sei un uomo che deve essere maturo, che deve essere capace di parlare alla sua gente, volergli bene, saper gestire i conflitti in modo adeguato e così via, saper vivere la solitudine”.
La Presenza Reale
Nella Solennità del Corpus Domini del 2024, il Cardinale Pizzaballa ha ricordato la bolla Transiturus di Urbano IV del 1264, con cui fu istituita questa festa solenne per rammentare ai fedeli che “la Chiesa è fondata sull’Eucaristia”. Tracciando un parallelo tra quell’epoca e la nostra, ha osservato che “era un periodo difficile, nel quale si metteva in discussione la presenza reale, il senso stesso dell’Eucaristia” e che questa rimane, ancora oggi, “una tentazione ricorrente”.
“Anche oggi siamo forse tentati di ridurre l’Eucaristia solo a momento conviviale, ad incontro comunitario. Essa è sì incontro della comunità, ma di una comunità che si riunisce e trova unità attorno al mistero della morte e risurrezione di Cristo”, ha detto, insistendo sul fatto che “Non c’è comunità senza Eucaristia. Di più: l’Eucaristia forma la comunità”.
La gestione durante il Covid
In un’intervista del marzo 2020 sulle restrizioni imposte durante la crisi Covid, Pizzaballa sottolineò che “la Celebrazione Eucaristica e la Comunione sono la forma più alta di preghiera per noi cristiani, e il modo più potente per essere uniti a Gesù. … Non possiamo vivere senza l’Eucaristia”. Pur ritenendo “saggio rimanere prudenti” nel contesto della pandemia, data l’affluenza di pellegrini a Gerusalemme da tutto il mondo, Pizzaballa prese le distanze da coloro che credevano che ricevere la Santa Comunione rendesse magicamente immuni dal Covid-19, affermando che “la Comunione, il Corpo Santo e il Sangue di Cristo, ci rendono più forti nella fede e nella vita, ma non ci rendono affatto immuni dalla nostra umanità, comprese le malattie”.
Descrisse le restrizioni inizialmente adottate come “molto limitate”. Esse includevano la richiesta di ricevere la Comunione sulla mano, la celebrazione dei funerali nei cimiteri con il minore numero possibile di persone, il suggerimento di celebrare le Messe con un massimo di 15 persone e l’incoraggiamento ai sacerdoti a trovare modalità e forme per permettere ai fedeli di ricevere la Santa Eucaristia.
Nel corso dello stesso mese, Pizzaballa definì le restrizioni successive “uno shock, poiché nemmeno in tempo di guerra vi è mai stata una sospensione delle Messe”. Riconobbe che alcuni cattolici non avrebbero accettato il divieto di celebrare Messe pubbliche. In un villaggio palestinese, raccontò, “la gente costrinse il parroco a ‘compiere il suo dovere’ e a celebrare la Messa con ‘modi forti e convincenti’”.
La ricezione della santa Comunione
Durante la crisi Covid, alla domanda su come i cattolici della sua diocesi solitamente ricevessero la Comunione e se dovesse essere ricevuta sulla mano o sulla lingua, Pizzaballa osservò che “non c’è un’istruzione comune nella Chiesa cattolica” e che ogni regione ecclesiastica decide “secondo la propria cultura e tradizione”.
“Nella nostra Chiesa”, disse, “la tradizione è quella di ricevere la Comunione sulla lingua. Non appena questa situazione finirà, continueremo sicuramente con questa tradizione. Non c’è motivo di cambiarla”.
Devozione Mariana
La devozione mariana è centrale nella vita spirituale del Cardinale e nell’esercizio del suo munus.
Prima della sua ordinazione episcopale nel 2016, Padre Pizzaballa trascorse alcuni giorni di ritiro a Caravaggio, presso un santuario mariano particolarmente caro alla popolazione lombarda e a lui stesso, trattandosi di un luogo speciale della sua infanzia.2Carminati, Let the Peace of Jerusalem Rise.
Il 29 ottobre 2023, nella festa di Maria Regina di Palestina, presso il santuario di Deir Rafat, il Patriarca Latino ha riconsacrato la Terra Santa al Cuore Immacolato di Maria con queste parole:
“Al tuo Cuore Immacolato affidiamo e consacriamo solennemente noi stessi, la nostra Chiesa, l’intera umanità, i popoli del Medio Oriente e, soprattutto, il popolo della Terra Santa, che ti appartiene, poiché l’hai resa più bella con la tua nascita, con le tue virtù e con i tuoi dolori, e da essa hai dato al mondo il Redentore. Concedi che la guerra abbia fine e che la pace si diffonda nelle nostre città e nei nostri villaggi”.
Il 15 agosto 2024, nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Cielo, il Cardinale ha lanciato un nuovo appello alla preghiera per la fine della guerra a Gaza, invitando i fedeli a invocare la sua intercessione. Ha dichiarato:
“in quel giorno, dunque, prima o dopo la celebrazione dell’Eucaristia, o in un momento che si terrà opportuno, invito tutti, ad un momento di preghiera di intercessione per la pace alla Vergine Santissima Assunta in cielo. Desidero che parrocchie, comunità religiose contemplative ed apostoliche, e anche i pochi pellegrini presenti tra noi, si uniscano nel comune desiderio di pace che affidiamo alla Vergine santissima. Dopo avere speso tante parole, infatti, e dopo avere fatto il possibile per aiutare ed essere vicini a tutti, in particolare a quanti sono colpiti più duramente, non ci resta che pregare”.
Il Cardinale ha poi pubblicato una Supplica per la pace a Nostra Signora assunta in Cielo, che recita, in parte:
“O gloriosissima Madre di Dio, innalzata sopra i cori degli angeli, prega per noi con San Michele Arcangelo e con tutte le schiere celesti e con tutti i santi, presso il tuo santissimo e amatissimo Figlio, nostro Signore e Maestro”.
Vita consacrata
Il Patriarcato Latino di Gerusalemme è arricchito dalla presenza di numerosi ordini e congregazioni religiose che svolgono il loro servizio in vari ambiti.
Nel 2022, nella diocesi di Gerusalemme erano presenti 1.615 religiosi.
Tra le principali congregazioni presenti vi sono i Francescani, i Salesiani, i Benedettini, i Domenicani, i Carmelitani, le Suore del Rosario e molte altre. Con 30 istituti maschili e 73 ordini e congregazioni femminili, essi svolgono missioni nei settori dell’educazione, della sanità, dei servizi sociali e della custodia dei luoghi santi.
Il Cardinale ha affermato che una delle più grandi grazie ricevute dopo la sua nomina ad amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme è stata “l’incontro con le comunità religiose”.
Egli ha un ruolo significativo nella promozione della vita consacrata e religiosa, offrendo guida spirituale e incoraggiando un senso di missione per le comunità, così come per altre forme di vita consacrata, come l’Ordine delle Vergini. Il Cardinale si è anche mostrato aperto nell’affrontare senza timore le sfide e le difficoltà che riguardano le comunità religiose maschili e femminili.
Durante la sua visita a Gaza nel maggio 2024, ha sottolineato il “ruolo cruciale svolto dai sacerdoti e dalle suore nella comunità” nell’aiutare i cristiani di quella zona.
L’importanza della formazione dei laici
Il Cardinale Pizzaballa è anche un forte sostenitore della formazione della fede negli adulti e di un crescente coinvolgimento dei laici nella vita cattolica, secondo il loro stato.
Parlando ai religiosi della sua diocesi, ha evidenziato la presenza di numerosi centri di studio a Gerusalemme, ma ha osservato: “insegniamo la Bibbia a tutti ma non ai nostri e abbiamo bisogno di lavorare su questo”.
Sotto la guida del Cardinale sono stati avviati studi biblici nelle parrocchie (che hanno registrato un’ampia partecipazione) ed è stato aperto un centro di formazione sulla Scrittura, sulla morale e sulla dottrina sociale cattolica, tanto che le iscrizioni hanno dovuto essere chiuse per l’elevato numero di partecipanti. “Non è vero che la gente non vuole formarsi ma ha bisogno di avere strumenti”; “credo che la formazione della fede negli adulti sia centrale”, ha detto il Cardinale rivolgendosi ai religiosi della diocesi. “Abbiamo bisogno di una nuova leadership cristiana, e questa passa attraverso la formazione”.
Il Cardinale ha inoltre sottolineato l’importanza di formare i cattolici affinché si impegnino maggiormente nella vita politica, considerandola una forma di carità per il bene comune della società.
Santificazione nel conflitto e nella guerra
Un elemento chiave dell’esercizio del munus sanctificandi del Cardinale Pizzaballa è stato quello di guidare i fedeli cattolici, in particolare a Gaza, lungo il cammino della santificazione in mezzo a grandi sofferenze.
Nel 2020, alla domanda su quale impressione avesse avuto di Gaza durante la sua visita come amministratore apostolico, disse che si trattava di una “situazione vergognosa: milioni di persone che vivono, praticamente, senza nulla. La disoccupazione è altissima, pochissimi possono uscire, non hanno strutture pubbliche, mancano di beni essenziali come acqua potabile, ospedali, non c’è assolutamente nulla e sono senza prospettive. È veramente molto difficile mantenere la pace interiore e non arrabbiarsi quando si va lì”.
Interrogato su come aiutasse la comunità cristiana di Gaza ad affrontare questa situazione, rispose: “Da un lato la devi vivere pregando”, ma aggiunse che è anche suo dovere “aiutare a interrogare la comunità cristiana su come vivere, come stare dentro questa situazione che non finirà presto. Quindi è sbagliato dire ‘dobbiamo attendere che finisca’… no, dobbiamo cercare di vivere questa situazione nella maniera più positiva possibile, positivo nel senso … con coraggio, con visione, interrogarsi qual è il rapporto tra giustizia e perdono e pace”.
Aggiunse inoltre che, in Occidente, “questo sembra molto astratto, ma lì è reale…la giustizia più alta nel cristianesimo è il perdono—Gesù sulla croce—ecco, cercare di interrogarsi su questo, non per darsi una risposta ma per restare dentro una ferita con uno sguardo cristiano”.
Il 7 ottobre 2024, nel primo anniversario dell’attacco condotto da Hamas in Israele, il Cardinale Pizzaballa ha guidato un’Ora di Preghiera per la Pace presso la Procattedrale del Patriarcato Latino a Gerusalemme, rispondendo all’appello di Papa Francesco a osservare una giornata di preghiera, digiuno e penitenza per la pace nel mondo, con un’attenzione speciale alla Terra Santa.
L’Ora di Preghiera è iniziata con l’Esposizione del Santissimo Sacramento, seguita dalla recita del Santo Rosario in onore della Festa della Madonna del Rosario. La celebrazione è proseguita con i Vespri e si è conclusa con la Benedizione Eucaristica.3Rivolgendosi ai presenti in Cattedrale, il Cardinale Pizzaballa ha affermato: “in questo tempo in cui la violenza sembra essere l’unico linguaggio, continueremo a parlare e a credere nel perdono e nella riconciliazione”; “in questo tempo pieno di dolore, vogliamo e continueremo a usare parole di consolazione e a dare conforto concreto e incessante laddove il dolore cresce. Anche se dobbiamo ricominciare ogni giorno, anche se possiamo essere visti come irrilevanti e inutili, continueremo a essere fedeli all’amore che ci ha conquistati e a essere persone nuove in Cristo, qui a Gerusalemme, in Terra Santa e ovunque ci troviamo”. Diverse parrocchie del Patriarcato Latino in Terra Santa e in Giordania si sono unite con iniziative simili. Le riflessioni si sono incentrate sulle parole di San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Corinzi 12,26).
MUNUS REGENDI
Come Patriarca Latino di Gerusalemme, il Cardinale Pizzaballa è responsabile del governo della Chiesa in una regione che comprende Israele, Palestina, Giordania e Cipro.
È considerato un uomo dalle idee chiare sulla Chiesa e sulla teologia, con un “acuto senso della realtà” e il discernimento e la determinazione di un coltivatore lombardo, la regione in cui è cresciuto.4François Vayne, che conosce il Patriarca Pizzaballa da dieci anni ed è il direttore della comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine del Santo Sepolcro, nel marzo 2024 ha dichiarato al National Catholic Register che Pizzaballa è un ecclesiastico “di grande statura, con idee ecclesiologiche e missiologiche molto chiare. Non c’è confusione nel suo pensiero teologico, che è autenticamente cattolico, armonizzando fedeltà e apertura”, ; “rapido, efficiente e diretto, esercita la sua naturale autorità in un dialogo rispettoso con i suoi consiglieri. Il suo acuto senso della realtà”, ha aggiunto, “è un vantaggio nel governo pastorale, che gestisce con discernimento e decisione, come un contadino lombardo”.
Un’analisi dei discorsi pubblici e degli incontri del Cardinale suggerisce che egli sia un realista, che pur non volendo imporre la propria volontà adotta un approccio pragmatico e diretto, affrontando i problemi senza timore.
Risolvere una crisi finanziaria e amministrativa
Nel 2016, un mese dopo aver lasciato l’incarico di Custode, Pizzaballa fu nominato da Papa Francesco vescovo e amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme con l’incarico di risolvere la difficile situazione finanziaria del Patriarcato, dovuta principalmente alla gestione dell’American University of Madaba.
In una lettera alla diocesi del marzo 2017, l’Amministratore apostolico descrisse il processo che aveva avviato per valutare la situazione nel Patriarcato e informò i fedeli di avere convocato un incontro con il clero per affrontare la “vita del Patriarcato Latino, con particolare attenzione ai sacerdoti, alla loro vita e attività pastorale; ai problemi finanziari e alle loro possibili soluzioni; e alla preparazione di regolamenti interni per la nostra amministrazione”.
Nello stesso anno, durante una conferenza stampa natalizia, Pizzaballa annunciò che la società di consulenza Deloitte stava assistendo nel “riassetto e riorganizzazione amministrativa” del Patriarcato. Entro il 2020 aveva efficacemente risolto la crisi finanziaria, istituendo un consiglio consultivo economico composto da esperti e lanciando una campagna di raccolta fondi attraverso l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, di cui è Gran Priore.
Nel settembre 2020 emise inoltre nuovi regolamenti che allinearono l’amministrazione delle varie istituzioni sotto il Patriarcato Latino al diritto canonico e alle più recenti normative della Santa Sede. Nella sua lettera introduttiva, Pizzaballa spiegò che il documento conteneva disposizioni chiare e inequivocabili sugli aspetti spirituali, pastorali ed economici del Patriarcato.
Un mese dopo, appena quattro giorni dopo la sua nomina a Patriarca da parte di Papa Francesco, egli pubblicò una lettera aperta ringraziando i Cavalieri e le Dame del Santo Sepolcro per “la loro solidarietà e vicinanza, incoraggiando e sostenendo concretamente i processi di revisione e controllo della vita amministrativa della diocesi”, che, secondo lui, “erano diventati urgenti e necessari. Annunciò inoltre che “il grande debito che il Patriarcato doveva alla fondazione Saint John the Baptist, legata all’Università di Madaba, è stato completamente estinto” e che era stato “ridotto di quasi il 60% l’ammontare complessivo dei debiti che gravavano sull’amministrazione del Patriarcato”. Riconoscendo che ciò era stato possibile “grazie alla dolorosa rinuncia ad alcune proprietà, che però non erano essenziali per il Patriarcato”, spiegò che era stato messo in atto un “piano strutturato” per concludere al più presto gli “impegni rimanenti”. Per quanto “molto resta[sse] ancora da fare”, si era “ormai alla fine di un percorso positivo per la vita della diocesi di Gerusalemme”.
Riforma della pastorale
Nel quadro del suo piano di riforma pastorale per il Patriarcato, nel 2017 Pizzaballa annunciò l’istituzione di un ufficio pastorale con l’obiettivo di aiutare “vescovi e sacerdoti a orientare le scelte pastorali della diocesi e, soprattutto, a individuare temi e fornire raccomandazioni per accompagnare meglio il nostro popolo”.
Dichiarò che la decisione era stata presa per “concentrarsi sul tema della famiglia: preparazione al matrimonio, accompagnamento delle giovani coppie, educazione alla genitorialità, formazione, ecc”. Visitò inoltre le parrocchie e le comunità religiose della diocesi, a partire dalla parrocchia di Gaza.
La preparazione al matrimonio è stata una priorità per il Patriarca, in particolare per i matrimoni misti tra cattolici e ortodossi, che rappresentano il 90% delle coppie. In una lettera pastorale del 2023, Pizzaballa offrì consigli pastorali alle coppie in preparazione al matrimonio e all’intera comunità cristiana. In questa occasione ha affermato che “Il matrimonio ha un grande valore per tutta la comunità cristiana ed è considerato un progetto di Dio, che conduce alla santità”. Invitò i genitori a preparare i propri figli e figlie al sacramento, offrendo loro “il necessario sostegno e parole di consiglio per prepararli a questo nuovo capitolo di vita coniugale”. Esortò inoltre i sacerdoti a essere vigili e fedeli nell’accompagnare le coppie nel percorso di preparazione fino allo scambio delle promesse nuziali davanti al Signore.
Pizzaballa esortò inoltre i fedeli affinché le “celebrazioni siano fatte con misura”, sostenendo: “è fondamentale vestirsi in modo adeguato e decoroso, soprattutto durante la cerimonia nuziale. Non bisogna lasciarsi distrarre concentrandosi eccessivamente sull’aspetto esteriore, dimenticando di celebrare il sacramento del matrimonio: sposarsi nel Signore e davanti alla Chiesa. Piuttosto, bisogna pregare per loro, per il loro matrimonio e per la loro futura famiglia”.
Il 3 marzo 2024, il Cardinale ha inaugurato un centro di pastorale familiare e giovanile per le famiglie cristiane in Palestina, con una seconda sede a Ramallah. Commentando la lettura del Vangelo, il Cardinale ha precisato:
“Nonostante l’importanza del denaro nella nostra vita e anche nella vita della Chiesa, esso non deve essere la nostra priorità. La nostra priorità è piuttosto servire Gesù, che ci ha salvato morendo gratuitamente sulla croce. E la domanda che deve sorgere nella lettura di oggi è: Chi è al centro della nostra vita? Gesù o il denaro? E come possiamo collegare queste due dimensioni in modo sano e corretto, senza perdere Gesù come obiettivo primario della nostra vita cristiana”.
Il Cardinale ha anche sottolineato la necessità di combattere le dipendenze, che identifica come una “nuova forma di povertà”. Parlando ai religiosi della diocesi nel 2023, ha affermato di avere riscontrato la presenza di dipendenze da droga, alcol, pornografia e altre forme in diversi contesti, sia nelle famiglie che nelle scuole, dichiarando che “c’è molto lavoro da fare su questo”.
Vicariato per i migranti
Nell’aprile 2018, Pizzaballa ha istituito un Vicariato per i Migranti e i Richiedenti Asilo (VMAS), affidandolo alla responsabilità di un Vicario Patriarcale che opera in comunione e accordo con il Patriarca. Ha inoltre eretto la parrocchia personale della Sacra Famiglia, destinata alla cura pastorale, sacramentale e formativa dei migranti e dei richiedenti asilo, con tutte le facoltà che il diritto universale concede alle parrocchie.
La crisi delle istituzioni cattoliche
In un incontro con i religiosi della sua diocesi nel 2023, il Cardinale Pizzaballa ha lamentato che quasi tutte le istituzioni cattoliche —scuole, ospedali, ecc.— siano in crisi. Ha affermato che la prima e più evidente crisi è di natura finanziaria, poiché le comunità religiose faticano a mantenerle aperte. L’altro aspetto è che “in quasi tutte queste istituzioni ci sono solo uno, due o tre religiosi o religiose che vi lavorano [e] sono così assorbiti dal lavoro che non si capisce più se siano religiosi o meno”.
Il Patriarca ha definito “vergognoso” il fatto che ci siano direttori di scuole che assumono insegnanti di religione cattolica che molto spesso non vanno in chiesa: “come può uno che non va in chiesa insegnare il catechismo ai bambini?”, “che credibilità può avere?”
Ha inoltre evidenziato la mancanza di formazione del personale, compresi i medici che lavorano negli ospedali cattolici locali, i quali, secondo lui, “non sanno nulla sull’etica e morale cattolica, di cosa significhi l’aborto, di cosa significhi l’eugenetica, ecc”. Forte sostenitore di un laicato cattolico ben formato, ha affermato: “abbiamo tanti ospedali, ma non ci siamo mai preoccupati di creare una formazione al personale che lavora nei nostri ospedali”.
Cura pastorale in mezzo al conflitto
In un’intervista del febbraio 2024, a una domanda su cosa significhi offrire assistenza pastorale nel contesto dell’attuale conflitto, il Cardinale Pizzaballa ha affermato che la regione è sempre stata segnata da scontri politici e religiosi e che i fedeli cercano spesso delle risposte. Tuttavia, ha spiegato che questo non è l’approccio più utile, perché “spesso non ci sono risposte chiare” a lotte che durano da decenni, se non da secoli. “Abbiamo bisogno di guardare alla presenza di Cristo, che è una presenza che illumina il nostro stare dentro queste situazioni conflittuali. Dico sempre che ci sono problemi che si possono risolvere e problemi coi quali si deve imparare a convivere, e a Gerusalemme questo si impara molto bene. Si deve convivere con questi problemi, ma non da soli. La presenza del Risorto tra noi è la presenza che deve illuminare il nostro sguardo su quella realtà”.
Interrogato su come un pastore possa essere portatore di giustizia e pace in una situazione così complessa, il Cardinale ha risposto: “Un pastore da solo non risolve tutti i problemi, [ma] deve collaborare con tutti, deve cercare di costruire relazioni, aprire orizzonti, usare linguaggio che apra la mente anche il cuore alla comprensione della complessità dei problemi, che dia speranza e cerchi di fare tutto il possibile usando tutti tutte le sue capacità e possibilità per costruire percorsi sia politici che religiosi oltre che sociali per risolvere i problemi, sapendo che nessuno da solo potrà risolvere i problemi. Soprattutto in Terra Santa è molto chiaro, come dice Papa Francesco, che ‘nessuno si salva da solo’. Quindi, un pastore deve creare opportunità di incontro e di comprensione”.
Ha aggiunto che, “essendo pochi e non avendo potere dal punto di vista politico”, i cristiani in Terra Santa possono considerare questo un vantaggio: “non essendo potenti, non siamo nemmeno una minaccia” e “questo ci rende un po’ più liberi rispetto ad altre comunità”.
Ha inoltre affermato che le relazioni tra le Chiese cristiane “sono molto migliorate negli ultimi anni”, grazie alla collaborazione per il restauro dei luoghi santi e agli sforzi educativi nelle scuole, sottolineando che “bisogna crescere su questo”.
Gestione degli abusi sessuali clericali
Nel febbraio 2019, Pizzaballa ha partecipato al Child Protection Summit a Roma, in qualità di Vicepresidente della Conferenza dei Vescovi Latini delle Regioni Arabe. In un’intervista alla rete tedesca Domradio, ha dichiarato di ritenere che le “aspettative” sull’evento fossero “troppo alte” e che “un tale incontro non può concludersi con risultati concreti e specifici”. A una domanda sulle sue previsioni personali ha risposto: “mi aspetto idee chiare su come procedere per affrontare la questione. Poi, le Conferenze episcopali nelle loro regioni dovranno adottare loro proprie leggi a seconda della situazione specifica”.
Ha anche osservato che le problematiche e le dinamiche nei Paesi occidentali differiscono da quelle del Medio Oriente, dell’Africa o dell’Asia: “in Medio Oriente non abbiamo davvero nelle nostre chiese questo specifico problema degli abusi sui minori. In questi casi, il diritto penale prevede la pena di morte, mentre il diritto tribale può essere ancora più severo”.
Nei suoi dodici anni come Custode e nei suoi due anni da Vescovo, Pizzaballa ha affermato di non aver “mai incontrato un caso di abusi su minori in questo periodo di tempo”. Tuttavia, ha aggiunto che “forse non abbiamo questo problema specifico, ma ci sono molte scuole e istituzioni dove occorre intervenire per evitare il ripetersi di simili casi in futuro. Il fatto di non aver sentito nulla non significa che non esistano fatti del genere nel nostro paese. Sono certo che esistono, e dobbiamo essere preparati per reagire in modo adeguato”.
Clericalismo
Riflettendo sulle critiche di Papa Francesco al “clericalismo”, il Cardinale Pizzaballa ha affrontato il tema in diverse occasioni, lamentandone la presenza soprattutto in Medio Oriente.
Predicando il giorno di Capodanno nella Cocattedrale del Patriarcato Latino a Gerusalemme nel 2021, Pizzaballa ha affermato: “non è un segreto che esista una certa distanza tra clero e laici, e questo non è certo un problema solo della nostra Chiesa. È una questione comune a molte Chiese nel mondo”; “la collaborazione tra sacerdoti e laici è spesso fraintesa e finisce per diventare semplicemente: ‘fare ciò che il sacerdote vuole’”.
Il Patriarca ha sottolineato la necessità di una maggiore partecipazione laicale, affermando:
“È difficile trovare laici formati e impegnati, disposti a dare un contributo positivo alla comunità. È una barriera reale che deve essere presa in considerazione, soprattutto pensando alle nuove generazioni, che vogliono essere protagoniste nella vita della Chiesa, e non semplici esecutrici di ordini e direttive”.
Il Cardinale si è detto pronto anche ad affrontare i problemi che riguardano le comunità religiose femminili.
Sforzi per la pace
Pizzaballa era Cardinale da appena una settimana quando, il 7 ottobre 2023, Hamas lanciava i suoi devastanti attacchi nel sud di Israele, trascinando la regione —e il Patriarca Latino di Gerusalemme, nato in Italia — in una nuova fase di un conflitto che egli conosce fin troppo bene.
Avendo programmato di rimanere a Roma per tutta la durata dell’Assemblea del Sinodo sulla Sinodalità nell’ottobre 2023, il Patriarca francescano fu costretto a tornare improvvisamente in Terra Santa per prendersi cura del suo gregge, ancora una volta intrappolato nel fuoco incrociato di un’esplosione di violenza israelo-palestinese.
Rinchiuso nel Patriarcato mentre le ostilità si intensificavano, il Cardinale Pizzaballa dichiarò che questo tempo di confinamento gli aveva permesso di riflettere sul significato di essere Cardinale in quella terra e che il colore rosso della porpora cardinalizia, simbolo della disponibilità dei cardinali a versare il proprio sangue, aveva assunto “un significato profondo, segnato da molto dolore e molte difficoltà”.
Due settimane dopo il suo ritorno, scrisse una lettera diocesana attentamente calibrata e ben equilibrata, condannando con fermezza sia le atrocità di Hamas, sia l’entità della rappresaglia israeliana, esortando la popolazione della regione a volgere lo sguardo a Cristo e al “coraggio dell’amore e della pace” del Vangelo.
Poco dopo l’inizio del conflitto, alla domanda di un giornalista se sarebbe stato disposto a offrirsi in cambio degli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas a Gaza, rispose affermativamente, finendo sui giornali di tutto il mondo.
Senza paura di esprimersi di fronte alla violenza e all’ingiustizia che hanno piegato la regione, ha cercato di trattare entrambe le parti con imparzialità, pur mostrando forse maggiore vicinanza al popolo palestinese, che considera “ancora in attesa dei propri diritti, della propria dignità e di un riconoscimento”. Naturalmente, tra di loro vi sono anche i cristiani palestinesi; Pizzaballa vede i cristiani in generale in Terra Santa come una comunità che, al pari dei musulmani palestinesi, vive ai margini, sostenendo che il cuore della Chiesa “spiritualmente e teologicamente” è Gerusalemme “perché tutto è nato qui. Allo stesso tempo, siamo anche un po’ periferici”.
La sua prospettiva ha talvolta suscitato reazioni da parte di alcuni israeliani, che lo hanno criticato per aver firmato una dichiarazione di condanna degli attacchi contro i civili e per aver chiesto una de-escalation del conflitto tra Hamas e Israele. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno anche contestato l’affermazione del Patriarca secondo cui un loro cecchino avrebbe ucciso una madre e una figlia in una parrocchia cattolica a Gaza, sostenendo che l’IDF “non prende di mira i civili, indipendentemente dalla loro religione” e che un’analisi delle loro operazioni non ha confermato tale evento.
Eppure, sebbene alcuni israeliani possano nutrire riserve nei suoi confronti, il Cardinale è molto stimato dal Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, che conosce il Pizzaballa da oltre vent’anni. I due si incontrarono per la prima volta quando collaborarono per coordinare il pellegrinaggio di San Giovanni Paolo II a Gerusalemme nel 2000 — Herzog era segretario di gabinetto all’epoca, mentre Pizzaballa, allora sacerdote, era vicario generale del Patriarcato Latino di Gerusalemme per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica in Israele. Herzog ha elogiato il Cardinale Pizzaballa come “una persona brillante”, un leader “colto ed estremamente consapevole delle complessità della nostra regione”, che “gode della fiducia di tutte le parti coinvolte in Giordania, nei Territori Palestinesi e in Israele”. “Lo rispettano enormemente”, ha dichiarato Herzog, “il suo nome lo precede”.
Pizzaballa gode di grande stima a Tel Aviv, nonostante sia oggi una delle voci più influenti a denunciare la situazione dei civili a Gaza e a chiedere di cessare il fuoco.
In un’intervista del luglio 2024 con Aid to the Church in Need, il Cardinale ha dichiarato che la falsa neutralità non è la soluzione, ma è anche importante che la Chiesa non venga risucchiata nel conflitto:
“continuano a dirmi che devo essere neutrale. Venite con me a Gaza, parlate con la mia gente che ha perso tutto, e poi ditemi che devo essere neutrale. Non funziona così. Ma non possiamo nemmeno diventare parte dello scontro politico o militare. Dobbiamo essere una presenza costruttiva, ma non è semplice trovare la strada giusta”.
Lo suo stile di governo è stato influenzato non solo dalla sua formazione, ma anche dai decenni trascorsi in Terra Santa. In un’intervista del 2023 ha affermato che vivere a Gerusalemme impartisce diverse lezioni: la prima, che “nessuno è padrone del tempo” e che talvolta “dobbiamo imparare ad aspettare”; la seconda, che “nessuno è un’isola” e che “non dobbiamo presumere di imporre la nostra visione agli altri, ma imparare a convivere con la diversità”; la terza, che “ci sono problemi che hanno soluzioni e problemi che non hanno soluzioni, e bisogna imparare a conviverci”.
MUNUS DOCENDI
La Realtà di Cristo
Al centro dell’esercizio del munus docendi del Cardinale Pizzaballa vi è la sua fede nella realtà della Persona di Gesù Cristo.
“Non c’è niente di più reale dell’incontro con Cristo”, ha affermato il Cardinale Pizzaballa nell’intervista inaugurale del 2024 al Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione. “Ogni vocazione cristiana è incentrata sulla persona di Gesù Cristo. E tutto ruota intorno a quell’esperienza che ti costruisce e che è fondante”.
Il Patriarca ha detto che il pericolo “è sempre di pensare a Gesù come una realtà astratta”, ma ha insistito sul fatto che “non c’è nulla di più reale dell’incontro con Cristo”.
Sottolineando che l’abito religioso è un segno visibile di questa realtà, il Cardinale ha spiegato che, per lui, essere francescano oggi significa “chiedermi continuamente cosa Gesù in questo momento mi dice… e poi cercare, quindi, a livello personale, come trasmettere questa esperienza alla comunità, alla mia comunità ecclesiale”, aggiungendo che “ogni valutazione, ogni decisione, ogni scelta, ogni parola da dire deve essere compatibile con quell’esperienza, con quella relazione, con quell’amicizia”.
Per il Cardinale, “l’esperienza” non deve essere confusa con un semplice sentimento o emozione: “nel tempo della dittatura del sentimento, dove autenticità rischia sempre più di far rima con soggettività e verità con ciò che emoziona, la fede non può ridursi a sensazione intimistica o ad azione umana o politica, ma deve tornare a essere scelta convinta, e quindi anche convincente, che orienta e cambia la vita”, ha detto nella sua omelia per le ordinazioni sacerdotali del 2024.
Identità cristiana vs. compiacenza del mondo
In un’omelia pronunciata a Santa Maria Maggiore, il Cardinale ha affermato che l’identità cristiana “non è una fortezza da difendere, ma una casa dove tutti sono benvenuti, perché con Cristo siamo per tutti”. In un’intervista del 2023 a ReteBiella TV, alla domanda se esista il pericolo che questo “con Cristo” svanisca per la smania di piacere al mondo, egli ha risposto: “C’è sempre stato e ci sarà sempre [questo pericolo]. È la tentazione di evitare problemi o evitare le incomprensioni con il mondo non religioso o laico secolare. Comunque, non dobbiamo avere paura. Ci saranno sempre persone che non capiranno o non riusciranno a capire che ‘per Cristo’ non esclude, ma include”.
Alla domanda se si riferiva al famoso “todos, todos, todos” pronunciato da Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù, Pizzaballa ha risposto con fermezza: “certo, la Chiesa è per tutti. Non significa che è di tutti”.
Fratelli Tutti e il dialogo interreligioso
Il Cardinale Pizzaballa ha mostrato il suo sostegno a Papa Francesco in molti ambiti, in particolare riguardo al dialogo interreligioso. Il Patriarca ha sostenuto l’enciclica del 2020 Fratelli Tutti e il controverso documento sulla Fratellanza Umana, firmato nel 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar. Questi gesti hanno avuto un “impatto enorme” sulla coscienza pubblica araba, anche se, con la sua caratteristica franchezza, ha detto che “nessuno nel mondo arabo legge questi documenti”: “nel mondo Islamico non vi è alcuna recezione del documento Fratelli Tutti, perché non è conosciuto. Non è stato e non sarà letto nelle scuole, non sarà usato nelle moschee e nei centri di studio islamici. Non c’è alcun interesse a leggere e conoscere i documenti che provengono dalle Chiese cristiane, Santa Sede inclusa”, ha precisato in una conferenza a Roma del 2022.
L’anno seguente, interrogato su come si possa condurre un autentico dialogo interreligioso che vada oltre la semplice affermazione “siamo tutti uguali” e che non neghi che la Chiesa di Cristo è la vera Chiesa, Pizzaballa ha risposto: “innanzitutto, non siamo tutti uguali. Non è vero che siamo tutti uguali e non è vero che tutte le religioni sono uguali. È una cosa che è molto chiara a Gerusalemme, ed è una cosa che nessuno a Gerusalemme vuole sentire”. Il Patriarca ha poi proseguito: “bisogna essere veri. Bisogna essere onesti con noi stessi, e questo verrà riconosciuto. E avere prospettive diverse, narrative diverse, visioni diverse, non significa che non ci si possa voler bene—e convivere. Naturalmente, questa convivenza sarà sempre complessa, perché ci saranno tantissime persone che accetteranno di essere in relazione con te e altre invece che non lo vorranno, ma questo fa parte della vita”.
Su questo tema, il Cardinale Pizzaballa ritiene che la guerra tra Israele e Palestina abbia, in breve tempo, “spazzato via anni di dialogo interreligioso, di faticosa costruzione di relazione tra le diverse comunità religiose e sociale”. Parlando all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel gennaio 2024, ha dichiarato che “questa guerra è anche uno spartiacque nel dialogo interreligioso, che non potrà mai più essere lo stesso di prima, almeno tra cristiani, musulmani ed ebrei”, spiegando che “il mondo ebraico non si è sentito sostenuto da parte dei cristiani e lo ha espresso in maniera molto chiara. I cristiani a loro volta, divisi come sempre su tutto, sono incapaci di una parola comune e sono divisi sul sostegno o una parte o all’altra oppure, in certi, disorientati. I Musulmani si sentono attaccati e ritenuti conniventi con gli eccidi commessi il 7 ottobre”. “Insomma, dopo anni di dialogo interreligioso ci siamo ritrovati a non intenderci l’un l’altro. È per me personalmente un grande dolore ma anche una grande lezione. Partendo da questa esperienza dovremo ripartire perché ripartiremo coscienti che le religioni hanno un ruolo ancora centrale nell’orientare, nel dare orientamento e che il dialogo tra noi dovrà fare un passaggio importante e partire dalle attuali incomprensioni delle nostre differenze e dalle nostre ferrite”; “non potrà più essere un dialogo solo appartenente alla cultura occidentale come è stato fino ad oggi”. “Il dialogo interreligioso era in Europa e negli Stati Uniti. Non abbiamo mai parlato, tra cristiani, ebrei e musulmani, della questione della nostra vita in Terra Santa; non ne abbiamo mai parlato di questo. È chiaro che se oggi vogliamo parlare di dialogo interreligioso non possiamo non partire da lì. Altrimenti ci parleremo addosso senza concludere nulla”.
Un Medio Oriente “Scristianizzato”
Il Cardinale ha più volte espresso preoccupazione per quella che definisce la “scristianizzazione” del Medio Oriente, individuadone diverse cause. Parlando a un’assemblea di religiosi della sua diocesi, ha indicato come primo elemento l’emigrazione, con alcune Chiese che hanno perso fino a “due terzi” dei loro fedeli, “in particolare in Iraq e in Siria”.
“I numeri non sono tutto”, ha riferito, “ma i numeri, bisogna saperli”. Il secondo fattore è una crescente “disaffezione e la lontananza dalla vita della Chiesa”, che si manifesta con una minore partecipazione ai sacramenti e con critiche rivolte all’istituzione ecclesiastica. Il terzo elemento è una formazione cristiana “molto debole”, riconoscendo che “la formazione religiosa tradizionale è in difficoltà”. “Non siamo in grado di formare adeguatamente alla conoscenza della fede la nostra comunità…. Se chiedete ai giovani quanti sono i sacramenti, sanno rispondere. Se gli chiedi la differenza tra Genesi e Marco, non sanno rispondere”. Infine, il Patriarca Latino ha sottolineato come il calo dei matrimoni e della natalità contribuisca ulteriormente alla scristianizzazione del Medio Oriente.
Unità con gli Ortodossi
Il Patriarca Latino ha dimostrato un forte impegno nel promuovere l’unità con la Chiesa ortodossa, soprattutto nel contesto della difficile situazione a Gaza.
Durante la sua recente visita in questa regione, nel maggio 2024, il Cardinale Pizzaballa ha compiuto un gesto significativo di solidarietà nei confronti della comunità ortodossa, visitando la Chiesa di San Porfirio e il monastero ortodosso, incontrando tutti i residenti insieme al loro parroco e al loro vescovo, trovandoli “molto accoglienti”.
Pur riconoscendo la complessità delle relazioni tra cattolici e ortodossi, il Cardinale ha sottolineato spesso che “a Gerusalemme, nessuno è un’isola” e che “soprattutto per noi cristiani, la prima missione è quella di cercare l’unità, che non significa uniformità, che non significa diventare l’unica cosa, perché la storia ci ha divisi, ci ha resi diversi gli uni dagli altri, ma volersi bene innanzitutto e collaborare in tutte le forme possibile”.
Laudato Si’
Il Patriarca Latino ha sostenuto anche l’enciclica di Papa Francesco, Laudato Si’ (Sulla cura della casa comune), affermando in una conferenza del 2015 che la ricerca scientifica sulla giusta distribuzione dei beni comuni come l’acqua e l’energia “non può essere separata” dal messaggio dell’enciclica, che richiama alla socializzazione di questi beni fondamentali. L’accesso all’energia e, soprattutto, all’acqua è spesso considerato un elemento centrale per comprendere il conflitto in Terra Santa.
Riconoscere la confusione nella Chiesa
Nella sua omelia dopo essere stato nominato Cardinale, il Patriarca Pizzaballa ha espresso il suo rispetto per l’ufficio di Pietro, pur riconoscendo con franchezza i problemi attuali. Ha osservato come Pietro sia stato in grado di “scoprire l’amore dentro [il proprio] fallimento” e ha esortato i fedeli a “guardare di nuovo a Cristo”, insieme a Pietro: in questi “tempi di grande disorientamento e confusione, la Chiesa è chiamata a ripartire da Cristo, Maestro e Signore”.
Gli osservatori della Chiesa hanno descritto il Cardinale come “moderno”; la sua visione del cardinalato è in sintonia con quella di Papa Francesco, riconoscendo che “i cardinali, nel nostro tempo, non sono più i principi della Chiesa, ma i suoi servitori e quelli del popolo di Dio”
Ordinazione delle donne
Pizzaballa appare fermo nel sostenere la tradizione, come dimostrano non solo la sua posizione sulla liturgia, ma anche il suo pensiero circa l’ordinazione delle donne.
Alla domanda di ReteBiella TV sull’attenzione suscitata dall’“ordinazione” della prima “pastora” luterana a Gerusalemme e su come spiegare la differenza tra uguaglianza sociale e accesso delle donne all’ordinazione sacramentale, nonché il motivo per cui la Chiesa non può aprirsi a quest’ultima, il Cardinale ha risposto: “Credo che si debba partire dalla fede innanzitutto. Se il punto di partenza è sociale, di diritti e doveri, è un punto di partenza che non ti consente di avere una visione integrale vera dalla realtà della vita della Chiesa. Quindi partirei dalla fede e dalla storia e dalla tradizione che sono un riferimento costante e chiaro”.
Ha poi sottolineato l’importanza, specialmente a Gerusalemme, di considerare l’aspetto ecumenico: “se le relazioni, ad esempio, con il mondo ortodosso per noi sono importanti e costitutive anche dalla nostra vita dobbiamo tenere conto anche della loro sensibilità. Le nostre scelte devono essere coerenti con il desiderio di restare uniti a loro e non invece di creare ulteriore fratture o ulteriori incomprensioni e così via”, “ma prima di tutto, le scelte della Chiesa sono scelte che devono derivare dalla relazione con Cristo e con la tradizione che è rappresentata dalla Scrittura e dalla vita della Chiesa”.
Etica e bioetica
Non sono documentati interventi specifici del Cardinale Pizzaballa su questioni etiche e bioetiche. Tuttavia, ha sollevato il tema durante un incontro con i religiosi del Patriarcato nel 2023. Commentando la “crisi delle istituzioni cattoliche” (scuole, ospedali, ecc.), ha osservato che vi lavorano spesso “laici che non sempre sanno cosa fanno” (enfatizzando queste parole con gesti). Come conseguenza, ha detto che “abbiamo tanti ospedali che non sono in grado di fare rete tra loro, in cui i nostri medici non sanno nulla sull’etica e morale cattolica, di cosa significhi l’aborto, di cosa significhi l’eugenetica, e così via”. Il Patriarca ha poi denunciato che “nei nostri ospedali si pratica, non l’aborto terapeutico, ma l’aborto farmacologico in modo indiretto (…), non perché vogliono farlo, ma perché non sanno”.
Il Sinodo sulla Sinodalità
All’inizio del processo del Sinodo sulla Sinodalità, nel 2021, Pizzaballa ha invitato i parroci del Patriarcato Latino di Gerusalemme a diventare “protagonisti” del cammino sinodale, affinché tutte le comunità ecclesiali locali fossero pienamente coinvolte. Le cerimonie di apertura si sono svolte in Galilea, Palestina, Giordania e Cipro.
In una lettera pastorale pubblicata in vista dell’evento, egli ha affermato che il tema del Sinodo esprime chiaramente l’intenzione di Papa Francesco di fare in modo che “la vita della Chiesa sia sempre meno incentrata solo sul clero e sia sempre più il frutto del coinvolgimento generale di tutti i suoi membri”. Pizzaballa ha concluso la sua lettera avvertendo che nessuno avrebbe dovuto aspettarsi “cambiamenti drammatici” o “frutti straordinari” dal cammino sinodale: “sarebbe già molto se questo Sinodo segnasse l’inizio di un modo nuovo di ritrovarsi come comunità, dove tutti ci sentiamo partecipi l’uno della vita dell’altro, uniti nella persona di Gesù, cuore della nostra fede”.
Nel 2023, il Cardinale sembrava avere una visione più disincantata del Sinodo. Intervistato da ReteBiella pochi giorni dopo essere stato creato Cardinale, gli è stato chiesto come avrebbe spiegato il Sinodo alla gente comune, rispondendo: “il Sinodo è tante cose, ma è cambiato molto il sinodo di qualche anno fa e soprattutto quest’ultimo Sinodo, che è sulla sinodalità”.
Ha descritto l’evento come “uno dei modi per la Chiesa di aprire dibattiti sui temi che sono comuni, ascoltando le diverse realtà, perché la Chiesa è sempre più plurale: parla lingue diverse, ha colori diversi, proviene da culture diverse, quindi le stesse temi sono vissuti in maniera molto diversa, percepite in maniera diversa l’uno dall’altro”. È “un modo per confrontarsi sui temi essenziali della vita della Chiesa, in modo da poi trovare per quanto possibile—se si riesce non è detto così riesca—criteri che siano comuni a tutti”. Alla domanda se un Sinodo sia sempre consultivo, il Cardinale ha risposto: “Che io sappia …”.
I Dubia sul Sinodo
Alla domanda sui dubia inviati a Papa Francesco da alcuni cardinali nel 2023, riguardanti alcuni temi affrontati nel Sinodo sulla Sinodalità, il Patriarca Latino ha risposto in modo piuttosto evasivo:
“Si parla tanto … Ci saranno tensioni e incomprensioni, visioni diverse, tentativi di imporre una cosa o l’altra, o anche paure e di perdere qualcosa o qualcos’altro. Fanno parte della vita della Chiesa, che è una realtà così complessa, ma non bisogna avere paura perché la Chiesa non la faccio io né Lei: la facciamo io e Lei, ma è Cristo che la conduce. Non dobbiamo avere paura di questo”.
Catechesi
“Ho sempre detto, a volte in modo scandaloso, che ‘il Catechismo non ha mai convertito nessuno’. Se non c’è un’esperienza di incontro con la fede, il Catechismo non serve a nulla. Il Catechismo mette in ordine l’esperienza della fede, ma non può sostituirla. Quindi, la prima sfida che abbiamo è come comunicare la fede. Non la dottrina, ma la fede…”.Per quanto taglienti, queste parole del Cardinale Pizzaballa vanno lette alla luce di altre sue dichiarazioni:
“è vero che, come molti dicono, il Catechismo non ha mai convertito nessuno, ma è anche vero che la nostra esperienza di fede, che è anche un’esperienza di incontro con il Signore, ha bisogno anche di una forma che ci aiutino a viverla in modo adeguato, perché la fede non è soltanto un’emozione o una relazione personale con il cuore: ha anche bisogna tradursi nella prassi della vita ordinaria. E il Catechismo è quel testo che ci aiuta a comprendere e approfondire i misteri della nostra fede, che la Chiesa ci ha trasmesso”.
Nel contesto del Sinodo sulla Sinodalità, Pizzaballa ha affrontato il tema con franchezza anche di fronte ai religiosi della diocesi, dicendo loro:
“La catechesi così come la facciamo serve a poco, dai risultati che abbiamo, con un’eccezione, per carità. Molto spesso dipende dal catechista, nel novanta per cento dei casi—e dovremo lavorare sulla formazione dei catechisti, che devono essere innanzitutto credenti, il che non è scontato”. Il porporato ha altresì riconosciuto che, oggigiorno, un giovane uscito dalla scuola “sa poco della fede cristiana. Questo è un problema generale in tutta la Chiesa”, aggiungendo che l’adozione di testi scolastici dove s’insegnano i dogmi della fede è una questione per cui sarebbe disposto a “fare guerra”.
Formazione
L’importanza della formazione per il clero, i religiosi e i laici è centrale nella visione del Patriarca Latino per il futuro della Chiesa in Medio Oriente. In occasione del decimo anniversario dell’esortazione apostolica di Benedetto XVI Ecclesia in Medio Oriente, nel corso di un simposio a Cipro, ha delineato la sua visione della formazione, scrivendo: “per formazione … non intendo solo la catechesi, che è certamente necessaria e da ripensare e rinnovare, ma anche, più in generale, il recupero di un’autentica identità cristiana che non sia solo di natura sociale e culturale”. “In un mondo sempre più secolarizzato”, ha proseguito, “il contributo che le Chiese in Medio Oriente possono dare è proprio una rinascita dal cuore della fede. Storicamente, siamo il cuore e la culla del Vangelo, ed è da qui che può ancora nascere l’appello alla bellezza del Vangelo e, perché no, una ‘redenzione’ per tutta la Chiesa universale, di fronte alle difficili crisi e agli scandali che sta attraversando”.
Come prima “Linea guida concreta per il futuro”, il Cardinale ha affermato che la formazione “non può essere ridotta solo alla celebrazione dei Sacramenti e alla Divina Liturgia”, ma deve “concentrarsi sul kerygma, su una catechesi adattata ai nostri tempi”. “Non si tratta solo di sviluppare nuovi testi di formazione, ma anche nuove metodologie, nuove dinamiche di educazione religiosa, sia nelle scuole (dove la formazione cristiana è spesso carente, per non dire altro) sia in altri contesti ecclesiali. Una catechesi che sia centrata sulla Parola di Dio e sui Padri della Chiesa, ma che sia anche esistenziale e attuale, corrispondente ai nostri tempi”.
Sottolineando la “crisi di identità” che la Chiesa sta vivendo in mezzo al “nuovo mondo globalizzato e secolarizzato”, ha affermato: “non possiamo più accontentarci della sola presenza domenicale dei nostri fedeli. Non ha più la forza di contrastare lo tsunami del secolarismo globalizzato, che entra, attraverso Internet e altri mezzi, persino nelle tende beduine o nei villaggi più remoti, fedelissimi alla pratica cristiana”. In effetti, “da un lato, i nostri fedeli, rispetto all’Europa, dove l’identità cristiana è molto più fragile e in crisi, hanno un forte senso di appartenenza. Dall’altro, non possiamo più accontentarci di questo dato e dire semplicemente: ‘Beh, almeno non è come in Europa!’”.
Condanna della cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2024
Il Cardinale Pizzaballa non ha esitato a denunciare le forme più oscure del secolarismo globalizzato in Occidente.
In qualità di Presidente dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa, si è unito al Consiglio delle Chiese del Medio Oriente nel condannare la “derisione del mistero dei misteri del Cristianesimo” avvenuta durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2024 a Parigi.
“Quanto accaduto indica una completa ignoranza dei concetti di libertà e dignità umana, ed è un fatto molto preoccupante per il futuro dell’umanità, perché sfruttare una piattaforma globale in questo modo significa portare la convergenza umana e civile globale al livello più basso delle relazioni umane”, si legge nella dichiarazione.
Il comunicato riafferma inoltre il contributo della Chiesa alla civiltà umana: “Nel corso della sua storia, il Cristianesimo ha ispirato lo sviluppo umano nei campi della scienza, della cultura e delle arti, e continuerà a portare avanti questo messaggio fino alla fine dei tempi, e ‘le porte degli inferi non prevarranno su di essa’” (Matteo 16,18).
La Chiesa e le comunicazioni moderne
Alla domanda su eventuali consigli per comunicare la fede attraverso i media cattolici, il Cardinale Pizzaballa ha risposto: “sono certo che, se hai qualcosa di interessante da dire, questo viene fuori. Non bisogna avere paura. Non bisogna seguire le mode o dire le cose pensando a cosa potrebbero pensare gli altri. Bisogna essere molto liberi e autentici, e dire cose che sono interessante e, per noi nella Chiesa, nascono innanzitutto dall’esperienza di fede, fede che parla alla vita, che non è separata dalla vita”.
“La verità viene sempre a galla — nei tempi, nelle forme e nei modi che non possiamo esattamente controllare. Quello che è importante è di avere qualcosa di interessante da dire. Lo vedo anche nella mia esperienza”, ha detto. “Quando dici qualcosa di interessante, arriva anche là dove tu non pensi potrebbe arrivare. E poi non bisogna preoccuparsi. Tu getti il seme poi il seme fa frutto a suo modo. Quando hai comunicato una cosa, quello che hai comunicato non è più tua, è di chi la riceve che ne farà quello che vuole”.
Questioni controverse nella Chiesa occidentale
Molto rimane ancora sconosciuto del pensiero del Cardinale-Patriarca, in particolare le sue posizioni riguardo alle questioni oggi più urgenti, poiché generalmente evita di lasciarsi coinvolgere nei dibattiti ecclesiali sulla dottrina, la teologia e la politica ecclesiastica.
Non ci sono dichiarazioni documentate relative alle questioni attualmente più controverse nella Chiesa (accesso alla Comunione per i divorziati risposati civilmente, benedizioni per le coppie dello stesso sesso, questioni di genere, ecc.), ma si può ragionevolmente ipotizzare il suo orientamento sulla base di tre elementi. Primo: il suo commento sulla questione del sacerdozio femminile (vedi sopra), ovvero che ogni considerazione deve partire dalla fede e dalla tradizione, non da richieste di uguaglianza. Secondo: l’importanza che attribuisce a non compromettere, o comunque a non destabilizzare ulteriormente, le già complesse relazioni con il mondo ortodosso. Terzo: la sua convinzione sul fatto che dire che “la Chiesa è per tutti, non significa che è di tutti”.
- 1L’importanza della posizione che assunse molto più giovane dei suoi predecessori è ulteriormente evidenziata sia dal fatto che la Custodia si estende su diverse nazion, sia che il Custode è membro de jure dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa.
- 2Nella stessa occasione aggiunse: “È un dato di fatto che fa parte della storia e che resterà sempre nel nostro DNA. Inoltre, una parte dei nostri frati è di origine araba. Tuttavia, è anche vero che in questi due anni—anche grazie alla mia conoscenza della lingua—il contatto con gli israeliani è stato più facile”.
- 3Le sue pubblicazioni risalgono agli anni del suo mandato come Custode: La presenza francescana in Terra Santa, Franciscan Printing Press, Gerusalemme 2005; Terra Santa, La Scuola, Brescia 2008; Il potere del cuore. Il Medio Oriente nel racconto del Custode di Terra Santa, Edizioni Terra Santa, Milano 2016.
- 4Erano presenti l’allora Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Cardinale Leonardo Sandri, il Patriarca emerito Fouad Twal e il Vescovo di Bergamo, Francesco Beschi.
- 5“Sono francescano e sacerdote diocesano. E invece mi hanno mandato lì. Inoltre, non provavo un senso di debolezza, ma di inadeguatezza. Così ho pensato che l’unica cosa da fare fosse fidarsi. Se [il Papa] aveva deciso questo, dovevo confidare nella grazia. C’è sempre la tentazione di pensare: ‘cosa devo fare?’ ma bisogna lasciarsi andare. Confidare nella grazia di Dio, e tutto seguirà”.
- 6Tra i suoi predecessori, infatti, il Patriarca Filippo Camassei fu anch’egli creato Cardinale, ma solo nel 1919, al termine del suo mandato.
- 7Esempi includono la Messa della Domenica di Pasqua del 2019, quando era ancora Amministratore Apostolico (https://www.youtube.com/watch?v=ic9QV-6H-fg), la sua prima Messa Pontificale come Patriarca nel 2020 (https://www.youtube.com/watch?v=oxzDgLusb5w) o la Messa di Mezzanotte a Natale 2023 (https://www.youtube.com/watch?v=G_3ZZFZmlCM). Nel 2023, la Messa di ordinazione sacerdotale è stata celebrata in latino, con il rito di ordinazione in italiano (https://www.youtube.com/watch?v=oYQhgAdxFl4).[/mfn] e, quando ha preso possesso della chiesa titolare di Sant’Onofrio a Roma il 1° maggio 2024, ha offerto la Messa ad orientem [rivolto verso Est].1Sant’Onofrio è affidata ai Frati Francescani dell’Atonement, che vi hanno la sede della loro Procura Generale. Inoltre, la chiesa è anche la chiesa madre dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
- 8Carminati, Let the Peace of Jerusalem Rise.
- 9Rivolgendosi ai presenti in Cattedrale, il Cardinale Pizzaballa ha affermato: “in questo tempo in cui la violenza sembra essere l’unico linguaggio, continueremo a parlare e a credere nel perdono e nella riconciliazione”; “in questo tempo pieno di dolore, vogliamo e continueremo a usare parole di consolazione e a dare conforto concreto e incessante laddove il dolore cresce. Anche se dobbiamo ricominciare ogni giorno, anche se possiamo essere visti come irrilevanti e inutili, continueremo a essere fedeli all’amore che ci ha conquistati e a essere persone nuove in Cristo, qui a Gerusalemme, in Terra Santa e ovunque ci troviamo”.
- 10François Vayne, che conosce il Patriarca Pizzaballa da dieci anni ed è il direttore della comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine del Santo Sepolcro, nel marzo 2024 ha dichiarato al National Catholic Register che Pizzaballa è un ecclesiastico “di grande statura, con idee ecclesiologiche e missiologiche molto chiare. Non c’è confusione nel suo pensiero teologico, che è autenticamente cattolico, armonizzando fedeltà e apertura”, ; “rapido, efficiente e diretto, esercita la sua naturale autorità in un dialogo rispettoso con i suoi consiglieri. Il suo acuto senso della realtà”, ha aggiunto, “è un vantaggio nel governo pastorale, che gestisce con discernimento e decisione, come un contadino lombardo”.