MUNUS SANCTIFANDI
La Liturgia
Il Cardinale William Goh ha sottolineato l’importanza di un incontro profondo con Gesù, che ritiene essenziale per trasmettere la fede e rivitalizzare la vita liturgica della Chiesa. Ha ribadito che la liturgia non dovrebbe essere soltanto una pratica rituale, ma un’esperienza profonda che conduca a un incontro personale con Cristo.
Inoltre, il Cardinale Goh ha evidenziato il ruolo fondamentale dell’evangelizzazione e della liturgia in questa missione. È convinto che l’evangelizzazione sia al cuore della missione della Chiesa, e che la liturgia vi svolga un ruolo cruciale proclamando la gioia del Vangelo e accogliendo le persone in una relazione più profonda con Dio.
Il suo approccio è in sintonia con la visione più ampia di Papa Francesco, che pone l’accento sulla misericordia, la compassione e la gioia del Vangelo negli sforzi evangelizzatori della Chiesa. Goh ha descritto Papa Francesco come un “faro di misericordia e compassione”.
Ripristinare la solennità e la partecipazione
In una lettera pastorale del 2023, il Cardinale Goh ha sottolineato l’importanza di ristabilire la solennità e lo spirito del Giorno del Signore attraverso la partecipazione attiva all’Eucaristia domenicale. Ha esortato le parrocchie a rendere la liturgia accessibile a tutti, compresi coloro che si trovano al di fuori dell’area principale di culto, tramite la trasmissione in diretta in aule o spazi aperti.
Sotto la guida del Cardinale Goh, l’arcidiocesi di Singapore ha aggiornato le proprie politiche liturgiche per allinearsi alle direttive del Consiglio dei Presbiteri, un organo consultivo che assiste l’arcivescovo nel governo dell’arcidiocesi. Tali politiche mirano a garantire che le pratiche liturgiche siano conformi agli insegnamenti della Chiesa e promuovano un senso di unità e riverenza durante il culto.
Il Cardinale Goh ha anche insistito sulla necessità che la Chiesa rimanga fedele al messaggio del Vangelo di fronte al secolarismo e al relativismo. Egli sostiene una liturgia che annunci la verità con carità e che non comprometta i contenuti fondamentali del Vangelo.
Questa prospettiva riflette il suo impegno a mantenere l’integrità e l’autenticità delle celebrazioni liturgiche come mezzo per rafforzare la fede della comunità cattolica e promuovere l’unità all’interno della Chiesa.
Goh crede che la verità, annunciata con carità, non debba essere compromessa né diluita, poiché è essenziale per liberare le persone. Essa deve essere comunicata senza durezza o asprezza, ma trasmessa con amore e compassione.
Vetus Ordo
Il Vetus Ordo viene celebrato da molti anni presso la Chiesa di San Giuseppe, che non essendo una chiesa parrocchiale è stata automaticamente esentata dalle disposizioni di Traditionis Custodes.
I precedenti arcivescovi di Singapore erano stati piuttosto ostili nei confronti della Messa antica.
Ricezione della santa Comunione
Goh ha sottolineato che la ricezione della Santa Comunione sulla lingua resta la norma nella Chiesa universale, mentre la Comunione sulla mano rappresenta un indulto (permesso speciale) concesso alla Conferenza Episcopale di Malesia-Singapore-Brunei per le proprie diocesi.
Impegno pastorale ed evangelico più ampio
Il Cardinale Goh è stato attivo anche nella promozione dell’armonia religiosa nella regione. Ha sostenuto il rafforzamento del dialogo tra le diverse comunità religiose e ha in programma la creazione di un istituto di ricerca per sviluppare metodologie di dialogo interreligioso.
Impegno con la società civile
Ha espresso una visione di Chiesa vivace, evangelizzatrice e missionaria, sottolineando la necessità di collaborazione tra laici e clero. Tale visione comprende anche l’impegno con gruppi della società civile e la promozione di iniziative ecologiche e umanitarie, come quelle portate avanti da Caritas Humanitarian Aid and Relief Initiatives of Singapore.
Nel complesso, l’approccio del Cardinale Goh alla liturgia e alla cura pastorale riflette un equilibrio tra la ferma adesione agli insegnamenti tradizionali della Chiesa cattolica e l’attenzione ai bisogni pastorali contemporanei, affrontati con compassione e chiarezza.
MUNUS REGENDI
Oltre a essere membro del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il Cardinale Goh non ha avuto esperienze curiali, ma vanta un’ampia esperienza come arcivescovo di una grande arcidiocesi che guida da undici anni.
Durante il suo episcopato, i numeri vocazionali sono stati incoraggianti per una popolazione cattolica relativamente piccola ma in crescita, pari a 170.000 fedeli. Nel 2024, il Cardinale ha ordinato un diacono e tre sacerdoti, mentre nel 2023 sono stati ordinati cinque sacerdoti e sei nuovi diaconi. Dal 2014 al 2022, il numero totale dei sacerdoti è aumentato da 145 a 158, sebbene il numero complessivo dei religiosi sia leggermente diminuito, passando da 302 a 293.
Parlando delle vocazioni nel 2022, Goh ha riconosciuto le difficoltà di attrarre vocazioni in un Paese così benestante, ma ha aggiunto:
“Ne abbiamo un buon numero, se consideriamo anche le vocazioni religiose, non solo il clero diocesano. Ma si nota — e questo è di nuovo un grande problema per la Chiesa asiatica nei Paesi che, si può dire, non sono così benestanti — che hanno tantissime vocazioni, troppe! Non sappiamo se siano vere vocazioni oppure un modo per sfuggire al ciclo della povertà. Quindi [serve] discernimento, perché i seminari sono spesso pieni. È difficile discernere. Ma dobbiamo impegnarci per riconoscere quali vocazioni siano davvero autentiche, anche mentre cerchiamo buone vocazioni!”
Il Cardinale Goh ha una vasta esperienza di governo all’interno della Chiesa cattolica, sia a Singapore sia oltre. Dal 2005 è direttore spirituale del Singapore Archdiocesan Charismatic Renewal Experience, incarico che ricopre tuttora.
Ha ricoperto anche vari altri ruoli di leadership ecclesiale, tra cui parroco della Chiesa di Sant’Anna, decano degli studi, procuratore e rettore del Seminario Maggiore di Singapore.
In qualità di arcivescovo, è stato responsabile del governo dell’arcidiocesi, della promozione dell’unità e dell’impegno con i giovani e la comunità più ampia.
Dialogo interreligioso
Come accennato, il Cardinale Goh è stato attivamente impegnato nella promozione del dialogo interreligioso e dell’armonia sociale a Singapore, riflettendo il suo impegno a favore dell’unità e della solidarietà tra le diverse fedi e comunità.
È stato membro del Presidential Council for Religious Harmony e del Presidential Council for Minority Rights, a testimonianza del suo coinvolgimento in ambiti di governo anche al di fuori della Chiesa.
Nel 2022, la sua arcidiocesi ha annunciato l’intenzione di istituire un istituto di ricerca dedicato a: studiare metodologie per promuovere l’amicizia con altri leader religiosi; condividere queste conoscenze con i vescovi della regione; esaminare casi studio dal punto di vista di Singapore in materia di dialogo interreligioso; promuovere la pace nella regione.
Goh ha anche manifestato il desiderio di collaborare con il governo “laddove condividiamo valori comuni”, pur precisando che “alla fine, la religione non si occupa di politica”.
Impegno con i giovani
Uno dei principali ambiti d’impegno di Goh è stato quello del rapporto con i giovani. Nel 2013 ha dichiarato di riconoscerne la vivacità, la creatività e l’energia, e di voler comprendere le loro aspirazioni per aiutarli a contribuire alla crescita della Chiesa.
Riforme strutturali
Il Cardinale Goh ha promesso di riesaminare la struttura della Chiesa per renderla più efficace ed efficiente. Il suo obiettivo, al momento della consacrazione episcopale, era quello di migliorare la comunicazione e la comprensione all’interno della Chiesa, promuovendo unità e pace.
MUNUS DOCENDI
In un messaggio pastorale del maggio 2016, il Cardinale Goh ha esortato i fedeli a “schierarsi per Gesù”, a gioire della Vita Nuova in Cristo e a “condividere la Buona Notizia di Gesù Risorto e della Vita Nuova che Egli offre a tutta l’umanità”. Ha sottolineato come il mondo avesse bisogno di unità in un “clima attuale di relativismo morale, individualismo e materialismo”.
“Siamo paralizzati da tanti punti di vista diversi che ci conducono al relativismo e alla confusione su cosa siano la verità e l’amore. La realtà è che non può esserci unità se non c’è amore. Ma non può esserci amore se non è fondato nella verità. Dunque, dove si trova la verità? Proprio qui: la risposta cristiana alla vera unità è lo Spirito Santo che ci conduce a Gesù, che è la pienezza della verità. Gesù è la Via, la Verità e la Vita (cf. Gv 14,6)”.
Ha invitato i cattolici a “riscoprire la loro identità come cattolici e discepoli del Signore Risorto”, motivo per cui, ha detto, era importante aderire al movimento “Proud to be Catholic” promosso dall’arcidiocesi, in comunione con il resto della Chiesa universale.
Incontro personale con Gesù
Per il Cardinale Goh, l’insegnamento della fede è fondamentale, ma deve seguire un incontro profondo con Cristo, in particolare per i giovani. In un’intervista del 2024 al National Catholic Register, ha spiegato che ciò di cui si ha bisogno non è una “fede di routine” trasmessa dai genitori, ma un “incontro profondo con Gesù”.1“Abbiamo bisogno di una relazione personale, e la Chiesa deve offrire l’opportunità, quindi non si tratta solo di predicare o insegnare; quello è importante, ma viene dopo. Anche nella Chiesa primitiva, che cosa si faceva? La Didaché veniva dopo essere stati evangelizzati. Quindi bisogna prima proclamare il kerygma; poi la Didaché; poi l’insegnamento. Ma noi stiamo mettendo il carro davanti ai buoi. Insegniamo, sperando che poi accolgano il kerygma. … Questo è anche il mio timore: che i giovani oggi non… perché se crescono in una famiglia cattolica tradizionale, e se i genitori sono deboli nella fede, dopo la cresima – come dice sempre Papa Francesco – è un addio alla fede. Perché non hanno fede; la chiamiamo una fede di routine. Non è fede autentica. Quindi quello che cerchiamo di fare ora, anche per i giovani, è offrire loro un incontro profondo con Gesù. E abbiamo l’Ufficio per i Giovani che lavora parallelamente a ciò che faccio per gli adulti. Diamo loro una buona esperienza di Gesù. Le loro vite cambiano”.
Aborto
Il Cardinale si è espresso più volte contro l’aborto legalizzato; la sua arcidiocesi ha promosso la cultura della vita e l’enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II.2“Nell’annunciare questo Vangelo non dobbiamo temere l’ostilità o l’impopolarità e dobbiamo rifiutare ogni compromesso o ambiguità che ci possa conformare alla mentalità del mondo”. (EV 82) Nell’annunciare con parole e opere il Vangelo della Vita, tutti i cattolici hanno un ruolo da svolgere nell’illuminare le coscienze, nel risolvere i problemi sociali e nel sostenere la vita. Evangelium Vitae ci chiama tutti a lavorare per la dignità umana di ogni essere umano come parte della nostra responsabilità umana. Dobbiamo trovare soluzioni che rispettino la vita come dono del Creatore, che ha soffiato nell’uomo il respiro divino, facendo così della persona umana l’immagine di Dio”.
L’arcidiocesi ha inoltre promosso una fedele adesione a Humanae Vitae e al divieto della Chiesa in materia di contraccezione.3Humanae Vitae ha rafforzato la convinzione che le relazioni coniugali costituiscano un’unione della coppia amante con un Dio amante, all’interno della quale può essere creato un nuovo essere umano. Questo amore è totale, e in quanto tale non può ammettere compromessi nel donare qualcosa di meno rispetto a sé stessi come creati da Dio, come invece avviene con la contraccezione”.
Il sito web ha spiegato in modo approfondito le motivazioni e il contesto storico di Humanae Vitae, incluso il fatto che i problemi iniziarono quando la Comunione Anglicana ammise la contraccezione nel 1930.4“Prima del 1930, tutte le Chiese cristiane condividevano l’opinione che l’uso della contraccezione fosse un male intrinseco. Fu alla Conferenza di Lambeth del 1930 che la Chiesa anglicana permise la contraccezione in circostanze limitate, aprendo così le porte a un uso diffuso della contraccezione. Quando poi, nel 1960, le prime pillole anticoncezionali arrivarono negli ambulatori medici, la celebre pillola rese ancora più confusi i confini. Si cominciò a mettere in discussione se la contraccezione orale dovesse ancora essere vietata dalla Chiesa, poiché, secondo alcune opinioni, non interferiva con l’atto fisico della procreazione. Allo stesso tempo, la presentazione altamente ideologica del problema malthusiano della sovrappopolazione destava crescenti preoccupazioni circa l’impatto della crescita demografica nei Paesi poveri sul futuro. I laici manifestavano confusione nel conciliare l’obbligo di seguire gli insegnamenti della Chiesa cattolica con il timore delle conseguenze umane devastanti di una crescita demografica incontrollata. In un’epoca di cambiamenti, era necessario affrontare preoccupazioni reali, e Papa Giovanni XXIII istituì nel 1963 una commissione per approfondire le questioni relative al controllo delle nascite e alla popolazione. Papa Paolo VI ampliò la commissione, che condusse infine alla pubblicazione di Humanae Vitae nel 1968”.
Divorziati “risposati”
Nel 2018, il Cardinale Goh ha menzionato di aver chiesto chiarimenti al Papa sul tema della Comunione per i divorziati contenuto in Amoris Laetitia, esprimendo preoccupazione per la confusione e le divisioni causate dal documento.
“Molti nella Chiesa hanno dubbi e incertezze. Questa confusione e divisione spaventa anche me, ma il Santo Padre mi ha detto: ‘Il capitolo VIII non può essere decontestualizzato. È solo la fine dell’esortazione. Il capitolo IV è più importante, perché lì vengono spiegati i principi.’ Per Papa Francesco, la questione non può essere ridotta a: ‘I divorziati possono ricevere la Comunione o no?’ Piuttosto, la domanda è: ‘Come possiamo raggiungerli, [e] assisterli dal punto di vista spirituale?’ Purtroppo, a volte ci sono approcci differenti tra accademici e coloro che sono impegnati nella pastorale di base. Papa Francesco appartiene a questo secondo gruppo”.
L’arcidiocesi di Singapore ha fornito informazioni sugli insegnamenti della Chiesa riguardo al divorzio, cercando di chiarire il malinteso secondo cui i divorziati sarebbero scomunicati. Si spiega che non sono esclusi dalla Comunione e possono riceverla, se si trovano in stato di grazia, senza però specificare chiaramente se ciò escluda coloro che si sono risposati senza una dichiarazione di nullità e non vivono in castità.
Tuttavia, nel fornire informazioni sulla nullità matrimoniale, l’arcidiocesi ha sottolineato che il divorzio (civile) non è peccato, ma che le nuove nozze dopo il divorzio lo sono.
In un altro articolo, pubblicato sul sito dell’arcidiocesi nel 2017, dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia, si ribadisce che, nel caso di un catecumeno divorziato e risposato, ciò può costituire un ostacolo al battesimo da risolvere previamente.
Il Cardinale Goh ha parlato criticamente del relativismo e del secolarismo, che considera la “sfida più grande dei nostri giorni”.5“Questa è la sfida più grande oggi di fronte al secolarismo e al relativismo. Senza Dio, senza valori assoluti, è difficile mettere tutti d’accordo. L’ideologia del relativismo rende impossibile l’accordo su ciò che è vero, perché nessuno ha ragione. Questo spiega perché oggi le relazioni sono molto fragili. Non sono costruite sulla verità o su un amore duraturo. Quando non possiamo accordarci sui principi fondamentali, non possiamo costruire una vera unità. Quando una società non condivide un insieme di valori centrali, allora diventa impossibile costruire una comunità, tanto meno una comunità duratura”.
Ha inoltre lamentato un declino nei matrimoni fedeli e basati sull’amore: “Oggi abbiamo relazioni molto superficiali, anche nel matrimonio. Molti dei nostri matrimoni non durano perché i fondamenti di un matrimonio solido – come l’amore totale, l’amore fedele, l’amore fecondo e sacrificato – non sono considerati valori non negoziabili”.
Ha descritto i fedeli come divisi in due schieramenti riguardo ad Amoris Laetitia: da un lato, coloro che desiderano “mantenere le norme assolute”; dall’altro, coloro che desiderano “mostrare la compassione di Dio”. Questo, ha aggiunto, ha anche implicazioni su come comprendiamo l’Eucaristia, e sembrava discostarsi dal frequente ritornello di Papa Francesco secondo cui l’Eucaristia non è “un premio per i perfetti ma un potente rimedio e nutrimento per i deboli”.
“È una ricompensa per il buon comportamento, o un antidoto per i deboli?” si è chiesto Goh. “Se diciamo la seconda, allora compromettiamo anche il simbolo dell’Eucaristia come segno di perfetta unità”.
Ha aggiunto: “Se la nostra vita non è fondata su Cristo, quando incontriamo le tempeste della vita, non saremo in grado di resistere agli assalti. Perderemo facilmente la fede”. Finché abbiamo fede, ha proseguito, “possiamo superare ogni cosa”. Ha parlato anche della necessità di “riconoscere la legge della gradualità”.
“Potremmo non accettare la gradualità della legge, ma dobbiamo renderci conto che molti non sono ancora arrivati a quel punto”, ha detto. “Questo richiede compassione”.
Omosessualità e transessualismo
Nel 2014, l’allora Arcivescovo Goh pubblicò una lettera pastorale indirizzata ai cattolici con orientamento omosessuale. La lettera fu scritta in risposta a una precedente comunicazione in cui spiegava la posizione ufficiale della Chiesa sulla famiglia e che aveva suscitato “dolore, rabbia e delusione”. Goh si scusò se quella lettera avesse “trasmesso insensibilità” e ribadì l’insegnamento della Chiesa. “Contro le tendenze del mondo, la Chiesa deve affermare la verità rivelata nella Scrittura. Questo vale anche per altri difficili insegnamenti morali della Chiesa, ad esempio l’unione sessuale prematrimoniale, il divorzio, la contraccezione, l’inseminazione artificiale, l’aborto, l’eutanasia, la maternità surrogata, la ricerca sulle cellule staminali embrionali, ecc”.
Nella già citata intervista al National Catholic Register, ha affermato:
“E credo sinceramente che tutte queste lotte ideologiche, che si tratti di ideologia di genere, omosessualità, aborto, eutanasia — nascono tutte perché si opera solo a livello razionale. A livello razionale si può girare e rigirare. Si può argomentare da ogni punto di vista. Per noi cattolici, se si incontra Gesù, se si riconosce che è il nostro Signore e Salvatore, allora si accetterà ciò che è insegnato nella Scrittura. Si vivrà secondo quanto Gesù ha vissuto e insegnato, anche se non si è d’accordo — perché abbiamo fede in Gesù”.
Come molti personaggi pubblici che sostengono la legge naturale, nel 2014 Goh si scontrò con coloro che promuovevano l’ideologia di genere. Si scusò per ogni eventuale “insensibilità” espressa nella sua prima dichiarazione sui temi LGBT, affermando:
“Mi scuso se la mia dichiarazione iniziale ha trasmesso insensibilità, poiché dai vostri commenti ho capito che vi è molta varietà di pensiero e stile di vita all’interno di questa comunità. Voglio che sappiate che non sono indifferente al vostro dolore e alla vostra frustrazione, poiché incontro molti cattolici con orientamento omosessuale per supporto spirituale, consulenza e guarigione”.
Tuttavia, anche nella sua dichiarazione di scuse, non venne meno al riaffermare l’insegnamento della Chiesa riguardo agli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, riconoscendo al contempo che molti con tendenze omosessuali si sforzano di vivere una vita casta. “So che molti di voi amano veramente Cristo e la sua Chiesa, e cercano di essere fedeli al Vangelo. Inoltre, molti di voi si sforzano di vivere in modo amorevole, fedele e casto”, disse.
Il Cardinale proseguì:
“In quanto vescovo della Chiesa locale, che fa parte della Chiesa cattolica universale, la mia responsabilità primaria è istruire i fedeli secondo gli insegnamenti della Chiesa universale. Non sono libero di modificare la verità rivelata nella Sacra Scrittura e insegnata dal Magistero della Chiesa, per quanto riguarda le relazioni sessuali tra persone di sesso opposto, dello stesso sesso o su altri temi come il divorzio, la contraccezione, l’aborto, ecc”.
Nella sua lettera pastorale, respinse anche l’idea che la scienza moderna possa modificare l’insegnamento della Chiesa sulle questioni sessuali, scrivendo:
“Il punto di vista morale cattolico è fondato sulla ragione umana illuminata dalla fede. La Chiesa è dunque nella posizione di apprendere dalle scoperte scientifiche ma anche di trascenderne gli orizzonti, nella certezza che la sua visione più globale rende maggiore giustizia alla ricca realtà della persona umana nelle sue dimensioni spirituali e fisiche. Pertanto, quando la scienza sembra contraddire la rivelazione divina come insegnata nella Bibbia, la nostra fede deve mantenersi salda nella Parola di Dio, anche quando non possiamo essere d’accordo”.
Goh mise inoltre in discussione l’idea che l’omosessualità sia innata, scrivendo:
“Al contrario, riscontriamo che l’educazione, la cultura o l’istruzione possono influire nello sviluppo dell’attrazione per lo stesso sesso. Inoltre, ferite interiori inflitte in utero o nell’infanzia, a causa di abusi sessuali o altri fattori, possono contribuire a ciò. In questo senso, la guarigione di tali ferite può placare tali tendenze, come dimostrano diversi individui che hanno perso l’attrazione per lo stesso sesso dopo aver vissuto una guarigione interiore dalle ferite infantili… Anche se non è ancora definito se la causa sia la natura o l’ambiente, è chiaro secondo la Scrittura (Rm 1,24-28) che una relazione sessuale tra persone dello stesso sesso non è accettabile, poiché contraria alle leggi naturali di Dio”.
Goh ha sostenuto il gruppo cattolico ortodosso Courage International, che incoraggia i cattolici con tendenze omosessuali a vivere castamente.
Nella medesima lettera pastorale del 2014, si è espresso contro l’adozione da parte di coppie omosessuali, affermando che un bambino senza la figura di un genitore di entrambi i sessi rischierebbe di non ricevere elementi fondamentali per il proprio sviluppo:
“Quando coppie con attrazione per lo stesso sesso insistono per sposarsi e adottare bambini per formare una famiglia simile a quella convenzionale, sorge la questione se il bambino riceverà una formazione olistica paragonabile a quella di un bambino cresciuto in una famiglia stabile da un padre e una madre. Il bambino è frutto dell’amore tra i genitori. Quando manca un amore olistico a causa della rottura dell’unità familiare, come nel caso di infedeltà, divorzio, ecc., c’è una tendenza del bambino a sviluppare una bassa autostima, rendendolo vulnerabile e incapace di amare autenticamente. Anche se si sostiene che il bambino possa comunque ricevere amore da entrambi i partner in una relazione stabile tra persone dello stesso sesso, l’assenza della figura genitoriale rappresentata da un membro dell’altro sesso può comunque mettere il bambino a rischio”.
Secondo il Cardinale, la società nel suo complesso subirebbe cambiamenti distruttivi se l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso venisse normalizzata. Scrisse:
“L’unione tra persone dello stesso sesso che evolve nell’adozione e nella formazione di figli in un ambiente in cui non è rappresentato un genitore dell’altro sesso è contraria alle leggi naturali di Dio e sarebbe, in ultima analisi, distruttiva per la società e dannosa per il mondo e per le generazioni future. Questo è ciò a cui mi riferivo nella mia dichiarazione iniziale quando ho usato i termini ‘dannoso’ e ‘distruttivo’. Non si riferivano all’individuo, ma alle conseguenze di tale unione sulla società e sul futuro”.
Leggi contro la sodomia
Nel 2018, il Cardinale è intervenuto nel dibattito sull’abrogazione della legge contro la sodomia a Singapore (Sezione 377A), in vigore sin dal periodo coloniale britannico. Si oppose fermamente alla sua abrogazione, avvertendo che “accettare gli atti omosessuali come norma sociale comporterebbe conseguenze terribili e irreversibili per la stabilità delle nostre famiglie, il benessere dei nostri figli e per il bene comune”. Tuttavia, dichiarò che non si sarebbe opposto all’abrogazione della legge se essa fosse stata “mirata unicamente a eliminare ogni potenziale sanzione penale contro gli omosessuali”.
Nel 2022, tuttavia, la posizione del Cardinale Goh cambiò in modo significativo. Annunciò che la Chiesa cattolica avrebbe adottato una posizione neutrale sull’abrogazione della Sezione 377A, affermando che la Chiesa sarebbe rimasta neutrale “a condizione che i nostri diritti siano tutelati”. Sostenne che qualsiasi abrogazione dovesse essere accompagnata da un divieto costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso, così da proteggere le Chiese che difendono la legge naturale.
Il passaggio da una forte opposizione a una posizione di neutralità riflette il desiderio di Goh di adottare un approccio più sfumato alla questione, riconoscendo la distinzione tra convinzioni religiose e legge civile, pur esprimendo preoccupazione per la tutela della libertà religiosa.
Il Cardinale Goh ha anche partecipato a un incontro nell’aprile 2024 a Praga insieme a vari cardinali conservatori, tra cui Willem Eijk dei Paesi Bassi (Arcivescovo di Utrecht), Angelo Bagnasco dall’Italia (Arcivescovo di Genova) e Dominik Duka dalla Repubblica Ceca (Arcivescovo emerito di Praga), per discutere dei pericoli dell’ideologia di genere.
Fiducia Supplicans
Dopo la pubblicazione di Fiducia Supplicans, il Cardinale dichiarò prontamente che la Chiesa non approvava ora la benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso, ma che il documento offriva indicazioni per distinguere tra le benedizioni ufficiali della Chiesa e una benedizione pastorale per occasioni al di fuori del contesto liturgico e sacramentale.
Una dichiarazione diffusa dal suo ufficio comunicazioni poco dopo la pubblicazione del documento recitava in parte:
“L’Eminenza sottolinea che la Chiesa ‘desidera che tutti, senza eccezione, ricevano la benedizione di Dio per la buona salute, relazioni affettuose, sicurezza economica, e soprattutto per la crescita spirituale nella comprensione, nel discernimento e nell’accoglienza della volontà di Dio nella propria vita, così come è insegnata dalla Scrittura e dalla Chiesa. Speriamo che, attraverso l’incontro con l’amore e la misericordia di Dio, siano trasformati dalla Sua grazia e diventino la persona che Dio ha voluto che fossero.’”
“Invece, questa Dichiarazione è il modo in cui la Chiesa manifesta misericordia, amore e compassione verso coloro che attraversano situazioni difficili e cercano di riconciliarsi con le esigenze del Vangelo. È una preghiera per queste persone – affinché giungano a comprendere che la verità è amore, senza la quale l’amore è compromesso, e che vi sarà pace nelle loro vite solo quando amore e verità si incontrano”.
Misericordia pastorale
Durante il pontificato di Papa Francesco, Goh ha mostrato un certo ammorbidimento delle proprie posizioni sull’omosessualità e ha fatto propria l’attitudine più aperta del Papa verso le persone con attrazione per lo stesso sesso, nonché verso i divorziati risposati civilmente. Ha espresso le sue vedute in un’intervista del 2022 a Vatican News, pur senza sostenere iniziative specifiche. “Ciò che più mi piace dell’insegnamento del Santo Padre è l’inclusività, l’idea che in qualche modo ogni persona è importante, e anche l’enfasi forte sulla compassione. Penso che ciò di cui la Chiesa ha davvero bisogno oggi sia la compassione”, ha detto. “Dobbiamo camminare con loro, come dice il Santo Padre, invece di essere giudicanti, perché credo che tutti noi stiamo lottando per essere fedeli al Vangelo. Neppure noi siamo perfetti. Il Vangelo è ovviamente l’ideale. Non possiamo compromettere i valori del Vangelo, ma allo stesso tempo dobbiamo essere realistici. Dobbiamo essere compassionevoli, sentire con coloro che faticano a vivere la propria fede”.
Goh ha aggiunto: “Mi piace l’accento posto dal Santo Padre sulla compassione e sull’inclusività. Tutti devono in qualche modo essere abbracciati dalla Chiesa, siano essi divorziati, persone LGBTQ, coloro che sono ai margini, i poveri. E penso che sia proprio questo il senso della Chiesa”.
Rapporti tra Chiesa e Stato
Goh si è espresso positivamente riguardo ai rapporti tra religioni e Stato a Singapore, compreso il fatto che in quel Paese è illegale insultare una religione.
Quando la cantante statunitense Madonna doveva esibirsi a Singapore, Goh mise in guardia i cattolici dal partecipare all’evento e sostenne le autorità che limitavano l’accesso agli over diciotto, affermando che “la nostra attitudine verso l’espressione artistica non può essere troppo permissiva, per non sacrificare il rispetto verso le religioni altrui”.
Cina
Durante la Messa di ringraziamento per la sua elevazione al cardinalato, Goh promise di promuovere il modello di Singapore e l’armonia interreligiosa in tutta l’Asia.
Ha inoltre redatto un opuscolo commemorativo, That They May Live, in cui ha illustrato la sua visione pastorale e il suo progetto per la Chiesa di Singapore. La pubblicazione si concentra su quattro aree chiave:
- Fede in Asia: promuovere il cristianesimo in Asia e il suo ruolo nel mondo.
- Aiuto ai più poveri e bisognosi: affrontare la povertà e le disuguaglianze, con attenzione a chi è più nel bisogno.
- Azione per il clima: promuovere la responsabilità ambientale e la cura del creato.
- Un nuovo approccio al dialogo interreligioso per la fraternità umana: favorire comprensione e cooperazione tra le religioni per il bene dell’umanità.
Il libro riflette l’impegno del Cardinale Goh al servizio della Chiesa e della società, ispirato dalla visione di Papa Francesco.
Inoltre, nel 2014 ha fatto riferimento alla preghiera di Papa Benedetto XVI del 2007 per la Chiesa in Cina, esortando i cattolici di Singapore a “tendere la mano in particolare ai migranti cinesi, mostrando loro il nostro amore e la nostra sincera attenzione”, e a “sostenere e partecipare a progetti caritativi nelle zone più povere della Cina, portando il Vangelo di Cristo a coloro che ancora non lo conoscono”.
Sinodalità
In un’intervista rilasciata al National Catholic Register sul Sinodo sulla sinodalità, il Cardinale Goh ha affermato di aver apprezzato “il ritiro e la condivisione in piccoli gruppi”, poiché era possibile “camminare insieme, ascoltarsi reciprocamente, senza giudicare, e accompagnarsi a vicenda, soprattutto quando si è tra vescovi”.
“È molto più facile perché comprendiamo le nostre difficoltà, le nostre sfide, le nostre aspirazioni. Questo è l’aspetto positivo del sinodo”, ha detto.
Ha però osservato anche che, a volte, era difficile parlare liberamente durante l’assemblea generale a Roma, e ha criticato quella che ha definito una “pressione sottile” a non sollevare questioni che non sarebbero state ben accolte da alcuni partecipanti. Ha dichiarato:
“Quando si è in assemblea plenaria e tutti prendono la parola, diventa un po’ più delicato, perché non si riesce a essere tanto aperti o diretti quanto si vorrebbe… per timore di offendere persone che hanno opinioni diverse”, ha detto. “Ci vuole molto coraggio per dire ciò che si sente di dover dire e per farlo apertamente. Ma penso che ci sia anche una pressione sottile, per cui ciò che diciamo, se non è ben accolto da alcuni ambienti, potrebbe non essere ben recepito. Quindi penso che ci sia effettivamente questa pressione sottile”.
Il Cardinale Goh ha inoltre condiviso il parere di altri vescovi secondo cui dovrebbe esserci “un altro livello in cui vi sia davvero un Sinodo dei Vescovi, dopo aver ascoltato i laici, dopo aver camminato con loro; dovrebbe esserci quel livello in cui i vescovi si ritrovano insieme”.
- 1“Abbiamo bisogno di una relazione personale, e la Chiesa deve offrire l’opportunità, quindi non si tratta solo di predicare o insegnare; quello è importante, ma viene dopo. Anche nella Chiesa primitiva, che cosa si faceva? La Didaché veniva dopo essere stati evangelizzati. Quindi bisogna prima proclamare il kerygma; poi la Didaché; poi l’insegnamento. Ma noi stiamo mettendo il carro davanti ai buoi. Insegniamo, sperando che poi accolgano il kerygma. … Questo è anche il mio timore: che i giovani oggi non… perché se crescono in una famiglia cattolica tradizionale, e se i genitori sono deboli nella fede, dopo la cresima – come dice sempre Papa Francesco – è un addio alla fede. Perché non hanno fede; la chiamiamo una fede di routine. Non è fede autentica. Quindi quello che cerchiamo di fare ora, anche per i giovani, è offrire loro un incontro profondo con Gesù. E abbiamo l’Ufficio per i Giovani che lavora parallelamente a ciò che faccio per gli adulti. Diamo loro una buona esperienza di Gesù. Le loro vite cambiano”.
- 2“Nell’annunciare questo Vangelo non dobbiamo temere l’ostilità o l’impopolarità e dobbiamo rifiutare ogni compromesso o ambiguità che ci possa conformare alla mentalità del mondo”. (EV 82) Nell’annunciare con parole e opere il Vangelo della Vita, tutti i cattolici hanno un ruolo da svolgere nell’illuminare le coscienze, nel risolvere i problemi sociali e nel sostenere la vita. Evangelium Vitae ci chiama tutti a lavorare per la dignità umana di ogni essere umano come parte della nostra responsabilità umana. Dobbiamo trovare soluzioni che rispettino la vita come dono del Creatore, che ha soffiato nell’uomo il respiro divino, facendo così della persona umana l’immagine di Dio”.
- 3Humanae Vitae ha rafforzato la convinzione che le relazioni coniugali costituiscano un’unione della coppia amante con un Dio amante, all’interno della quale può essere creato un nuovo essere umano. Questo amore è totale, e in quanto tale non può ammettere compromessi nel donare qualcosa di meno rispetto a sé stessi come creati da Dio, come invece avviene con la contraccezione”.
- 4“Prima del 1930, tutte le Chiese cristiane condividevano l’opinione che l’uso della contraccezione fosse un male intrinseco. Fu alla Conferenza di Lambeth del 1930 che la Chiesa anglicana permise la contraccezione in circostanze limitate, aprendo così le porte a un uso diffuso della contraccezione. Quando poi, nel 1960, le prime pillole anticoncezionali arrivarono negli ambulatori medici, la celebre pillola rese ancora più confusi i confini. Si cominciò a mettere in discussione se la contraccezione orale dovesse ancora essere vietata dalla Chiesa, poiché, secondo alcune opinioni, non interferiva con l’atto fisico della procreazione. Allo stesso tempo, la presentazione altamente ideologica del problema malthusiano della sovrappopolazione destava crescenti preoccupazioni circa l’impatto della crescita demografica nei Paesi poveri sul futuro. I laici manifestavano confusione nel conciliare l’obbligo di seguire gli insegnamenti della Chiesa cattolica con il timore delle conseguenze umane devastanti di una crescita demografica incontrollata. In un’epoca di cambiamenti, era necessario affrontare preoccupazioni reali, e Papa Giovanni XXIII istituì nel 1963 una commissione per approfondire le questioni relative al controllo delle nascite e alla popolazione. Papa Paolo VI ampliò la commissione, che condusse infine alla pubblicazione di Humanae Vitae nel 1968”.
- 5“Questa è la sfida più grande oggi di fronte al secolarismo e al relativismo. Senza Dio, senza valori assoluti, è difficile mettere tutti d’accordo. L’ideologia del relativismo rende impossibile l’accordo su ciò che è vero, perché nessuno ha ragione. Questo spiega perché oggi le relazioni sono molto fragili. Non sono costruite sulla verità o su un amore duraturo. Quando non possiamo accordarci sui principi fondamentali, non possiamo costruire una vera unità. Quando una società non condivide un insieme di valori centrali, allora diventa impossibile costruire una comunità, tanto meno una comunità duratura”.